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ONDA&FUORIONDA

Non è un cinema per vecchi.
di Pino Farinotti

Al Pacino (Alfredo Jacob Pacino) (84 anni) 25 aprile 1940, New York City (New York - USA) - Toro. Interpreta Val nel film di Fisher Stevens Uomini di parola.

domenica 28 luglio 2013 - Focus

Ci sono film che potremmo definire "hors catégorie", capolavori accreditati e superiori alle discussioni. Ne abbiamo un esempio in questi giorni, è To Be or Not to be, Vogliamo vivere. Un titolo restaurato che ha re-imposto le cinque stelle -giudizio massimo- da parte di tutti i recensori. Il film di Lubitsch è un assoluto, da sempre, e per sempre lassù nelle classifiche del cinema. Poi ci sono degli ottimi film che in questa epoca non riescono proprio ad accreditarsi. Uomini di parola è un ottimo film, forse il miglior in circuito in questo momento. Ha ottenuto una buona valutazione critica ma nelle classifiche di gradimento, non appare. Lo ritengo un segnale certo un po' triste, ma interessante, il riaffermarsi di una tendenza. Ma della qualità, sempre che la qualità valga e sia riconosciuta, che succede? Una premessa: in questa epoca non è possibile recensire, commentare un film in modo univoco. Perché ci sono troppe variabili. Le schede dovrebbero essere tre, una rispetto alla cultura e all'attitudine di chi scrive, una rispetto al cosiddetto politicamente corretto e una secondo il marketing, cioè al target prevalente che compra i biglietti, che sono i giovani. Questo ultimo codice è quello dominante, ed è aggressivo, e ha scarso rispetto della qualità intesa come valore tradizionale di un'opera. Accade ciò che si verifica a volte in economia e finanza: la moneta cattiva espelle dal mercato quella buona. Di Uomini di parola, ribadisco, nel box office, non c'è traccia.

Oscar
Gli interpreti di Uomini di parola sono Al Pacino (73), Christopher Walken (70) e Alan Arkin (79). Tre premi Oscar: Pacino protagonista in Scent of a Woman, Walken e Arkin non protagonisti nel Cacciatore e in Little Miss Sunshine. Per statistica e filologia riporto i primi sette titoli "incassi": Now You See Me, Pacific Rim, The Lone Ranger, Pain & Gain, The Last Exorcism, World War Z, The Lost Dinosaurs. Target giovane, appunto. Significa: fantascienza, horror, thriller estremo, avventura/fantasy, effetti speciali e computer invasivi. E poi un altro segnale stravagante, diciamo così, non un titolo in lingua italiana. È persino legittimo sospettare che il grande pubblico diffidi del titolo perché è ... italiano. Questi sono i film di questi giorni, mi concedo un altro promemoria generale, di titoli e contenuti dominanti da stagioni, Iron Man, Fast and Furious, L'uomo ragno, Batman e cento derivati. Adesso sta arrivando l'ultimo "derivato" Wolverine. E poi l'animazione che sarà a volte anche benemerita, ma spesso è solo l'ennesima pretesto di marketing, perché il bambino deve essere accompagnato dai genitori, e magari dai nonni, perché no. E sono tanti biglietti in più. La tendenza non è recentissima, parte da lontano, ma si è fatta sempre più compatta e violenta. Non ha ancora occupato tutto, ma quasi tutto. Mi capita a volte di frequentare manifestazioni che propongono film che non hanno trovato distribuzione perché ... di scarso marketing. Spesso ho scovato dei piccoli tesori nascosti. Un delitto che non abbiano uno sbocco verso il pubblico.

Pacino
Torniamo al titolo dell'inizio. Pacino è Al, che esce di prigione dopo 28 anni. Ha pagato per tutti, ha tenuto la bocca chiusa per salvare i compagni di una rapina. Ad attenderlo c'è Doc (Walken), uno dei "salvati". I due si abbracciano, Doc porta il vecchio amico nella sua modestissima casa, Al vorrebbe recuperare il tempo perduto e per prima cosa domanda di un bordello che frequentava "c'è ancora" dice "sono solo cambiate le puttane". In realtà Doc ha l'incarico di uccidere Al che era stato, involontariamente, responsabile della morte del figlio del boss, vendicativo e crudele. Al conosce le regole del gioco e sa che l'amico, pur dolorosamente, dovrà portare a termine il compito. Rimane solo una notte. E Al la vive come una vita perduta. Scopre l'utilità del viagra, vendica, con Doc, una ragazza stuprata da un branco, ruba una macchina potentissima e la fa guidare da un altro "salvato" (Arkin) quasi morente, ma che sa ancora guidare come un tempo, seminando la polizia. Il limite massimo per eseguire il compito sono le dieci del mattino, ma Doc non se la sente. Insieme hanno recuperato quel poco di onorevole e giusto schiacciato in fondo alla loro coscienza: una nipote di Doc si ritroverà padrona della casa e con una scatola piena di soldi. I due amici comprano abiti nuovi, neri, recuperano le armi che tenevano nascoste e si dirigono verso la resa dei conti. Fischer Stevens (49), attore alla sua prima regia, non abbandona i suoi personaggi in un vecchio limbo nostalgico e sorpassato, li fa parlare e agire nei toni e nei gesti surreali di Tarantino e grotteschi/brillanti dei Coen. L'interpretazione è la più alta, la storia è appassionante, il racconto è all'altezza. Eppure Uomini di parola viene guardato dall'alto da quei titoli da marketing. O forse adesso, semplicemente, "marketing" significa qualità. Ma faccio fatica ad accettarlo.

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