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Tutta la politica è paese

Le idi di marzo. Di Pino Farinotti.
di Pino Farinotti

In foto una scena del film Le Idi di marzo di George Clooney.
George Clooney (George Timothy Clooney ) (63 anni) 6 maggio 1961, Lexington (Kentucky - USA) - Toro. Interpreta Mike Morris nel film di George Clooney Le Idi di marzo.

venerdì 23 dicembre 2011 - Focus

Idi di marzo significa, da 2055 anni, tradimento. Accadde, appunto, che nel 44 avanti Cristo, Caio Giulio Cesare cadesse per mano di un gruppo di congiurati capeggiati da Bruto, che Cesare considerava quasi un figlio, e forse lo era: sua madre Servilia era una delle amanti ufficiali del dittatore. Tradimento doppio, dunque, gravissimo. E sappiamo bene che anche allora la politica era sporca. Per la verità lo era anche prima, lo è da quando esiste. Quando si dice "storia maestra". Tutto si ripete. Cesare venne ucciso in nome dell'idea di libertà e di repubblica, ma soprattutto venne pugnalato dagli alleati, persino dagli amici, pronti a sfruttare i minimi segnali di debolezza, e di caduta, del leader. Tutto questo ci dice qualcosa.

Evoluzioni
Da qualche tempo la politica ci sta addosso più del dovuto, per via dei tempi, delle evoluzioni, della non univocità dopo i fatti dell'89, soprattutto per via dei media, che per molte ragioni, a cominciare da conflitti che riguardano le competenze, ci informano. Magari male, malissimo, ma ci informano. Politica sporca dunque, e disastrosa, da noi, se è vero che l'"evoluzione" ha portato, in questa contingenza, addirittura al depennamento della politica. Il nostro Paese in questo momento rappresenta qualcosa di incredibile e anomalo. Non sappiamo cosa succederà. Ma il mutamento, e dico ancora l'evoluzione, non so se potranno portare a una stagione dove il concetto "sporco" non abbia più cittadinanza, o per lo meno sia attenuato. Credo invece che i concetti, i codici dichiarati dalle idi di marzo di George Clooney, siano gli stessi, dovunque, e si chiamano: ricatto, errore, compromesso, e poi menzogne e violenza. Insomma "sporco", come sempre. I modelli: George Clooney, che fa un governatore democratico in lizza per la presidenza; Ryan Gosling, ghostwriter e genio della comunicazione; Philip Seymour Hoffman, consigliere del governatore; Marisa Tomei nella parte di una giornalista del New York Times, potentissima. E altri di contorno. Il governatore sembrerebbe senza macchia, ma non lo è, la macchia è il sesso: una giovanissima stagista si è scoperta incinta. Il fatto è serio. Diventi ricattabile, ti devi difendere e così sottostare ai ricatti, fare cose che non faresti, accettare alleanze che non accetteresti. Senza contare l'aspetto morale, che infatti... non conta. È la politica. Il giovane Stephen (Gosling) sarebbe animato da ottime intenzioni e da saldi ideali, ma fa un errore, e un errore non ti viene perdonato, ti mette immediatamente fuori gioco. Per lo meno laggiù, in America, dove, pur nella corruzione, c'è una disciplina.

Voti
La differenza, fra qui e là, forse sta proprio nella diversa disciplina. Solo in quella. Clooney accetta quell'alleanza scomoda e dolorosa, per un pugno di voti che gli permetteranno di vincere in uno Stato importante e avrà la via aperta alla candidatura per la presidenza. E forse, un po', gli dispiace, ecco, ancora la differenza.
Testo importante, perfetto thriller politico, intreccio e dialogo secondo la tradizione del genere americana, che fa testo. Alla base scrittura vera: la pièce di Beau Willimon, sulla quale hanno lavorato lo sceneggiatore Grant Heslov e lo stesso Clooney. Il quale fa... il Clooney, personaggio impegnato politicamente, che non ha mai trascurato, nei film e fuori, di dare le sue indicazioni di progressista avanzato, attivo sui fronti delle guerre recenti e contemporanee e contro amministrazioni repubblicane (i Bush). Non è una novità che il cinema, i media e l'intelligenza americane siano ipercritici verso le amministrazioni. Cito un titolo e un nome esemplari: Tutti gli uomini del presidente, che mise a nudo, con passione violenta, i reati di Nixon, e Oliver Stone, che non perde occasione per denunciare l'attitudine aggressiva e guerrafondaia del suo Paese.

Partiti
Nel suo film Clooney attacca la politica e i politici dei due partiti, senza però trascurare, lui democratico, di parlare un po' peggio dei repubblicani. "Facciamo cose che di solito non faremmo, le fanno i repubblicani" È uno dei concetti chiave, e reiterati, indicati dal film. Nel quadro generale della politica sporca affiora Obama, come il minore dei mali. La dialettica è sempre in termini di otto anni, come se la seconda amministrazione, di Obama appunto, fosse accreditata in automatico. In sostanza: la politica è comunque, pur con stili diversi e diverse cifre di volgarità "il minore dei mali e tutta la politica è Paese".

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