Advertisement
Storia "poconormale" del cinema: puntata 116

Una rilettura non convenzionale della storia del cinema. Di Pino Farinotti.
di Pino Farinotti

In foto una scena del film Ossessione di Luchino Visconti
Clara Calamai (Clara Calama) 7 settembre 1909, Prato (Italia) - 21 Settembre 1998, Rimini (Italia). Interpreta Giovanna Bragana nel film di Luchino Visconti Ossessione.

venerdì 27 maggio 2011 - Focus

I grandi titoli
I grandi titoli del cinema che hanno identificato il Novecento italiano appartengono, naturalmente, a nomi importanti e non solo in chiave e prospettiva nazionale. Il nostro Realismo è uno dei pochissimi movimenti culturali, con propensioni universali, nati da noi. Una voce dell'inizio del Novecento italiano è il Futurismo, un movimento, nato in chiave di poesia, ma sviluppatosi in chiave di arti figurative. La valenza culturale "oltre confine" del Futurismo è certo un dato di fatto ma il modello non aveva la potenza per accreditarsi in assoluto, com'era successo, per esempio, col Cubismo che aveva posto le radici per l'Astrattismo, la grande rivoluzione delle arti figurative. Ecco, il termine "figurativo" assume a questo punto, siamo nel primo decennio del Novecento, una grande importanza. La pittura figurativa naturalmente continuerà ad esistere, ma esterna al flusso evolutivo dell'arte. L'artista figurativo, per quanto dotato, rimarrà un soggetto comunque sorpassato. Ma ecco che il cinema opportunamente, arriva a compensare il vuoto artistico che comunque continua ad essere uno spazio frequentato da una grande utenza. Non tutti amano l'astratto. C'è sempre, continuerà ad esserci, che preferisce la "figura". Non è improprio dire dunque che il cinema diventa l'arte figurativa del Novecento.

Figura
E dicendo "figura" nessuna corrente artistica è più adeguata del realismo. L'estetica dei grandi film dei nostri autori di quella stagione è quella della realtà, appunto. Un fotogramma di fiction che sembra appartenere a un documentario. Lamberto Maggiorani, il protagonista di Ladri di biciclette, era un operaio che De Sica vide per strada. Quella faccia sofferta, preoccupata della sopravvivenza, quei pantaloni e quella giacca sdrucite: poteva essere lo scatto di un fotografo a Porta Portese. Invece divenne l'istantanea di uno dei più grandi film della storia del cinema. Naturalmente occorreva un contesto. Negli anni trenta avevamo i film con Assia Noris e Antonio Centa, racconti d'avventura oppure vicende amorose della bella borghesia italiana. Insomma cinema per il sogno, non cinema come rappresentazione della realtà e del sociale di quella realtà. Maggiorani, nel film si chiama Antonio Ricci, cammina tenendo per mano il suo bambino, Staiola, nel film Bruno. Attraversano una larga strada. In campo lungo, molto lungo, si vedono un paio di macchine. Il dopoguerra viene rappresentato con quell'istantanea. Non c'è bisogno d'altro. Non c'è bisogno di documento o di scrittura. Naturalmente all'interno dell'estetica scarna c'era la vicenda. A un poveraccio rubano la bicicletta che gli serve per la sopravvivenza, non ha altra scelta che rubarne una a sua volta.

Quotidiano
Qualche anno prima Rossellini aveva applicato al realismo qualcosa in più, il dramma non del quotidiano, ma della guerra. Perché la guerra era parte integrante della vita di quegli anni, era documento. Anna Magnani rincorre il camion che sta portando via suo marito. Viene falciata dalla raffica di un soldato nazista. Era la sequenza di un film che poteva anche essere una sequenza della vita, allora.

Nel '42 Visconti aveva trovato un compromesso virtuoso. Il suo film d'esordio, Ossessione, è un fenomeno. Per cominciare non ha nulla che possa far rilevare un "esordio", c'è una maturità completa e naturale, come fosse la quinta, o la decima opera. Una ragione c'era. Visconti, grande famiglia e grande cultura, aveva stazionato a Parigi alla corte di Jean Renoir, il grande maestro francese. Aveva imparato il mestiere. Il milanese era anche cultore di cinema e letteratura americana. Aveva letto un romanzo di James Cain, del 1934, Il postino suona sempre due volte. Tornato in Italia, Visconti indusse le Industrie cinematografiche italiane ad acquisire i diritti del romanzo e ad affidargli il film. Una certa corrente di giudizio ritiene Ossessione forse il più grande film italiano di sempre. Una parte di realismo, una parte di cinema francese del cosiddetto Fronte popolare, che significava realismo applicato alla letteratura senza mediazioni, difendendo le identità delle due discipline. E poi il racconto scarno di orpelli, magari con una parte di violenza, dello stile americano. Massimo Girotti, lento, libero, in canottiera, cammina sulla sponda del Po, approda alla locanda della Calamai e del marito di lei, goffo e ingenuo. Si intuisce subito il destino di tutti. Tre culture accorpate, diverse e convergenti. Un capolavoro nasce, quasi sempre dalla sorpresa, da ciò che non è previsto.

Ossessione, Roma città aperta, Ladri di biciclette, opere esemplari della nostra grande idea di mezzo secolo. Dettata al mondo, dal mondo recepita e acquisita, ma che sarebbe sempre rimasta "nostra".

Gallery


{{PaginaCaricata()}}

Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | MYMOVIESLIVE | Dvd | Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | Colonne sonore | MYmovies Club
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati