Applausi a Firenze per 'Il film è servito', spettacolo eno-cinematografico.
di Luca Volpe
Quando si entra in sala e le luci si spengono, è Leonardo Romanelli a condurre la serata. Si muove curioso sul palco, si lancia in un monologo introduttivo e presenta poi un sommelier d'eccezione, Andrea Gori. Ma ci sono anche i vini, all'Odeon di Firenze: vini bianchi, rossi e champagne. Sono loro i veri protagonisti di "Il film è servito", spettacolo eno-cinematografico che accarezza ogni sfumatura del fare e del bere vino attraverso l'accostamento con alcuni dei film che lo vedono (co)protagonista.
Pieraccioni, Al Pacino, Meryl Streep e Paul Giamatti. E poi Daniel Craig e Marlon Brando. Fino ad Alberto Sordi, che in Il marchese del Grillo tracanna il suo vino direttamente dalla botte. C'è vino e vino, e c'è il vino per (e in) ogni occasione. C'è quello che libera i freni inibitori e quello che provoca imbarazzo, c'è il vino bevuto dal fiasco e quello che rimane nel bicchiere. C'è il vino dei nobili e quello dei contadini, degli operai e di chi una casa per dormire proprio non ce l'ha. C'era il vino sacro, da pestare con i piedi (rigorosamente scalzi), e c'è il vino da dissacrare, mischiato all'aceto o bevuto in un bicchierone da fast-food.
Leonardo Romanelli presenta instancabile i frammenti dei film. Uno dopo l'altro. Andrea Gori, invece, racconta la storia dei vini e ne descrive odori, sapori e richiami. C'è così il bianco, leggero, che ricorda l'estate, le serate calde in compagnia, il sole che tramonta mentre la spiaggia si svuota. E poi c'è il rosso, più pesante, che fa pensare all'inverno e al freddo, che odora di fragole, di prugne e di sottobosco. Gori viaggia, insieme al vino, e il pubblico con lui.
C'è curiosità, in sala, e c'è passione, tanta, per il vino. La passione di chi parla incontra l'interesse di chi ascolta. E alla fine, quando anche l'ultima scena si chiude, scatta l'applauso. I visi sono sorridenti, soddisfatti. I commenti sono positivi. Il vino, si sa, mette tutti d'accordo.