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ONDA&FUORIONDA di Pino Farinotti

Dalla Garbo alla Knightley. Torna Anna Karenina, l'eroina di Tolstoj.
di Pino Farinotti

In foto Keira Knightley in una scena del film Anna Karenina di Joe Wright.
Keira Knightley (39 anni) 26 marzo 1985, Teddington (Gran Bretagna) - Ariete. Interpreta Anna Karenina nel film di Joe Wright Anna Karenina.

domenica 23 settembre 2012 - Focus

A Toronto è stata presentata la nuova Anna Karenina interpretata da Keira Knightley. Anna è il personaggio più rappresentato dal cinema, e uno dei ruoli più ambiti dalle attrici in tutte le epoche e in tutti i Paesi. Sono decine le riduzioni cinematografiche del romanzo che Lev Tolstoj scrisse fra il 1873 e il '77. Era la storia di un adulterio consumato nell'alta società zarista. Era la storia di uno scandalo.
Il cinema trabocca di eroine intense e irresistibili. Il grande denominatore può essere tradotto in un termine, "trasgressione". Anna è una trasgressiva come lo erano tutte le altre, uscite, rigorosamente, nel primo modello, non dal cinema, ma da grandi penne.
Un'altra didascalia opportuna, riferita alle eroine è magari banale, ma certo accreditata: vai dove ti porta il cuore. Magari riaggiornabile ai tempi nostri con "vai dove ti porta il sesso". Loro andavano in quella direzione, quando non era facile, quando costava caro.

Esercizio
È un esercizio interessante una breve digressione, nei tempi, nei sentimenti e nelle culture, su queste protagoniste che tanto hanno rappresentato come indicazioni e come esempi. Quando sopra dico "grandi penne", le penne sono grandi davvero, se la prima appartiene a Omero, vissuto (probabilmente) nel nono secolo avanti Cristo e che racconta una vicenda di due secoli prima. Elena lascia regno e marito per l'amante bello. Fa scoppiare una guerra e morire tanta gente, ma poi tutto le gira storto e... torna col marito. Se non è trasgressione questa, e modernità...
Shakespeare nel 1595 dà corpo e volto a Giulietta, trasgressiva dolce, senza sesso, ma capace di affrontare l'odio mortale di due famiglie. Nel 1731 l'abate Prévost crea Manon Lescaut, seduttrice implacabile e maledetta, ispiratrice anche del nostro Puccini. Nel 1845 Mérimée scrive "Carmen", irrequieta con sesso (e che sesso) sublimata da Bizet. Margherita Gautier è "La signora delle camelie" (1848) uscita dalla penna di Dumas figlio. Mondana di altissimo bordo, "travia" l'imberbe Armand, salvo poi pentirsene per salvarlo. Anche Giuseppe Verdi venne sedotto dalla mondana e scrisse per lei "La traviata". Gustave Flaubert con "Madame Bovary" (1857) firma uno dei più importanti ed evoluti romanzi dell'Ottocento. Emma Bovary è una ribelle totale, per amanti, ambizione e insoddisfazione. Sarà la più tenace antagonista, anche nei film, di Anna Karenina. Vedekind inventa Lulu, in due puntate: "Lo spirito della terra", 1895 e "Il vaso di pandora", 1904. La giovane trascina verso un destino tragico i suoi, molti, innamorati. Nel 1936 Margaret Mitchell dà vita a Rossella O'Hara con "Via col vento". Rossella, altro personaggio di vertice del cinema, non è una vivace sessuale – si limita a due vedovanze, a un terzo marito e a un amore non consumato - ma è un carattere aggressivo e una "arrivista" intelligente. Daisy Buchanan è la stupidina viziata che combina guai, anche mortali, a tutti. Scott Fitzgerald ne fece la protagonista di uno dei suoi capolavori, "Il Grande Gatsby", del 1925. A tutte queste figure il cinema, del tutto sottomesso alla nobiltà della letteratura, ha consegnato, a sua volta, le sue eroine. Le cosiddette divine. E non ce n'erano molte.

Ufficiale
Vivien Leigh si è prestata a Rossella, ad Anna Karenina e a un'altra trasgressiva ufficiale, storica e vera peraltro, Lady Hamilton, che fu amante di Orazio Nelson, e scandalo inglese per eccellenza di quell'epoca. La lady, che si chiamava Emma, come la Bovary, quasi impazzì alla notizia della morte dell'ammiraglio, eroe nazionale, a Trafalgar. Una citazione spetta anche alla magnifica Jennifer Jones, che dopo Bernadette fece una donna del tutto diversa, la Bovary nel film di Minnelli.
Divine, appunto. Ma fra tutte prevale Greta, che dopo Margherita Gautier divenne Anna Karenina, appunto. Due volte.
Come detto sopra sono almeno una ventina le "Karenine" del cinema. A partire dal 1914, col "muto". Alcune memorie sono doverose. Oltre a quelle della Garbo, merita l'edizione del '48 con Vivien Leigh, un assoluto per appeal e talento, ma incapace di competere, in quel ruolo, con la grande svedese. Va citata anche Tatiana Samojlova, una russa autentica, nel film del 1957. E poi, era moderna, l'inglese Jacqueline Bisset e la francese Sophie Marceau. E va ricordato anche uno sceneggiato italiano, del 1974, con una credibile Lea Massari.
Nella Russia pre-rivoluzione Anna fa parte del gran mondo zarista, è sposata, ha un figlio. È donna perfetta, per carisma, fascino e sensibilità, è il riferimento di tanti, amici e parenti. Vita serena, se non felice. Ma incontra un aitante ufficiale, il conte Vronskij. La passione esplode, tutto viene sorpassato, convenzioni, opinione comune, morale. Anna lascia marito e figlio. Vive con Vronskij, ma viene emarginata da tutto. Il rapporto si incrina, l'amante abbandona la donna. Anna si fa travolgere dal treno. Grande romanzo e storia irresistibile per il cinema.
Adesso tocca a Keira. Si può affermare, senza esitazioni, che l'attrice inglese non andrà a lambire Greta. Ma per la regola dei corsi e dei ricorsi - e quello del romanzo di Tolstoj va percorso e sarà così per altri decenni - vuole che Anna abbia un volto. E quello di Keira, in questa epoca del cinema, è certo corretto. L'attrice, opportunamente, non si è posta in competizione con la mitologica svedese. Anzi, ha detto di essersi riferita alla Garbo " la sola capace di comunicare una netta architettura di emozioni."
Belle parole davvero. Come sempre, quando il cinema attuale si inchina al cinema dei tempi eroici. E alla letteratura, naturalmente.

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