Il cinema d'estate restituisce plasticamente la schizofrenia della distribuzione italiana a due velocità. Quella delle prime visioni, rapidissime se non fulminanti (un film in sala può stare da due settimane a cinque) e quella delle altre visioni che si dilungano anche per mesi.
Non è vero, come si pensa, che sia stata abolita la distinzione tra prime e seconde, se non terze visioni, ma è vero che cambiati e radicalmente sono i tempi del consumo del cinema. Lo spettatore distratto che non aspetta al varco l'uscita dell'ultimo film ma che è curioso di opere diverse e indipendenti generalmente non riesce a soddisfare i suoi interessi e deve aspettare l'uscita in dvd per colmare la lacuna.
Ora, ci siamo persi in queste raminghe meditazioni di una mattina di luglio perché reduci da un fine settimana di seconde e terze visioni sparse qua e là tra arene di città di provincia e festival, anche non di settore, abbarbicati in cima a qualche borgo medievale. Mentre nelle città capoluogo le sale propongono ignote prime visioni estive dai titoli a volte respingenti, promessa di una distrazione vuota, spesso americani, sempre di genere, con qualche remota eccezione per qualche film d'autore rimasto nel fondo del magazzino e ripescato stancamente come fosse un saldo cinematografico di stagione... mentre nelle grandi città accade tutto questo, nelle infinite periferie della nostra provincia un altro cinema continua a vivere e a incontrare il suo pubblico. C'è capitato, ad esempio, di inciampare in un'arena estiva immersa in un fresco giardino notturno nella città di Forlì, laddove si organizzava una serie di proiezioni di film che hanno caratterizzato la stagione e che talvolta erano stati già programmati, ma che altre volte non erano mai stati distribuiti e che quindi rappresentavano delle prime visioni. In una sera in cui, alla presenza dell'autore, veniva proiettato Un giorno devi andare di Giorgio Diritti con Jasmine Trinca, abbiamo buttato l'occhio sulle locandine tra riproposizioni di prezzolati film italiani come La migliore offerta di Tornatore, ricicciato fuori dopo i successi dei Donatello e dei Nastri come quando il romanzo vincitore dello Strega trova nuova e vigorosa collocazione in libreria, e film indie e indimenticabili come il capolavoro di Wes Anderson Moonrise Kingdom, e poi altri film d'autore di marchio europeo come Il caso Kerenes. Insomma una grande varietà che incontra la varietà di un pubblico estivo che finalmente si può concedere il tempo di una visione cinematografica recuperando film usciti molti mesi prima e che avevano perso perché il tempo della vita non coincide con il tempo della distribuzione cinematografica.
E così, spostandosi di qualche chilometro più in là verso il mare, ma senza mai arrivarci, il vostro rubrichista si è fermato a Santarcangelo di Romagna, patria di Tonino Guerra, dove ogni anno si svolge il festival di teatro di ricerca tra i più importanti d'Italia. In un'edizione, la quarantatreesima, attraversata dalle suggestioni legate all'infanzia nella fitta trama costruita dalla giovanissima Silvia Bottiroli, direttore, e Rodolfo Sacchettini, condirettore, c'è stato lo spazio per alcune mirate proiezioni cinematografiche tra cui Tutto parla di te di Alina Marazzi e L'intervallo di Leonardo di Costanzo, proiettato quest'ultimo in piazza Ganganelli. Entrambi i film hanno attivato l'interesse partecipe del pubblico dei teatranti in un incrocio raro di arti, e lo hanno fatto a una certa distanza dalla loro uscita, se si pensa che L'intervallo, rimasto in sala per poco tempo e subito scalzato da qualche roboante competitor, era uscito a settembre del 2012. Ecco la rappresentazione plastica delle due velocità della distribuzione italiana: titoli bruciati in pochi giorni, poi recuperati dal lavoro paziente di esercenti involontari oppure fortemente radicati nel loro territorio. Il consiglio, se potete, è di fare un bel giro nella nostra bella provincia alla ricerca di visioni perdute.