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Horror Frames: The New Daughter e i film sulle case maledette

Luis Berdejo racconta una storia classica in modo credibile.
di Rudy Salvagnini

Gattlin Griffith interpreta Sam James, figlio minore di John James (Kevin Kostner) in The New Daughter di Luis Berdejo.
Gattlin Griffith . Interpreta Sam James nel film di Luiso Berdejo The New Daughter.

martedì 8 marzo 2011 - News

I film sulle case maledette o in vario modo infestate sono un filone a sé stante all’interno del cinema horror. Proprio il luogo in cui le famiglie trovano normalmente l’ambiente idoneo per svilupparsi e cementare i propri rapporti, è considerato quello in cui il male si insinua con maggiore facilità. È chiaro lo scopo degli autori di questi film: impaurire lo spettatore mostrandogli come il posto in cui vive potrebbe celare, sotto la sua apparente normalità, orrori tali da possedere e trasformare le persone che più ama. Pur avendo un punto fondamentale in comune nell’ambientazione “casalinga”, i film di questo sottogenere si dividono in ulteriori sottospecie. Da un lato ci sono gli splatter scatenati come La casa di Sam Raimi, dall’altro i film d’atmosfera nei quali i fantasmi la fanno da padrone inserendosi sottilmente nella realtà, come accade ne Gli invasati - un capolavoro di suggestioni e ombre - o in Dopo la vita, che percorre le stesse strade con meno finezza, ma con un tocco di perversità in più.

I film sulla pervasività della possessione
Poi ci sono i film che specificamente affrontano la pervasività della possessione, che striscia dentro la famiglia toccando dapprima i membri più deboli o ricettivi per arrivare poi a sconvolgerne le fondamenta. L’originario Amityville Horror di Stuart Rosenberg è il prototipo di questo approccio: una famiglia normale, con le sue naturali tensioni, va a vivere in una vecchia casa ed entra in contatto con un’entità demoniaca che prima ne studia le dinamiche e poi si getta sul componente più esistenzialmente in crisi per farne il fulcro di un profluvio di malefatte. Ancora più interessante sotto questo profilo è il primo seguito (di tanti), Amityville Possession di Damiano Damiani, che rielabora le stesse tematiche (il film è una sorte di prequel del precedente), ma vi aggiunge una morbosità che le rende ancora più disturbanti. Anche Poltergeist - Demoniache presenze di Tobe Hooper segue un analogo percorso narrativo, attualizzando visivamente gli effetti dell’influenza maligna, ma mantenendo un’origine in qualche misura sacrale alla sua minaccia ultraterrena, sempre affrontata da una famiglia normale e stavolta coesa.

The New Daughter di Luis Berdejo
Il recente The New Daughter di Luis Berdejo, da poco arrivato da noi in dvd, unifica queste suggestioni e questi temi, raccontando una storia assai classica, ma cercando di popolarla di personaggi credibili per le cui sorti si possa provare partecipazione emotiva.
Lo scrittore John James si trova imprevedibilmente ad affrontare una situazione familiare problematica per la quale non è preparato. Abbandonato di punto in bianco dalla moglie, deve infatti occuparsi dei figli: il piccolo Sam e l’adolescente Louisa. Per dare un taglio al passato e trovare un posto adatto al lavoro e alle esigenze familiari, John si trasferisce con i figli in una grande casa isolata nella Carolina del Sud. Naturalmente anche per i ragazzi la separazione dei genitori è stato uno shock che affrontano in modi diversi: Louisa è amareggiata per quello che vive come un vero e proprio abbandono da parte della madre e non è per nulla tenera con il padre, assumendo con lui un atteggiamento ribelle; Sam, invece, va molto d’accordo con il genitore: è più piccolo e non è ancora arrivato al momento della contestazione dell’autorità paterna. John cerca di smussare i contrasti e di tenere insieme la famiglia, ma non gli è facile. Trova un po’ di conforto attraverso la conoscenza di Cassandra Parker, la cordiale e sensibile maestra di Sam, ma si accorge presto che i suoi unici problemi non sono quelli relativi all’educazione dei figli. Infatti, cominciano ad accadere fatti inquietanti e John scopre che la località dove si trova la sua casa ha un passato oscuro e poco raccomandabile.

La battaglia di una famiglia contro il male che vuole distruggerla
Berdejo - sceneggiatore di [Rec] - La paura in diretta è qui all’esordio nella regia e affronta con impegno una situazione molto tipica, quella che vede una famiglia con problemi arrivare in una casa nuova dove ci sono problemi ancora maggiori. Per rendere appassionante una vicenda così prototipica, Berdejo punta molto sulla caratterizzazione dei personaggi, in modo da dare credibilità al mistero che sottilmente striscia dentro la storia. L’istituzione familiare combatte per affermarsi sul male che cerca di distruggerla: non è una lotta nuova, ma mantiene il suo pathos. Il padre, interpretato da un Kevin Costner ormai lontanissimo dai suoi fasti divistici ma sempre capace di dare un senso ai suoi personaggi, risulta umano, fin troppo umano, con le sue debolezze, la sua incapacità a reggere il ruolo del padre single, ma la sua determinazione a cercare di farlo anche se tutto e tutti sembrano remare contro di lui. Il rapporto, in particolare, con la figlia maggiore è tratteggiato con toni di verità: la ragazzina arrivata all’adolescenza sfugge con una rabbia quasi inconsapevole a quello che resta della sua famiglia, nonostante qualche barlume di confidenza ogni tanto la spinga a cercare conforto al suo interno. Le pulsioni della pubertà però sembrano avvicinarla di più a un mondo di oscurità e trasgressione che funge da irresistibile attrazione, in una trasparente metafora del mondo esterno che calamita convulsamente i giovani improvvisamente stufi delle regole della famiglia, ritenute opprimenti. Nella vita reale tutto questo appartiene a un percorso di formazione normalmente necessario alla crescita e, se ben giocato, per nulla nocivo. In un horror come questo, invece, la presenza di un’entità soprannaturale malvagia rende il contesto in qualche misura “reazionario” e conservatore, assimilando in modo evidente la voglia di crescere al cedimento verso il male.

Un buon cast e una messa in scena curata meticolosamente
Berdejo cura anche meticolosamente la messa in scena scegliendo ambientazioni appropriate e creando un’atmosfera adeguatamente opprimente, ma la costruzione della storia è lenta e purtroppo tutto sa di già visto, compreso il retroscena che vede coinvolte le sacralità funerarie indiane. Gli ultimi venti minuti sono però ben diretti, il film finalmente si distende e sviluppa una buona suspense. Discreto il cast. Ivana Baquero (Il labirinto del fauno) è bravina nei panni della ragazzina tormentata e Kevin Costner è in parte in quella del babbo improvvisamente gravato del peso della famiglia (e fosse solo quello!).

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