Paolo Genovese, classe 1966, ha fatto il botto con Immaturi, diretto in solitaria nel 2011, quasi 16 milioni di euro d'incasso. Non veniva dal nulla, avendo lavorato in coppia con Luca Miniero per quasi tutto il decennio precedente. Questa politica degli autori è dedicata a lui in occasione dell'uscita in sala di Tutta colpa di Freud, ma potrebbe essere rivolta all'ex sodale semplicemente cambiando nome e titoli, dato che non sapremmo individuare una reciproca "cifra stilistica personale". E allora perché questa riflessione, direte voi? Semplice: Miniero (per intenderci regista dei due blockbuster Benvenuti al Sud e Benvenuti al nord e del recentissimo modestissimo Un boss in salotto) e Genovese fanno parte a pieno titolo del Brizz Pack, il fenomeno "collettivo" e commerciale più interessante del cinema italiano del nuovo millennio. Il nome lo abbiamo inventato noi; teoria e prassi dell'ensemble di cui fanno parte Genovese, Miniero, Luca Lucini, Giulio Manfredonia, Gennaro Nunziante, Massimiliano Bruno e il capofila Fausto Brizzi, si desumono dai film.

Registi e sceneggiatori a volte con un illustre passato in pubblicità. Improprio qualunque legame con la commedia all'italiana classica fatta salva la "mattatorialità" dei protagonisti, come Marco Giallini in Tutta colpa di Freud o alcuni interpreti del dittico Immaturi, Immaturi - Il viaggio (2012), in particolare Ricky Memphis e Luca & Paolo. Un lavoro certosino in fase di pre-produzione, partendo dalle regole basilari del marketing, ad esempio la scelta di un titolo che possa funzionare come marchio, o richiamarne uno come nel caso di Questa notte è ancora nostra, diretto da Genovese e Miniero ma scritto da Fausto Brizzi e Marco Martani, già al timone di Notte prima degli esami, un po' il capostipite "teorico" del filone. Grande importanza alla scrittura dei copioni, ragionando su stereotipi ricorrenti: narrativi come quelli che riguardano i rapporti di coppie che vanno a formarsi (di giovanissimi per lo più) oppure si sono sfaldate (dei genitori o degli ex compagni di scuola) e magari si ricreano. Anche, però, luoghi comuni formali come la voce fuori campo, stratagemma per smussare qualunque complessità cinematografica e favorire un coinvolgimento epidermico e immediato dello spettatore nella storia, facendo appello alla sua complicità. Elementi come la nostalgia e il passato sono da spunto alle storie stesse, come nel dittico di Immaturi.

Paolo Genovese, da solo o in coppia, ha diretto otto film in undici anni (oltre a cosceneggiare Un fantastico via vai di Pieraccioni). Perde poco tempo tra una produzione e l'altra perché la rapidità d'esecuzione fa parte dell'imprinting dei ragazzi del Brizz Pack, perfettamente inseriti in uno schema industriale che prevede lavoro sistematico. Il film non si costruisce sul set ma prima, a partire proprio dal titolo (se evoca una canzone di successo è meglio...). Regole ferree anche sui contenuti: nessuna critica sociale, nessun cinismo "d'autore" (alla Mario Monicelli, per dire), buonismo pervasivo a blandire un po' tutti i personaggi, anche se apparentemente sgradevoli; conflitti "di genere" (tra genitori e figli, uomini e donne, adulti e ragazzi) sempre generici, quindi un po' superficiali. Un cinema non volgare, equidistante dal cinepanettone ma anche dalla malincomicità (non sempre innocua) di Carlo Verdone o dal "civismo" di Paolo Virzì. Gli incassi (spesso) premiano, gli spettatori accorrono, il cinema italiano è salvo.