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Amici miei, amici suoi

Tra polemiche e mancate dediche, esce nelle sale il tributo di Parenti a Mario Monicelli.
di Ilaria Ravarino

Massimo Ghini e Giorgio Panariello in una scena del film Amici miei - come tutto ebbe inizio di Neri Parenti.
Giorgio Panariello (63 anni) 30 settembre 1960, Firenze (Italia) - Bilancia. Interpreta Cecco Alemari nel film di Neri Parenti Amici miei - Come tutto ebbe inizio.

martedì 15 marzo 2011 - Incontri

Se ho avuto paura? Si, non averla sarebbe stato da incoscienti". Alla conferenza stampa di Amici miei – come tutto ebbe inizio, Neri Parenti sembra Don Quichotte. Regista del quarto sequel della saga di Amici miei, iniziata nel 1975 da Mario Monicelli, davanti a sé non ha mulini a vento ma veri giganti: "Lasciamo perdere le polemiche – dice subito, più candido che può – io sono soddisfatto di quello che abbiamo fatto: questo è un altro film, diverso dai primi tre Amici Miei, ma che mantiene lo spirito dei predecessori".

Cinquantamila fan di Monicelli sul piede di guerra
Difficile accantonare le polemiche, con 50.000 fan di Monicelli sul piede di guerra, le cronache che parlano di vivaci proteste e un filmato su Youtube in cui Massimo Ghini tenta di arginare l'irruzione sul set di un gruppo di agguerriti manifestanti. "Sono andato avanti per la mia strada confortato dal fatto che l'idea primaria del film fosse venuta alle stesse menti dei primi tre – dice Parenti, che agli sceneggiatori Piero De Bernardi, Leo Benvenuti e Tullio Pinelli ha dedicato il film - Non si trattava di mettersi a rifare tutto da capo adesso, nel 2011: se lo avessimo scritto io e Fausto Brizzi sarebbe venuto un film diverso. Sono fiorentino e so bene quanto i miei concittadini siano integralisti nei confronti delle cose che gli appartengono: penso che le proteste siano molto regionalizzate. E poi 50.000 non sono niente, rispetto ai 20 milioni di utenti di Facebook. Comunque la pensino, il mio è un atto d'amore. Questo film è il sogno della mia vita, un omaggio alla mia città e il rispetto di una promessa che ho fatto alle persone con cui lavoro da anni".

Il cast, la vera pietra dello scandalo
Proprio loro, le persone con cui Parenti lavora da anni, sono la vera pietra dello scandalo del film: il duo da cinepanettone Christian de Sica e Massimo Ghini, i comici Giorgio Panariello e Massimo Ceccherini, il prezzemolino Michele Placido, attori che nessuno si sarebbe aspettato di trovare al posto dei predecessori Ugo Tognazzi, Gastone Moschin, Philippe Noiret. "Ho cominciato a lavorare con Monicelli e Comencini, non ci trovo niente di male a recitare in questo film nel mio finale di carriera – dice Placido – I registi mi scelgono per dare un carattere anche drammatico ai personaggi, e Amici miei è fondamentalmente un film drammatico: i protagonisti giocano e fanno bischerate perché hanno paura di annoiarsi e di morire. Il problema è che non sono toscano? In Amici miei non c'erano toscani, erano tutti doppiati". Più cauto Giorgio Panariello, "per noi attori è stata una sfida e certo paghiamo lo scotto dell'associazione con i precedenti", ottimista De Sica: "Le polemiche sono poca cosa. Chi di noi non è toscano, cioè io, Placido e Ghini, ha imparato a parlare con l'accento. Questo film è stato un'esperienza meravigliosa da tanti punti di vista, anche perché siamo tornati a fare il cinema di una volta, quello di genere. Film così, ormai, si girano solo all'estero: invece in Amici miei - come tutto ebbe inizio abbiamo lavorato con le maestranze italiane, abbiamo fatto rivivere la Cinecittà di una volta. Certo, rispetto ai miei colleghi io ero avvantaggiato: il mio personaggio è stato creato su misura per me. Fisicamente ho cercato di assomigliare a Gassman, per questo mi sono fatto crescere la barba. Ma nel carattere, nell'interpretare un aristocratico con i pantaloni bucati, mi sono ispirato a mio padre. Almeno, per una volta, non si dirà che ho cercato di imitare Sordi".

La mancata dedica a Mario Monicelli
È Paolo Hendel il primo a nominare il convitato di pietra, il fantasma cui tutti pensano e nessuno ha il coraggio di chiamare in causa: "Questa è una commedia kolossal, ma per me che ho conosciuto Monicelli è soprattutto un atto d'amore e un omaggio a quella pagina di cinema che è stata Amici miei. Ci siamo avvicinati con rispetto al lavoro di Mario. Qualche mese fa l'ho incontrato e gli ho chiesto cosa ne pensasse del film. Lui disse che ne pensava bene, purché la storia funzionasse e facesse ridere". A Parenti tocca la dolorosa chiusa: "L'unico motivo per cui il film non è dedicato a Monicelli è perché lo conoscevo molto bene, ci vedevamo spesso, siamo stati in vacanza insieme, ne capivo il carattere. So perfettamente che se gli avessi dedicato un film senza chiedergli il permesso, si sarebbe infuriato. Questo non toglie che per me, e per tutti, Mario era il number one".

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