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Carolina Crescentini, nastro d'argento e fulgido avvenire

L'attrice premiata a Taormina come migliore attrice non protagonista.
di Giovanni Bogani

Carolina Crescentini a Taormina per la cerimonia di premiazione dei Nastri d'argento 2011.
Carolina Crescentini (44 anni) 15 aprile 1980, Roma (Italia) - Ariete.

lunedì 27 giugno 2011 - Incontri

Ha vinto il Nastro d'argento come miglior attrice non protagonista dell'anno, Carolina Crescentini. E il suo volto – gli occhi azzurri intensi, la bellezza non banale, la carica di seduzione che sprigiona – sono diventati sempre più vicini al pubblico. Un film dopo l'altro, Carolina Crescentini ha bruciato le tappe della popolarità. All'inizio fu Notte prima degli esami, poi Parlami d'amore di Silvio Muccino, poi tutto il resto. Adesso ci sono quattro suoi film che stanno per uscire. "Ma sono ancora un po' stupita di essere qui, a fare questo mestiere meraviglioso", dice.

Sul palco del Teatro antico di Taormina, dove Carolina ha ricevuto il Nastro insieme all'amica Alba Rohrwacher, premiata come miglior attrice protagonista, Carolina ha dedicato il suo premio alla battaglia dei lavoratori e degli attori del teatro Valle. A noi, pochi minuti prima di salire sul palco, dice: "Pensa che il mio sogno sarebbe stato fare la giornalista di cinema. Io ho cominciato a pensare al cinema per studiarlo; poi mi sono ritrovata a farlo. Ma ricevere un premio dalla categoria che stimo di più è un'emozione enorme".

Carolina, sei stata premiata per due film: Venti sigarette e Boris, il film. Due film molto diversi tra loro...
"E anche per questo il premio è più bello, per me. Da una parte, un ruolo importante in un film drammatico, un esordio come quello di Aureliano Amadei, 20 sigarette, in cui ho creduto moltissimo. Un ruolo che ho fatto 'raccontando' una persona che esiste davvero, e per questo un ruolo ancora più delicato. Dall'altra, un gioco di ironia nell'interpretare un'attrice che non sa recitare".

Un'attrice "cagna anche in fotografia"...
"Esatto! E anche per interpretare quel ruolo ci voleva un po' di pazzia, altrimenti non ce la fai. È stata una sfida: ma grazie ai registi, alla fantastica squadra di lavoro che abbiamo, ce l'abbiamo fatta".

In un film che hai girato per la tv sei una web girl, cioè una di quelle ragazze che si spogliano in webcam. È così?
"Beh, diciamo che sono la protagonista di una storia che racconta il mondo di chi si esibisce in webcam. Un mondo su cui valeva la pena di indagare con un film. Il film ha cambiato molti titoli: da 'Il segreto del web' a 'Le ragazze del web', e fa parte di una serie di quattro film prodotta da Claudia Mori per Raiuno. Due ne ha diretti Marco Pontecorvo. Gli altri episodi sono diretti da Liliana Cavani e Margarethe Von Trotta".

Che tipo di mondo è? Perché lo fanno? Chi sono quelle ragazze?
"Ragazze normalissime che sono attratte dal denaro. Quando lavori un mese e guadagni 400 euro, e in una sera riesci a farne quasi la metà, capisci che c'è una tentazione forte. Qualcuna cede".

Molte di queste ragazze divengono anche escort.
"Esattamente. Perché all'inizio lo vivono come un gioco facile. Quando sono protette da uno schermo, credono che non si tratti di prostituzione, ma in un certo senso già lo è".

Quali film hai appena finito di girare, o stai girando?
"Ho girato una commedia sentimentale con la regia di Marco Ponti, con Jasmine Trinca e Francesco Scianna. Il titolo provvisorio era Ti amo troppo per dirtelo".

Poi hai girato il film di Davide Marengo, Breve storia di lunghi tradimenti.
"Sì: abbiamo finito la settimana scorsa in Colombia. Abbiamo girato a Roma, a Torino, a Londra, e poi in America latina, in Bolivia e Colombia. Io sono l'amministratrice delegata di una banca di affari internazionale, una donna spietata, pronta a tutto per raggiungere i suoi scopi".

E infine hai lavorato con un grande maestro come Giuliano Montaldo, nel suo film L'industriale. Qual è il tuo ruolo?
"Sono la moglie di Pierfrancesco Favino, imprenditore in crisi. Anche quello è un tema importante dei nostri giorni. La crisi economica entra anche nel nostro rapporto personale. Il lavoro – specialmente se è un lavoro che ami – nobilita davvero. E perdere il lavoro può uccidere la propria dignità. È un dolore che ti porti dentro anche con il tuo partner, nelle relazioni umane".

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