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Che animazione puffosa!

Raggiunto nel film di Gosnell un realismo impressionante per precisione, dettaglio e creatività.
di Gabriele Niola

In foto una scena del film d'animazione I Puffi.

mercoledì 14 settembre 2011 - Making Of

Il blu dei puffi non è un colore come gli altri, ma una tonalità ben precisa coperta da copyright, non è dunque semplice da maneggiare o trasformare in un colore complesso come quelli che esistono nella realtà. In questi casi infatti al colore base ne vanno mescolati molti altri in modo da farli risultare “realistici” e non in contrasto con il resto degli ambienti reali in cui sono inseriti. Eppure l’ostacolo più grande nell’animazione dei personaggi di Peyo è stata l’illuminazione.
Concentràti a cercare di rendere plausibili personaggi digitali che agiscono in un mondo reale, gli specialisti di Sony Imageworks hanno sperimentato e messo a punto una nuova tecnica di rilevazione, registrazione e manipolazione della luce sul set, talmente innovativa da essere già utilizzata anche nella lavorazione di Men in black III e del prossimo Spiderman.

Per arrivare al vero blu devi passare per il rosso
Una delle mille differenze tra il mondo reale e il mondo disegnato, in cui tutto ha un solo colore (al massimo due, uno per la parte illuminata e uno per la parte in ombra), è che nel primo qualsiasi superficie è percepita come la somma di miliardi di piccole variazioni su uno o più toni di colore.
Lo sanno bene gli esperti di effetti speciali e in particolar modo quelli di Sony Imageworks che hanno lavorato sull’animazione di I Puffi. Il film in live action che aveva il compito di prendere i personaggi di Peyo e farli sembrare plausibili in un mondo reale ha infatti raggiunto un realismo impressionante per precisione, dettaglio e creatività partendo dall’assunto che l’occhio umano considera la consistenza delle superfici a seconda di come riflettono la luce. Per questo tutto lo sforzo è andato nella concezione di una “pelle” che fosse quanto più reale possibile, con pori e con barba o capelli colmi di dettagli.
Il tocco finale ovviamente è stato l’approdo ad una tonalità di blu che fosse simile a quella sottoposta a copyright dei puffi disegnati. Per farlo non è bastato aggregare diversi tipi di blu ma gli animatori hanno dovuto, contro ogni previsione, incorporare anche molto rosso. Una patina translucente che oltre a portare il blu a perfezione, presta il fianco ad un più facile riconoscimento da parte degli umani di una carne verosimile.

Un passo in avanti nel mondo dell’animazione digitale
Nel settore dell’animazione e degli effetti digitali I puffi sarà però ricordato come uno dei momenti di svolta nel campo della gestione dell’illuminazione del set. Benchè possa apparire un elemento minore, la rilevazione delle luci che realmente sono sul set è una parte determinante nell’integrazione tra reale e fasullo.
Gran parte del salto in avanti è dovuto al lavoro fatto con la SpheroCam HDR, una videocamera con lenti sferiche capace di rilevare a 360° tutta la luminosità dell’ambiente in cui è inserita con inedita precisione. Dal più scuro dei toni scuri fino al più luminoso.
Una volta calcolato voltaggio, intensità e colorazione della luce, il software di rendering, quello che somma tutte le diverse componenti di un personaggio digitale e in sostanza gli dona tridimensionalità e spessore, poteva riprodurre quelle medesime condizioni di luce sul corpo irreale dei puffi in modo che risultassero illuminati esattamente come tutti gli altri oggetti degli ambienti in cui erano inseriti a prescindere da come si muovessero e dove si trovassero.

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