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Jaume Balagueró, l'anima dell'horror spagnolo

Intervista al regista di Bed Time.
di Giustino Finizio

In foto Jaume Balagueró.
Jaume Balagueró (55 anni) 2 novembre 1968, Lleida (Spagna) - Scorpione. Regista del film Bed Time.

venerdì 29 giugno 2012 - Incontri

Assieme a Juan Carlos Fresnadillo, Alejandro Amenábar e il suo 'compagno di horror' Paco Plaza, Jaume Balagueró è tra i più celebri confezionatori di storie del terrore della Spagna, paese che negli ultimi anni vanta una ricca e apprezzata produzione di questo genere cinematografico. Dopo Nameless, Darkness e Fragile, ha ottenuto il successo internazionale grazie a [REC], interessante variante del genere mockumentary e found footage che vanta ben quattro capitoli e un remake a stelle e strisce dal titolo Quarantena. Lo abbiamo incontrato in occasione dell'imminente uscita del suo nuovo Bed Time (Mientras duermes), storia di un portiere che gode delle infelicità e delle angosce altrui e che ama piantare il seme della disperazione e vederlo crescere. Un thriller psicologico che guarda ai classici del genere, ma senza nessun cosciente riferimento a particolari registi o pellicole: "È molto difficile parlare di riferimenti ad altre pellicole del passato, non è semplice perché tutti gli appassionati di cinema hanno visto migliaia di film e questo bagaglio resta nella testa e trasmesso in maniera non diretta nel proprio lavoro; questo film rientra nei canoni classici del genere e della suspense e sicuramente ho trovato ispirazione da essi".

In Bed Time sembra esserci un sottotesto sociale che va oltre la trama thriller: un contrasto tra classi sociali visibile nell'infelicità del portiere protagonista, come se César avvertisse un'inferiorità rispetto alla borghesia dei condomini. Potrebbe essere una lettura corretta del suo film?
Sicuramente è uno degli elementi dell'infelicità del personaggio, il film non è però concentrato sul contrasto sociale, ma su altri elementi caratteristici del personaggio che alimentano questa sua infelicità. Non posso comunque nascondere che questo aspetto, anche se non sottolineato, fa parte del protagonista e della storia narrata nel film.

Insieme a César c'è un'altra protagonista negativa della pellicola: la bambina Ursula, ricattatrice e perfida...
Mi piaceva molto l'idea di rappresentare il cattivo tipico della storia con un contrappunto rappresentato da una bambina che lo tiene sotto scacco e dalla quale dipende. Un lupo cattivo non invincibile, un gioco interessante che mi intrigava.

Appartamenti, condomini e spazi chiusi sono elementi ricorrenti nella sua filmografia, così come il male che si annida in questi luoghi quotidianamente condivisi. Come mai questi aspetti ricorrono così spesso nella sua filmografia?
Non c'è intenzione in questo, è assolutamente casuale che io utilizzi degli spazi limitati come condomini ed edifici, così come è successo in [REC] e [REC] 2, anche se comunque mi piacciono i microcosmi per rappresentare situazioni e persone. Già con alcuni dei miei precedenti film in molti mi chiedevano la stessa cosa: il mio interesse per palazzine e appartamenti. Non c'è nessun particolare interesse, anche se devo ammettere che simili location si rivelano una forma di maggior controllo dal punto di vista produttivo: i costi sono più gestibili ed è anche un modo per rappresentare bene qualcosa che avviene in tempo reale. Non cerco esplicitamente storie ambientate in edifici e quando mi è arrivata la sceneggiatura di Bed Time, vedendo che le vicende si svolgevano ancora una volta in un condominio, all'inizio mi sono detto che non avrei potuto farlo, ma poi leggendo lo script ne sono rimasto molto affascinato e ho ceduto.

Qual è la cosa che le è piaciuta maggiormente di questa storia al punto da farle decidere di realizzarne un film?
La storia in sé mi ha molto affascinato e colpito, e poi mi ha stimolato la grossa sfida dal punto di vista registico perché dovevo riuscire a rappresentare un gioco: il vecchio schema della persona buona e innocente tormentata dal malvagio. La sfida per me era di poter mandare avanti una storia del genere anche attraverso il meccanismo del conflitto morale dello spettatore il quale inizialmente è dalla parte del malvagio, obbligato a partecipare ai suoi diabolici espedienti, salvo poi discostarsene nel momento in cui avvengono azioni più riprovevoli. Lo spettatore qui è obbligato a porsi delle domande che scaturiscono dalla sua stessa immedesimazione. Riuscire a mettere in piedi questi meccanismi è stato per me una sfida e allo stesso tempo l'elemento trainante per il mio coinvolgimento come regista.

Il protagonista César è un uomo molto insoddisfatto, cosa pensa di questa impossibilità di essere felici?
Credo che l'incapacità di essere felici sia un elemento clinico, una patologia, ma è comunque qualcosa radicato in noi perché tutti, se ci poniamo la domanda sulla nostra felicità esistenziale, abbiamo dei dubbi e difficoltà a rispondere. Anche se in César questo aspetto è portato all'estremo, tutti noi possiamo in qualche modo riconoscerci. Tutti hanno almeno una volta sperimentato una certa soddisfazione davanti agli insuccessi degli altri negli stessi campi in cui noi abbiamo fallito. È qualcosa che reputo osceno, ma in qualche modo ci riguarda.

Come lei ci sono diversi registi spagnoli dediti all'horror e il suo è un paese che produce diversi film di questo genere. Questa cospicua produzione ha qualche rimando con la società?
L'horror è un film di genere ormai consolidato in Spagna. Non credo sia legato all'attuale crisi perché non è così recente, ma ha radici più lontane. Però va detto che i film horror si inseriscono molto bene in periodi di crisi in quanto permette alle persone di rapportarsi con qualcosa di peggiore e più drammatico, una forma di sollievo con cui il genere horror ha sempre e storicamente giocato.

Bed Time è diverso dai film della sua precedente filmografia, è una pellicola più matura dal punto di vista registico e narrativo. Concorda con queste differenze?
Ogni film richiede un modo di affrontare il lavoro in maniera diversa. Anche [REC] era stato visto come un elemento di rottura rispetto al passato e lo è in qualche modo anche Bed Time, un film con una sceneggiatura molto più realistica che richiedeva una maggiore concentrazione da parte mia, un modo di raccontare molto più attento e calcolato, una nuova sfida insomma. Forse essendo invecchiato anche i miei film diventano più maturi, ad ogni modo, a differenza degli altri, Bed Time è totalmente basato sui personaggi e fondamentale diventa il modo di raccontare questi personaggi attraverso la regia. Questa richiedeva un calcolo oculato nell'utilizzo della suspense e nel riuscire ad ottenere il coinvolgimento dello spettatore.

Presto tornerà in sala con il quarto episodio di [REC] mentre Paco Plaza è a capo del terzo capitolo…
Si, ce lo siamo divisi, io farò il quarto ([REC] Apocalypse) mentre lui si è occupato di [REC] Genesis. Una divisione dei compiti che ha permesso a ciascuno di noi di lavorare su altri progetti, altrimenti saremmo stati monopolizzati dalla saga [REC] per troppo tempo.

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