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James Bond: eroe perenne

ONDA&FUORIONDA di Pino Farinotti.
di Pino Farinotti

In foto Sean Connery.
Sean Connery (Thomas Sean Connery) Altri nomi: (Sir Sean Connery ) 25 agosto 1930, Edinburgo (Gran Bretagna) - 31 Ottobre 2020, Nassau (Bahamas). Interpreta James Bond nel film di Guy Hamilton Agente 007, missione Goldfinger.

domenica 31 agosto 2014 - Focus

Il "Corriere della Sera" edita l'intera serie dei film di James Bond. Non c'è dubbio che avrà successo. Con lui vai sul sicuro, è un perenne eroe inglese, come Robin Hood e Sherlock Holmes. I 23 film della serie in realtà sono 24. Si tende a ignorare Mai dire mai, un "Connery" tardivo, quando Sean aveva 53 anni, il parrucchino era troppo palese, e anche il peso. Quel film viene soprattutto ricordato per il tango che l'agente balla con Kim Basinger, alla Rudy Valentino.
L'offerta partirà con Skyfall, l'ultima produzione, con Daniel Craig. Non è un'anomalia cronologica, il marketing insegna che è così che si fa: si spara subito la bordata più potente. Skyfall è il titolo-record di incassi della serie: oltre un miliardo e cento milioni di dollari. Per avere un termine di riferimento il primo "Bond" Licenza di uccidere incassò, rapportati a oggi, 407 milioni. È di questi giorni la ricorrenza della morte (1964) di Ian Fleming, lo scrittore inventore di 007. Ho letto tutti i romanzi di Fleming, peraltro nell'età vulnerabile, per dirla alla Fitzgerald, quando accedi alla grande letteratura, se ne hai voglia certo: gli americani, i britannici, i russi e gli altri. Poi naturalmente, per mestiere e per passione, ho visto tutti i film. Dico subito che il mio modello prediletto "affettivo", è Sean Connery. E mi dà fastidio che nel contemporaneo sia stato sorpassato da Daniel Craig. Per marketing, popolarità eccetera. Naturalmente la ragione c'è, riguarda il tempo, la comunicazione e la cultura di adesso. E qui mi concedo una licenza: conosco talmente bene Fleming che mi accredito la facoltà di esprimere il suo pensiero. È scontato che lo scrittore amasse, molto, magari troppo, Connery, che aveva conosciuto e contribuito a scegliere. E poi vale la storia di Fleming. Era certo uno snob - e accettava questa definizione - del resto non era colpa sua. Lo status gli derivava da suo nonno Robert, banchiere scozzese, da suo padre Valentine, deputato conservatore e militare della gloriosa riserva inglese e da sua madre Anna Geraldine Rothermere, contessa. Altri "impietosi" elementi di classismo britannico furono Eton, il college che formava, e forma, la classe dirigente inglese, e poi l'accademia militare e tutto il resto, compreso un passaggio nei servizi segreti. Il suo carattere lo esplicitava lo stesso Jan: "ho sempre fumato e bevuto e amato troppo. In effetti ho vissuto non troppo a lungo, ma troppo. Un giorno il granchio di ferro mi agguanterà e allora sarò morto per il troppo vivere". E infatti morì a 56 anni, di eccessi.
Scontata dunque la predilezione per Sean, poi ci sono... gli altri. Non so quanti Fleming ne avrei approvati. Vediamo: il secondo, quel Lazenby era... australiano, non è necessario aggiungere altro. Roger Moore elegante, pettinato, perfetto, e biondo. È stato un buon compromesso, solo buono. Timothy Dalton sarebbe stato gradito, vicino, per aspetto e stile, al Bond dei libri, forse era persino troppo raffinato, veniva dal teatro, aveva fatto Shakespeare. Soprattutto gli incassi non erano all'altezza delle aspettative. Pierce Brosnan fa parte del cinema recente, pensato per chi compra i biglietti, che sono per lo più i giovani: azione, effetti speciali eccetera. E poi Brosnan è un irlandese naturalizzato americano. Per un puro londinese come Fleming è un dettaglio "culturale"... non da poco. Infine Craig. Su di lui lo scrittore avrebbe nutrito molte perplessità. Il suo Bond è uno che beve birra e che non sa portare lo smoking; che passa tante ore in palestra; che si approfitta della regina per il proprio marketing. E che... assomiglia a Putin, dopo che Bond e lo stesso Fleming nella sua stagione all'Intelligence, durante la guerra fredda, avevano combattuto i russi. Un dettaglio ben oltre le perplessità e che proprio non avrebbe gradito è quell'ammiccamento all'omosessualità. In Skyfall Javier Bardem copre il ruolo dell'indispensabile antagonista dell'agente. È davvero bravo, efficace, all'altezza dei grandi cattivi come dr. No e Goldfinger. Ed è gay. Accarezza 007 sui pettorali e gli dice: con me potresti fare una nuova esperienza. Craig gli risponde "chi ti dice che sia nuova?". Ribadisco, Fleming non avrebbe gradito. Ma adesso ci può stare. In un momento di comunicazione, aperta a tutto, trasgressiva eccetera, gli autori apocrifi di 007 possono pensare di concedersi una fantasia del genere. Diciamo che anche questo è marketing. Credo che Fleming si sarebbe espresso più o meno così: "Con quel Craig, così curato, palestrato, depilato... può anche essere lontanamente possibile. Col mio Sean, non avrebbero osato".

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