Advertisement
Palma corretta a Malick, ma era meglio Moretti

Un festival da sei meno. Di Pino Farinotti.
di Pino Farinotti


martedì 24 maggio 2011 - Focus

Ho sempre nutrito rispetto per i grandi premi del cinema, per i "major", Oscar, Palma d'oro e Leone d'oro. Nei decenni hanno segnato la qualità, adeguando i riconoscimenti ai momenti storici. Scorrendo i titoli vincitori quasi sempre si trova una ragione di quel successo. E spesso i titoli fanno parte della storia nobile del cinema. Spesso, non sempre. Certamente. Quest'anno Cannes non ha convinto, è stato un festival da sufficienza risicata. Quasi tutta la critica è concorde nella promozione stentata. Premiare un titolo come The Tree of Life è stato comodo per tutti, trattasi di buon film spettacolare, sentimentale, rassicurante, culturalmente tutto americano, più di apparenza che di sostanza. L'idea di proporre un paradiso accogliente come un lieto fine universale e colossal, non ha soddisfatto i palati fini, che avrebbero preferito titoli diversi, europei, o di culture lontane. Non voglio farne, di titoli, sono stati fatti tutti da tutti. Credo di essere stato perspicuo sul concetto generale. L'Italia, come ormai succede da tanto tempo, è stata ignorata. Un premio a Michel Piccoli, il papa di "Habemus" sembrava già acquisito, ma non è arrivato.

Reconditi
Scrivendo su Cannes ho parlato di "reconditi". Soprattutto riferendomi al recondito orrendo di von Trier. Anche Malick ci ha messo il suo, troppo concedendosi. A di là della suggestioni, dei dolci deliri, dell'immaginifico, dei sentimenti così dichiaratamente accentuati, del coraggio mistico e del trascendente, non va sottovalutata la presenza di Pitt e di Penn, divi sicuri. E poi il personaggio Malick, colui che si nasconde, colui che compie un'opera fra grandi intervalli. Anche questa piccola leggenda offre una franchigia. Per esempio permette all'autore un'opera di 138 minuti, una ventina dei quali sono superflui.

Franchigia
Nanni Moretti non possiede quella franchigia e quel mito accreditato. Anche per lui ci sono lunghi intervalli, tuttavia il romano non esagera ma neppure lesina nel proporsi. Con quel suo trucco, non riesci a sapere se Malick sia simpatico o antipatico, devi stare al mistero e alla fantasia che, per definizione è meglio della realtà. Moretti invece è antipatico e basta. Se fa un film deve farlo bene, se sfora di qualche minuto, se sbaglia misure, se il profilo non resiste sempre in alto, immediatamente c'è chi lo rileva impietosamente. Per questa ragione Habemus papam è un film quasi grande. Comunque migliore dell'Albero della vita. Il film di Moretti, che non ha vinto niente, non verrà ricordato come lo scandalo di Cannes del 2011. Non sarà un Lanterne rosse, di Zhang Yimou, capolavoro di cinema, di etnia e di cultura che si vide soffiare l'Oscar da Mediterraneo di Salvatores. Tuttavia è un film che avrebbe meritato, e magari meriterà, se gli toccherà, di rappresentarci all'Oscar.

Fede
"The tree" e "Habemus" sono storie di fede, in modi diversi naturalmente, magari opposti. Ho già scritto che il film di Moretti "... è una macchina che non perde un colpo o ne perde pochissimi: il sorriso, il grottesco, gli attori, le metafore e quella sua storica strafottenza che può piacere o meno ma è senz'altro intelligente, ed è ciò che conta. Ci sono momenti da stralciare per lezioni di cinema, ogni battuta ha il peso e il suono giusti. Nel "contesto Moretti" naturalmente..." E poi il sorriso. Il sorriso intelligente è un eroe del cinema. Appartiene a pochi autori. Malick, nei suoi 138 minuti non ti fa sorridere neppure una volta. È innaturale, anche nel dramma più alto. Ma va detto che se hai ironia, e umorismo, non te la senti di disegnare il paradiso. È un'equazione.

Impresa
Moretti possiede ironia e umorismo e non ha affrontato quell'impresa. Però è curioso, affascinante, immaginare che un giorno, fra un intervallo o due, ci provi. Provi a immaginare un al di là da ateo. Che bella provocazione. Conoscendo la sua storia e le sue chiavi si può pensare che una volta arrivato là, una volta rinvenuti ed espletati gli affetti, lo spirito strafottente e grottesco si metta in cerca di qualcuno, voglia cogliere occasioni impensabili e impossibili, come incontrare un Wilder, o un Chaplin, gente che diceva cose importanti divertendo, eccome. Sentire le loro opinioni su quanto accade, non solo in cinema. Credo che comunque un ospite da visitare, inquilino recente lassù, sarebbe Monicelli. Certo accettato in paradiso: era talmente intelligente, era un tale artista, aveva una tale qualità, da essere un patrimonio da tutelare, dovunque. Mi piace immaginare con quali parole Moretti farebbe aprire a un ateo comunista, le porte del paradiso. E quali parole metterebbe in bocca a Mario, più strafottente e ironico di lui, per dire come si trova lassù.
Anch'io ho provocato e giocato. Sempre nell'assunto che sempre di (futuro) cinema trattasi.

Gallery


{{PaginaCaricata()}}

Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | MYMOVIESLIVE | Dvd | Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | Colonne sonore | MYmovies Club
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati