Advertisement
La politica degli autori: Christophe Gans

Un 'giovane turco' a cui non mancano la grandeur ed un coraggio da leone.
di Mauro Gervasini


mercoledì 26 febbraio 2014 - Approfondimenti

Fine anni 90. In una saletta del Marché di Cannes per vedere l'imprescindibile Gamera 3 - Iris kakusei con Ayako Fujitani (la figlia di Steven Seagal). Dal fondo, un rumoreggiare entusiasta e scomposto. Quentin Tarantino e Christophe Gans si godono il film, "sfidandosi" in un duello cinefilo tra citazioni dei classici Daiei (sono dodici i titoli dedicati al tartarugone gigante). Dopo Crying Freeman (1995), esordio nel lungometraggio di Gans, classe 1960, allievo illustre della Fémis, la celebre scuola di cinema & musica francese, si pensava in effetti a lui come a un Tarantino europeo. Non è andata esattamente così, ma andiamo con ordine. Christophe Gans "giovane turco" come vent'anni prima Truffaut e Godard, ma cambiando i punti di riferimento. John Woo al posto di Howard Hawks, Mario Bava al posto di Hitchcock. E "Starfix" invece dei "Cahiers". Una rivista fondata nel 1983 insieme a Doug Headline (figlio del grande scrittore Manchette) e Nicolas Boukhrief, oggi interessante autore di polar (vedere Cortex, 2008, per credere). Gans ne è direttore per i primi anni, poi dirige un episodio del film collettivo Necronomicon (1994), ispirato a Lovecraft, e su quel set conosce il suo mentore, Samuel Hadida.

È tanto simpatico Hadida, produttore marocchino che acquistò la prima sceneggiatura di Quentin Tarantino (Una vita al massimo), produsse l'ottimo Killing Zoe di Roger Avary (1994) e appunto Crying Freeman (1995). Ispirato a un manga, racconta di un sicario giapponese al soldo della mafia cinese. Ogni volta che uccide qualcuno, piange. Poi si innamora di una vittima designata e decide di sterminare i committenti, protetti dal poliziotto corrotto Tchéky Karyo. Gans azzecca il protagonista, Mark Dacascos, buon artista marziale, e confeziona un film divertente, con stunt all'altezza, piuttosto fedele alla prima parte del manga. Il successo internazionale è confortante, la carriera del Nostro decolla. Solo che il progetto della sua vita è ambiziosissimo anche per un cinema in salute come quello francese. Gans vuole infatti realizzare un kolossal in costume ispirato alla leggenda della bestia del Gévaudan, una misteriosa creatura che sotto il regno di Luigi XV uccise un centinaio di persone. Ci mette quasi cinque anni, alla fine riesce a girare Il patto dei lupi (1998), con Samuel Le Bihan, ancora Dacascos, Vincent Cassel e Monica Bellucci.

La critica parruccona storce il naso. Il film non è privo di difetti (troppi ralenti e un po' di confusione) ma resta un giocattolone stilizzato non privo di fascino (notevolissimo il primo combattimento sotto la pioggia, ma tutte le coreografie marziali di Philip Kwok e Dacascos sono ottime). Soprattutto è un progetto sontuoso che dimostra la grandeur e il coraggio da leone (o da lupo) di Gans. Il quale non brilla per rapidità d'esecuzione: nonostante il buon successo del Patto dei lupi ci vogliono altri quattro anni per vedere il suo film successivo, Silent Hill, tratto dal videogioco omonimo. Non lascia grandi tracce, a dire il vero, ma il regista già pensa a La Bella e la Bestia, dal 27 febbraio anche nelle nostre sale. Richiama Cassel per interpretare la Bestia (un po' lo stesso ruolo del Patto...) mentre Léa Seydoux è Bella di nome e di fatto; si ispira più a Bava/Burton e Miyazaki che a Cocteau ma tra citazioni soffocanti conferma come al di fuori del cinema marziale non sia troppo a suo agio.

Gallery


{{PaginaCaricata()}}

Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | MYMOVIESLIVE | Dvd | Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | Colonne sonore | MYmovies Club
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati