Advertisement
Lo sguardo ostinato

I libri di cinema e le regole del mercato editoriale.
di Dario Zonta

La foto de I due soliti idioti presente sulla copertina del libro "Vedo... l'ammazzo e torno" di Marco Giusti.
Francesco Mandelli (45 anni) 3 aprile 1979, Erba (Italia) - Ariete. Interpreta Ruggero De Ceglie nel film di Enrico Lando I due soliti idioti.

martedì 8 ottobre 2013 - Focus

La critica militante ai tempi di Dagospia. Questo avrebbe potuto essere il sottotitolo del libro di Marco Giusti "Vedo... l'ammazzo e torno", edito da ISBN invece del più rassicurante "diario critico semiserio del cinema e dell'Italia di oggi", accompagnato da "un'introduzione di Carlo Freccero e un cameo di Checco Zalone".

Prima ancora di addentrarsi nel libro, è interessante notare come dal punto di vista editoriale si faccia quasi tutto per evitare di far capire che quello che si ha tra le mani è un libro sul cinema. Non ne ha certo colpa l'editore, tra quelli medi e piccoli uno dei più vivaci e attenti ai nuovi linguaggi, ma del mercato editoriale che bolla come invendibile qualsiasi libro di cinema che non sia l'autobiografia romanzata con corredo fotografico di una star attore o regista. Se il lettore non cinefilo, anche quello più avveduto, si sospingesse anche solo per errore nel reparto cinema di una libreria, dopo aver saltato con agilità tutte le attrazioni gadgettistiche di spicciola cartoleria, e incappasse, sempre per errore, in un volume che lasciasse intendere il lavoro di un critico o storico del cinema, ecco che con orrore lo lascerebbe cadere tra la pila degli indesiderati.

Insomma, i libri di cinema, soprattutto i saggi critici e storici, vendono poco. Ecco perché gli editori fanno di tutto per camuffarne il contenuto. L'esempio dell'ultimo lavoro di Giusti è calzante. Il titolo sembra quello di un romanzo noir in salsa pulp in un gioco raffinato di immagini in bianco e nero e grafica a colori con predominanza rosso sangue (le copertine di ISBN edizioni sono, come questa, sempre bellissime e incoraggianti), laddove dalla prima di copertina fanno capolino icone della contemporaneità cinematografica schizzate fuori dall'immaginario di un cinefilo "militante" come fossero pezzi di un frullato ben o mal assortito: il James Franco di Spring Breakers brandisce una pistola sopra la testa ignara de I due soliti idioti, mentre ancor più su l'effige del Leone di Venezia viene minacciato dal coltello di un horror di stagione con schizzo di sangue annesso. Nel retro copertina altre icone tra blockbuster e film italiani d'autore con facce prese dalla commedia. Tracce di cinema alto, medio o basso tutte prese nel vortice onnivoro del cine-gusto Giusti. Si parla di cinema, ma lo si fa con il giusto tono, come fosse appunto un "diario" sì "critico" ma "semiserio" non solo del "cinema" ma anche "dell'Italia di oggi".

Nei fatti, però, quello di Giusti è il libro di un cinefilo che per passione, ossessione e mestiere è tenuto a scrivere con cadenza quasi quotidiana. Delimitato tra i due Festival di Cannes, quello del 2012 e quello del 2013, tra Reality e La grande bellezza, in mezzo c'è tutto quello che è stato visto e recensito da Marco Giusti per "Dagospia", e in parte per "il Manifesto", una sorta di annuario cinematografico ai tempi del web, redatto da un critico-cinefilo nato e cresciuto ai tempi dei cineclub. Nella storia dell'editoria cinematografica sono tanti gli esempi di queste raccolte in diretta del gesto critico, da Spinazzola a Kezich, anche se la versione di Giusti è altra cosa perché trasforma il gesto in battaglia e la critica in missione e perché espande la recensione in editoriale prendendo spunto non solo dall'agenda delle uscite ma dalla cronaca cinematografica.

Dicevamo la critica militante ai tempi del web. Può sembrare una provocazione, eppure l'approccio di Giusti è quello del militante, di colui vede il cinema nell'ottica del suo convincimento ideologico filtrato dal gusto personale. Mentre il web qui è rappresentato dall'esperienza di Dagospia e in questo senso è molto divertente e istruttiva la presentazione di Giusti quando nel capitolo introduttivo "20 minuti sul 495" descrive la quotidianità del suo gesto critico e la novità assoluta di vederlo subito dopo spiattellato in rete, immediatezza critica e immediatezza ediatoriale...

Apriamo a caso. 18 settembre 2012, Una donna per la vita di Maurizio Casagrande: "Attenti a non sottovalutare le commedie napoletane: come ci hanno insegnato Vincenzo Salemme e Alessandro Siani in questi ultimi anni, hanno un enorme potenziale popolare e una comicità che il popolo snob dei critici non riesce facilmente a percepire. Non che Una donna per la vita sia un capolavoro. Non lo è. Ma è...". 21 gennaio 2013, Michael Winner: "'Non voglio vivere in una società tollerante. Voglio vivere in un a società molto intollerante'. Bum! Bum! Michael Winner, il regista de Il giustiziere della notte, uno dei film più controversi e criticati... se ne va a settantasette anni. La critica, specialmente quella più snob e politicizzata, non ha mai amato l'inglese Winner, regista a suo modo rozzo e popolare, violento e conservatore, ma dalle grandi intuizioni...". Due aperture a caso per una stessa visione del cinema, del mondo e della critica, quella ufficiale e seriosa e quella cinefila e militante alla Giusti, coerente nel suo approccio. Tutto il resto è noia.

Gallery


{{PaginaCaricata()}}

Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | MYMOVIESLIVE | Dvd | Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | Colonne sonore | MYmovies Club
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati