La Giuria del 67° Concorso Internazionale del Festival del film Locarno è stata costituita con grande attenzione alle differenze culturali e professionali. Il presidente è Gianfranco Rosi (vincitore con Sacro Gra del Leone d'oro a Venezia 2013) affiancato da due attrici, di generazioni ed esperienze, Alice Braga e Connie Nielsen e da due registi, Diao Ynan (vincitore dell'Orso d'oro alla Berlinale 2014 con Black Coal Thin Ice e Thomas Arslan. Le diversità non hanno impedito di giungere a un verdetto unanime almeno sul Pardo d'oro che, proiettato nel primo giorno di Concorso, non è mai stato scalzato dalla possibilità di conseguire la prima e più ambita posizione. Mula sa kung ano ang noon di Lav Diaz non solo ha vinto il record di durata di proiezione (338 minuti) ma anche quello di tenuta stilistica grazie a una rivisitazione del periodo in cui Marcos si apprestava ad instaurare la legge marziale riletto da una prospettiva distante dalla capitale (la campagna filippina) grazie a una messa in scena in cui la fotografia è affidata ad un rigore assoluto. Il premio speciale è andato a Listen Up Philip di Alex Ross Perry che affronta il tema (un po' abusato al cinema) dello scrittore che si sente incompreso con echi che vanno da Woody Allen ai Coen ma sostenuto da due interessanti interpretazioni di Jason Schwartzman e Jonathan Pryce. A proposito di interpretazioni, il riconoscimento ad Ariane Labed per Fidelio, l'odyssèe d'Alice finisce con il sottovalutare la prestazione di Angeliki Papoulia nel greco A Blast mentre il premio al miglior attore va, doverosamente, ad Artem Bystrov per la sua interpretazione in Durak, film che ha ricevuto il Primo Premio della Giuria dei Giovani che hanno così intercettato il parere di gran parte del pubblico qualificato che ha assistito alle proiezioni del Concorso Internazionale. Il Premio per la miglior regia è andato a Cavalo Dinheiro un film che conferma la lucidità narrativa di Pedro Costa che fa il paio con il suo impegno civile, accentuato in questa occasione da una fotografia di altissimo livello.
Nel complesso si è trattato di un'edizione che ha consentito al direttore Carlo Chatrian di mettere ancor più a fuoco la propria linea di selezione e a cui l'incresciosa e lunare polemica sulla presenza di Roman Polanski (con la conseguente defezione del regista) ha apportato un vulnus che non ha affatto inficiato la tenuta complessiva di una manifestazione che tiene alla propria identità. Il regista russo Andrei Koncalovsky ha vinto il Leone d'Argento per la miglior regia con il film The Postman's White Nights