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Anonymous non è un movimento, è una cultura

Intervista a Brian Knappenberger, regista di We are Legion.
di Gabriele Niola

In foto una scena del film We are Legion di Brian Knappenberger.
Brian Knappenberger . Regista del film We Are Legion: The Story of the Hacktivists.

lunedì 25 marzo 2013 - Incontri

Più che un documentario canonico, We Are Legion (su MYMOVIESLIVE! fino al 31 marzo) è un atto di giornalismo investigativo, un'infiltrazione benigna in una delle organizzazioni meno organizzante: il movimento Anonymous. Fedeli al nome che si sono dati, non solo i membri di Anonymous non sono noti (a parte quelli sotto processo) ma sono anche imitati. Molti si spacciano per parte attiva del gruppo senza esserlo e altri ne negano l'appartenenza fino alla morte.
Brian Knappenberger, per riuscire a girare il primo documentario che ha dato la parola ad alcune delle parti più attive della legione anonima, ha dovuto innanzitutto conquistare la loro fiducia, partendo da chi lavora al loro fianco nel mondo accademico, passando poi alla stampa di settore e facendosi in questa maniera un nome nell'ambiente: il regista che fa ricerche per un documentario su Anonymous.
Come per la caccia a persone ricercate nel mondo reale è poi passato alla frequentazione delle parti di internet in cui solitamente si ritrovano i membri di Anonymous (certi canali IRC o certi account Twitter) e, nelle sue parole: "Lentamente mi sono guadagnato la loro fiducia, anche perchè non ho mai nascosto chi fossi, quale fosse il mio nome e che cosa stessi facendo".

Per raccogliere materiale hai trattato la rete come un luogo reale, frequentandolo, andando sul campo, "scendendo in strada" per continuare la metafora e assistitendo alle loro discussioni?
Si anche, c'è un complesso set di interazioni tra i vari membri dietro le quinte, una forma di discussione molto sana che conosce solo chi fa parte di Anonymous. Le idee messe sul tavolo sono tantissime, ogni giorno, e solo poche poi vengono messe in pratica. Si parla di che raid fare, cosa attaccare e perchè dovrebbe essere giusto.
Ti faccio un esempio: molti pensano che sia opportuno prendere di mira la stampa mentre altri pensano di no perchè violerebbe i principi della libertà d'espressione.

In questa maniera li hai contattati e hai dovuto accettare di sostituire la videocamera professionale (in molti casi) con le riprese via Skype o webcam?
Mi sono dovuto adattare, sai non è che ci si possa "iscrivere" ad Anonymous, non c'è un tesserino da esibire. Sei parte del gruppo se partecipi. Dunque ho capito da subito che dovevo essere scettico e che ci sarebbe voluto tempo per capire di chi fidarmi. Non ci sono solo i millantatori ma anche molti impiegati delle società di security che frequentano le chat di Anonymous sotto copertura, per non dire agenti dell'FBI. È solo quando parli con qualcuno che ti espone cosa vorrebbe fare e poi questo accade che ti puoi fidare. Dopodichè, quando ne conosci uno puoi usare lui per legittimare altri. Tra di loro si conoscono.

Esiste moltissimo cinema che ha raccontato l'attivismo, sia sotto forma di finzione che sotto forma di documentario, in che modo credi che ciò che racconti tu possa essere diverso?
Questo movimento ha una storia incredibile e unica. È nato come forum in cui creare burle, ed è diventata una delle forme più legittime di disobbedienza civile, anzi forse il gruppo di disobbedienza civile più importante dei nostri anni! Credo che ciò che li leghi agli attivisti di una volta siano unicamente i valori dietro le loro azioni: libertà di parola, diritto alla privacy, non essere spiati dai governi o dalle grandi aziende, tutte questioni molto moderne che però pongono problemi che hanno a che vedere con valori universali che Anonymous cerca solo di tradurre nell'era digitale.

Qual è stata la parte più complessa da raccontare, quella su cui hai dovuto operare le più grosse forzature narrative?
Il movimento ha una caratteristica che è la loro debolezza ma anche un punto di forza: la disorganizzazione. È un movimento sostanzialmente caotico e questo gli dà un certo potere, perchè è difficile sia trovarli che fermarli. Però poi accade che molte azioni o molti raid non siano frutto di una decisione all'unanimità e quindi non al 100% in linea con i loro principi, cosa che è complessa da spiegare a chi magari non conosce perfettamente le dinamiche e l'etica delle discussioni in rete.

Pensi che Anonymous possa durare nel tempo o intravedi la sua fine?
Te l'ho detto, sono mutevoli e disorganizzati, non credo manterranno a lungo l'iconografia di adesso ma penso che non moriranno presto. Cambieranno. La loro forza è proprio questo: non essere tanto un movimento quanto una cultura.

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