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Jimi Hendrix, il musicista che cadde sulla terra

Un personaggio capace di definire un'epoca.
di Tirza Bonifazi

In foto André Benjamin, che in Jimi - All Is By My Side di John Ridley interpreta Jimi Hendrix.
André Benjamin . Interpreta Jimi Hendrix nel film di John Ridley Jimi - All Is By My Side.

martedì 16 settembre 2014 - Approfondimenti

Ci sono personaggi che sono stati capaci di definire un'epoca nonostante il loro passaggio sulla terra sia durato un attimo. Personaggi che, se fosse stata data loro la possibilità di vivere una vita lunga un secolo, avrebbero sviluppato un potenziale immenso. Che sono stati in grado di segnare durante la loro breve esistenza intere generazioni e che hanno permesso ai posteri di comprendere meglio il loro tempo. Questa è la storia di Jimi Hendrix, al secolo Johnny Allen Hendrix, che nacque nell'autunno del 1942 ma divenne leggenda una domenica di giugno del 1967, nell'estate dell'amore che si celebrò in California nella cornice del Monterey International Pop Music Festival. Fu in quell'occasione che Buster - come Jimi amava farsi chiamare per via del suo mito, il nuotatore e attore Buster Crabbe - diede fuoco alla sua Fender Stratocaster per chiudere un'esibizione selvaggia come la Wild Thing che intonò a fine spettacolo.

Qualche mese prima, in Inghilterra, Jimi Hendrix aveva pubblicato il suo primo singolo, una versione oscura e lenta della canzone popolare americana Hey Joe, e poco dopo, sempre in Inghilterra, aveva dato alle stampe Purple Haze. Quest'ultima venne scelta per aprire la versione a stelle e strisce dell'album Are You Experienced che uscì in America nell'agosto del 1967, due mesi dopo che Hendrix aveva incendiato con la sua furia e il suo genio il palco del festival di Monterey. Il disco finì al quinto posto della classifica Billboard 200 dove sarebbe rimasto per ben centosei settimane, di cui ventisette nella Top 40. Ma era solo l'inizio. Il suo virtuosismo alla chitarra portò lo strumento e la musica stessa a livelli impensabili fino a quel momento. L'idea generale era che quel musicista allampanato e nerboruto fosse dotato di una sorta di aura magica capace di trasformare le note musicali in una lingua sconosciuta dagli esseri umani. Artista temerario e passionale, all'indomani dell'omicidio di Martin Luther King (avvenuto a Memphis il 4 aprile 1968), Hendrix salì sul palco del New Generation Club, un piccolo locale di New York, e si esibì insieme a Joni Mitchell, Buddy Guy, Al Kooper e B.B. King in una jam session in omaggio al Reverendo.

Durante il suo breve passaggio sulla terra Hendrix non smise mai di sperimentare e concentrò la sua vita alla ricerca di nuovi suoni che tradusse in una fusione di stili ed esperienze. Fu anche un ribelle, un contestatario, che con una personalissima The Star - Spangled Banner presentata al festival di Woodstock divenne simbolo dell'epoca di rabbia e della controcultura che si stava vivendo in America. Era l'agosto del 1969 e Hendrix scrisse un'altra pagina della storia quando durante la tre giorni di pace, amore e musica eseguì una versione distorta e omicida dell'inno americano. "L'ironia fu micidiale" avrebbe scritto vent'anni dopo il giornalista musicale inglese Charles Shaar Murray nella biografia Jimi Hendrix. Una chitarra per il secolo. "Un uomo nero con una chitarra bianca, un massiccio pubblico quasi esclusivamente bianco che sguazzava in un pantano da lui stesso creato; le note chiare, pure, come di tromba della melodia familiare che si dimenavano per penetrare le nuvole di gas lacrimogeno, l'esplosione di bombe, le urla dei moribondi, il crepitio delle fiamme, le spesse cortine di fumo emanante un olezzo di carne umana, le sospese vibrazioni degli elicotteri...". Hendrix aveva riprodotto con la sua chitarra il suono della guerra del Vietnam.

Come ogni leggenda che si rispetti, anche Jimi Hendrix lasciò questo mondo circondato dal mistero. Ufficialmente la mattina del 18 settembre 1970 il musicista ingerì un cocktail letale di alcol e barbiturici prima di andare dormire e morì soffocato dal suo stesso vomito. Ma a oggi la vera causa della morte, che lo fece entrare nel celebre e oscuro club dei 27, rimane poco chiara. Quel che è certo è che i suoi resti riposano nel Memorial Park di Renton, a Seattle, sua città natale, sotto una lapide che oltre al nome del musicista porta la sagoma di quella che fu la sua chitarra-simbolo, la Fender Stratocaster che bruciò il giorno in cui divenne immortale.


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