Rievocare quel giorno non è facile, troppi sentimenti, troppe conseguenze, troppo tutto, in gioco. E non si può neppure adottare quel processo della memoria incaricato di selezionare l'essenziale. Le cellule sono ancora calde, non si sono consolidate, e installate in quello che sarà il loro spazio ultimo, che diventerà giudizio e cultura. Non è passato abbastanza tempo. La selezione è troppo liquida, non riesci a trattenerla e a definirla. Puoi solo cercare di isolare qualche elemento che ritieni accreditato. E "Le torri gemelle" evocano tutto, appunto.

Verità
La prospettiva, persino la verità, non sono mai univoche. In questa epoca di eccesso di informazioni lo spazio per la verità univoca è andato via via riducendosi. E così puoi assumere la tesi che da "allora" l'America è cambiata e con lei il mondo, e niente sarà più come prima. Oppure quella diversa, se non opposta: il tempo è passato e se non abbiamo dimenticato, dimenticheremo. Lo scrittore americano Jay Mcinerney autore fra gli altri libri, di "Le mille luci di New York", dice che molti destini sono cambiati da quel giorno. L'evento abnorme ha agito sulla personalità recondita. Chi ha cambiato carriera, chi si è sposato e chi ha divorziato. Chi è andato volontario in Africa, e non lo avrebbe mai fatto, solo progettato. Certo nella gente di New York qualcosa è successo. Forse è più attenta al proprio simile, se vede un corpo per terra non lo ignora, avverte, magari presta soccorso. Il sindaco di allora Rudolph Giuliani, eroe-per-caso-e-per-forza, dopo il primo dolore imprevisto, sconosciuto e terribile, mettendo mano alla reazione e al soccorso fisico e morale verso i suoi, disse che New York, ferita a morte era già guarita. Niente sarebbe cambiato, nessuna conseguenza e nessuna paura.
L'11 settembre non era esistito.

Crolli
In questi giorni rivedremo chissà quante volte quelle immagini delle due torri: gli aerei che si schiantano, i crolli, la gente nella cenere, sappiamo. Proprio come la fiction di The Day after tomorrow o di Independence Day ma dal vero, in diretta, seguito da tutti noi sullo schermo piccolo.
E anche qui pongo il doppio pensiero: come sarà possibile, nella location-New York, il porto, la Statua della libertà, Manhattan, il più grande set del cinema del mondo, teatro di centinaia di storie e di happy end... come sarà ancora possibile raccontare in un film l'happy end. Ma questo è MYmovies, è un sito di cinema e di spettacolo, dunque di evasione, magari di incanto. E MYmovies sta con Giuliani, assume la sua idea. Mostrando un'istantanea dell'11 settembre di New York, non sarà l'immagine cattiva a sovrastare la buona. E se dovessi fare qual racconto, in una serie di sequenze, in un filmato, partirei da un'immagine di The Day after tomorrow, magari la Statua della libertà annegata, farei seguire una sequenza, breve, del collasso, dell'apocalisse di una delle torri, e poi proseguirei con la New York esistente, esistita ed eterna. A quell'11/09/2001 farei seguire il titolo vero: i giorni, i mesi, gli anni. La New York trasversale e intatta, nella sua storia, cultura e mito. E nella sua grandezza. In soccorso a questa rappresentazione di immagini, di docu e di fiction, nella via che spesso percorro ponendo il film e il libro come unicum complementare, a volte virtuoso, voglio rilevare Manhattan attraverso uno dei maggiori scrittori, e una della maggiori intelligenze, americani. Scott Fitzgerald che dettava, nel "Grande Gatsby", Manhattan secondo il suo talento e il suo sentimento.

"E mentre la luna si levava più alta, le case caduche cominciarono a fondersi, finché lentamente divenni consapevole dell'antica isola che una volta fiorì per gli occhi dei marinai olandesi.... Per un attimo fuggevole e incantato, l'uomo deve aver trattenuto il respiro, mentre affrontava per l'ultima volta nella storia qualcosa di adeguato alla sua possibilità di meraviglia."

Quella possibilità di meraviglia deve rimanere intatta. Forse ci riuscirà. E visto che siamo MYmovies, e come dicevo sopra, di cinema-spettacolo-evasione-incanto trattasi, concludo con un epilogo perfetto in quelle chiavi. Persone di New York, grandi modelli, davvero il meglio, una memoria da happy end che, sono sicuro, rimane e continuerà.

Dunque per l'11 settembre del 2011, dieci anni dopo, il promemoria viene composto come ... cine-poemetto, "poconormale", naturalmente.

Brando canta "Women in Love" in una bisca sotterranea di Brooklyn
Douglas-Gekko governa da Wall Street
Redford e Jane Fonda scendono al Plaza per la luna di miele
Woody e Diane litigano sulle spirali del Guggenheim
Ma prima si incantavano sulla panchina davanti al ponte di Brooklyn
Travolta balla "Stay'in Alive" nella discoteca del sabato sera
Il vento della metropolitana di Manhattan alza la gonna di Marilyn
Il maratoneta Dustin corre lungo l'Hudson
Anche il Nick principe della maree corre lungo l'Hudson
Chaplin apre la finestra, incantato davanti a Manhattan
Cary e Deborah si ritroveranno sull'Empire State Building
De Niro e Liza festeggiano il D Day, poi lui suonerà e lei canterà
Billy-Harry e Meg-Sally giocano al Metropolitan Museum
Kelly balla sui pattini in Fifth Avenue.
Quelli che "saranno famosi" si scatenano al Greenwich Village
Audrey e il suo croissant davanti a Tiffany
Kelly e Sinatra cantano e ballano sui tetti di Manhattan
Il duro Lancaster: "Amo questa sporca città"
La ricca e famosa Bissett riceve al Plaza
I "corrispondenti" Tom e Meg si incrociano allo Starbucks Coffee
Tyrone Power incantato e "musicale" al Central Park
Le gang del West Side ballano Bernstein
Newman-Rocky è amato lassù e... nel Bronx
Harvey e la sua tabaccheria di incrocio, foto con smoke
Pacino-Serpico sottobosco e pericoli della gran mela
La "sexy" Sarah Jessica: innamoramento e amore per New York

Tutta gente di New York. Come noi quel giorno undici.