Forse non si tratta ancora di una tendenza. Può darsi che non sia una vera e propria riedizione della British Invasion culturale anni 60. Ma l'edizione 70 della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia sta dimostrando come la fine dell'Inghilterra non sia cominciata da Giarabub, e per fortuna neanche dal Lido. La Union Jack sventola su un titolo fuori concorso apprezzatissimo, Locke di Steven Knight, e su ben tre in competizione: Philomena di Stephen Frears, The Zero Theorem di Terry Gilliam e Under the Skin di Jonathan Glazer. Racconto di fantascienza, quest'ultimo, tratto con qualche salutare libertà dall'omonimo romanzo dell'olandese Michel Faber, noto in Italia per "Il petalo cremisi e il bianco" (Einaudi). Donna che cadde sulla Terra è Scarlett Johansson, aliena in crisi mistica come l'angelo sopra Berlino di Wim Wenders dopo avere scoperto la densità di esperienze promessa dal genere umano.

Jonathan Glazer, londinese, classe 1965, rinnova la sua passione per le Cosmic Girl(s), dal titolo di una canzone di Jamiroquai della quale diresse il videoclip nel 1996. Ulteriore step nel magico mondo della pop music di cui diventa uno dei registi più richiesti, proprio per un certo gusto fantascientifico e cinefilo ben evidenziato dal suo esordio nel 1995, il video di "Karmacoma" dei Massive Attack. Omaggi a Shining mescolati al pulp anni 90, una silhouette vorticosamente nera "over" the skin e movimenti di macchina ipnotici come la musica (nel film presentato a Venezia martella e seduce il soundtrack composto dalla performer Micachu, al secolo Mica Levi). Marchi di fabbrica destinati a restare fino al passaggio al grande schermo, con un piccolo film di culto, Sexy Beast, realizzato nel 2000.

Un gangster movie teso come la corda di un impiccato. E simbolicamente, a penzolare dall'albero è Ray Winstone, ex scassinatore ritiratosi in Spagna dopo qualche anno di galera. L'ex complice psicopatico Ben Kingsley però lo stana, e al soldo del boss cockney Ian McShane lo convince, diciamo così, a tornare a Londra per il fatidico "ultimo colpo". Nulla di nuovo, non fosse che Glazer si appiccica ai personaggi con una visceralità inedita: comincia così a prendere forma il suo cinema epidermico, peraltro introdotto nella prima scena di Sexy Beast (quella riprodotta sulla locandina) dalla figura intera di Winstone seminudo in piscina bruciato dal sole, prossimo a "spellarsi". Metamorfosi desiderate (il bandito che vorrebbe spogliarsi dal passato ingombrante, pericoloso) o imposte dal rigetto di una condizione altra (Under the Skin, dove si passa dal caldo di Marbella al freddo della Scozia).

Di metamorfosi e corpi parla anche Birth - Io sono Sean (2004), seconda opera "americana" di Glazer, forse a oggi la più ambiziosa. Nicole Kidman si trova di fronte a un ragazzino che dice di essere il defunto marito Sean, reincarnato. È però su di lei che si concentra l'attenzione dell'autore, qui, come poi in Under the Skin, impegnato a visualizzare esteriormente un universo interiore che ha bagliori di surrealtà, condizionati rispettivamente dalla follia d'amore di Nicole Kidman e dall'anima (se così si può definire) fantastica di Scarlett Johansson. In un altro celebre videoclip di Glazer, "Karma Police" dei Radiohead (1997), si parla di un "soccorso per interiorità", quello negato alle eroine dei suoi film.