Techetecheté: una volta c'erano gli eroi.
di Pino Farinotti
Techetecheté il programma quotidiano di Rai uno è il più gradito dell'estate. Una media di 4 milioni di telespettatori e del 20% di share. Ci sta. Per molte ragioni, la prima la sintetizzo con un concetto semplice: ha ri-scovato l'eroe, o il "titolo-eroe".
Cosa sono Modugno, Chiari, Gassman, le Kessler, Coppi e Bartali, Magnani, Battisti, e poi Eduardo, Totò e Mina, e altri di quella famiglia di "quegli" anni, se non eroi? "Eroe" è concetto d'acciaio, non fa prigionieri, divide all'istante le categorie. Se lo accosti a qualcuno, anche bravo, anche popolare-magari-troppo, ti rendi subito conto dell'anomalia, dello stridore. Prendiamo un paio di nomi "contemporanei", Littizzetto o Panariello, bravi, oppure Crozza, molto bravo. Ma... non sono eroi. L'obiezione, il rilievo più semplice può essere questo: non è più tempo di eroi. Troppa confusione, troppa proposta, troppe difficoltà di tutto, del sociale, della comunicazione, della nostra vita, dunque impossibile fare l'eroe. Un eroe diventa tale perché viene univocamente accettato. Perché dispensa una sua verità personale che "è" la verità. Adesso per una verità ce n'è sempre una contraria. Mi accorgo di cercare un alibi alla mediocrità, dunque ristabilisco la differenza, al di là delle epoche e della troppe verità: un Totò era meglio di un Panariello. E di tutti "questi qui". Non c'è dubbio. E qui la nota bella: un eroe, in questi mesi c'è stato, e come. Vincenzo Nibali, maglia gialla. L'italiano ha vinto un Tour partito da Londra, ha portato la maglia gialla per tutta la Francia e ha battuto i campioni di decine di Paesi. Eroe sportivo, politico, mediatico. Davanti alle videocamere ha mantenuto aplomb eccezionale. Misurato e sorridente, e con una visibile voglia di... scappar via il più presto possibile. Sua moglie, anche lei assediata dalle televisioni è apparsa giovane signora meravigliosamente normale, col bambino in braccio, gentile mentre si sottraeva. I giornali hanno subito contrapposto Nibali, vincitore, leader di sostanza, al calciatore bresciano mediaticamente gonfiato e in assenza di sostanza. Paragonando anche le compagne. Roba persino troppo facile. Per analogia richiamo un calciatore che la sostanza l'aveva e come. Ne ho scritto recentemente: Peppino Meazza che ebbe l'ordine, dall'alto, dall'altissimo, di vincere il mondiale nel '38 e lo vinse. Anche il bresciano ha avuto questo ordine dall'alto/altissimo, e... sappiamo com'è finita.
Sostanza
E sì, come dice il titolo, "Una volta c'erano gli eroi". Lo dice la sostanza. Ma c'è dell'altro, l'estate è favorevole alle revisioni, le major televisive sono costrette al "già visto" e alla library. Scelte obbligate, ma fortunate. E' passata, per esempio, la trilogia "Pane e amore", il "dittico" "Soliti ignoti". Eroi, bellezza e sostanza. Pochi giorni fa "Correva l'anno" ha raccontato il triennio '46/'48, ha raccontato De Gasperi. L'uomo che assunse l'Italia sconfitta, che aveva sbagliato alleato e poi lo aveva tradito. De Gasperi rappresentava un Paese sgradito e antipatico a tutti, seppe cambiare il sentimento generale, parlando a Parigi e a New York. Ottenne gli aiuti del piano Marshall e nel '48 salvò il Paese dal patto di Varsavia. Eroe e sostanza. Tornando alle "teche"; qualche stralcio di getto, a campione. Modugno che canta "Volare". Altre canzoni eroiche: Mina del Cielo in una stanza, Paoli di Sapore di sale, La Cinquetti di Non ho l'età, Bobby Solo di Se piangi se ridi, Celentano di Azzurro. E' bellezza, sostanza e memoria, è Storia. E poi Bartali, eroe due, tre volte. Portava messaggi nel telaio della bicicletta, per la Resistenza. Gli ebrei, gente che non si fa incantare, lo hanno nominato "Giusto fra le nazioni." E probabilmente non è solo leggenda la storia di una sua vittoria al Tour del '48, che depotenziò la rabbia rivoluzionaria dei "togliattiani" per l'attentato al loro leader. Bartali, al Musichiere ha cantato, correttamente, Firenze sogna. E poi il suo antagonista, Fausto Coppi, che ha cantato, sempre con Mario Riva, "Volare" con le immagini delle sue vittorie che passavano. Il ciclismo si era fermato negli anni di guerra. La prima corsa della ripresa fu la Milano-Sanremo del '46. Partecipavano atleti di tutta Europa. Fausto li staccò uno a uno, l'ultimo sul Turchino, il francese Tessaire. Pedalando solo verso Sanremo gli italiani, non più perdenti, erano diventati Coppi: lavorava per loro sul quel terreno mentre De Gasperi lavorava su un altro terreno. A chiudere: quando durante il Techetecheté lo schermo passava dal b/n ai colori, qualità e sortilegio scolorivano.