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La politica degli autori: Ferzan Özpetek

Tra commedia e melodramma, il cinema polifonico del regista turco-romano.
di Mauro Gervasini

In foto il regista Ferzan Özpetek, al cinema dal 16 marzo con il suo Magnifica Presenza.
Ferzan Ozpetek (65 anni) 3 febbraio 1959, Istanbul (Turchia) - Acquario. Regista del film Magnifica presenza.

mercoledì 14 marzo 2012 - Approfondimenti

Nonostante la maggior parte dei suoi film siano catalogati alla voce "commedia", Ferzan Özpetek (Istanbul, 3 febbraio 1959) non disdegna le tinte forti del melodramma. Passioni sul piatto: triangoli d'amore clandestino (Le fate ignoranti, 2001: lui, lui e un'altra) che solo la morte "livella" rendendoli in qualche modo omogenei; oppure triangoli favoriti dal mistero e dall'esotismo (Il bagno turco – Hamam, 1997: ancora lui, lui e un'altra) liberando i corpi prima dei cuori. E altri triangoli, appunto melodrammatici, dove al sentimento di due persone si contrappone un terzo incomodo, non necessariamente in carne e ossa. Basta il moloch dell'arretratezza mentale dovuta a elementi ideologici (il fascismo di La finestra di fronte, 2003, che marchia di vergogna e sconvenienza la passione omosessuale tra il pasticciere e il suo amante) oppure culturali (la chiusura della comunità meridionale di Mine vaganti, 2010) perché il triangolo si spezzi. Quasi sempre drammaticamente. Il tema della morte permea l'opera del regista turco-romano (legato, anche come set, al quartiere Ostiense) seppure diversamente declinato. Lasciamo perdere il suo film più clamorosamente tragico, ma anche meno riuscito, Un giorno perfetto (2009), e pensiamo invece a Saturno contro (2007), dove il meccanismo di elaborazione del dolore del protagonista Pierfrancesco Favino viene innescato dall'improvvisa scomparsa del fidanzato Luca Argentero. Resta il vuoto, e hai voglia a riempirlo ossessivamente con la presenza degli amici, radunati intorno al desco per cene raffinate oppure in cucina, ambiente deputato alla condivisione della vita.

Il cinema di Özpetek è sempre affollatissimo. La forma polifonica è la sua favorita. Chi esce dal coro e si muove in solitudine, come Barbora Bobulova in Cuore sacro (2005), lo fa in realtà perché vorrebbe concedersi a tutti, in un afflato solidaristico estremo e quasi mistico. Ma l'accumulo di personaggi, voci e situazioni non può non far pensare a una sorta di horror vacui la cui sintesi probabilmente più sincera è proprio nel nuovo lavoro, Magnifica presenza (occhio al titolo, quasi una "magnifica ossessione", omaggio a Douglas Sirk: il melodramma, appunto) nelle sale da venerdì 16. Una storia di fantasmi romani (e siciliani). Ombre e parvenze che abitano i "loro" luoghi anche dopo la morte, perpetrando all'infinito i riti di condivisione di fronte a un testimone, Elio Germano, chiamato a riassumere i tratti caratteristici degli "eroi" özpetekiani: gay, tormentato, in cerca di una normalizzazione (anche borghese) della propria situazione esistenziale, sentimentale, persino professionale (in attesa di sviluppi fa pure lui il pasticciere/panettiere). I fantasmi, guidati da Giuseppe Fiorello e Margherita Buy, sono questa volta reali (tra virgolette); in altri casi e altri film vivono invece negli anfratti della memoria, come in La finestra di fronte o Mine vaganti, e rimandano ad amori perduti per colpa di altri o per gli scherzi del destino.

Dove il melodramma lascia invece posto alla commedia è nel ritmo. Nell'intersecazione delle storie personali, nel susseguirsi dei caratteri, nel cercare e nel cercarsi con una musicalità contagiosa, riflesso di movimenti di macchina sempre marcati e avvolgenti, di colonne sonore empatiche (anche, a tratti, un po' ruffiane) di cast variopinti dove spiccano spesso dive del passato (Erika Blanc, Anna Proclemer, Ilaria Occhini, Milena Vukotic...). Persino nella costruzione di vere e proprie gag, di equivoci giocati sui tempi (Preziosi che in Mine vaganti ruba la scena al fratello Scamarcio, scatenando il caos) in un affresco che mescola - a volte con ridondanza, a volte con sapienza - la leggerezza della commedia sofisticata al burlesque.

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