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Annie Girardot: uno stile perduto

Un modello felice e complesso.
di Pino Farinotti

Annie Girardot (Annie Suzanne Girardot) 25 ottobre 1931, Parigi (Francia) - 28 Febbraio 2011, Parigi (Francia).

martedì 1 marzo 2011 - Celebrities

Attrice e donna decisamente importante la Girardot. E modello felice e complesso. E tanti codici garanti, della massima qualità. Per cominciare Parigi, dov'era nata nel '31. E poi Accademia di Parigi, dove emerge subito, tanto da entrare nella sacralità della Comédie-Française ancora ragazzina. E un altro avallo decisivo, Jean Cocteau, già scopritore di Juliette Gréco, che però era di Montpellier, non purissima parigina come Annie. Juliette di poco più grande di Annie identificherà perentoriamente gli anni Cinquanta, il famoso esistenzialismo, ma la Girardot saprà evolversi a partire proprio da quel decennio, ma esplorando e risolvendo altri registri e altre esperienze, sempre da protagonista. Era bella e affascinante e proprio Cocteau le diede una definizione che certo le fu utile "uno dei più bei talenti del dopoguerra". La Girardot si è sempre considerata una figlia del teatro e legata a ruoli di qualità alta. Debutta 24enne nel cinema con Tredici a tavola, naturalmente si fa notare e vince un premio importante, il "Suzanne Bianchetti", ma per l'attrice il destino grande si compie in Italia, con un maestro, Luchino Visconti, che in Rocco e i suoi fratelli le assegna la parte di Nadia, una prostituta passionale e intelligente. Annie ha sempre considerato quel ruolo il più importante della carriera. La capacità di essere "tutto" le aprì ... tutte le porte. Autori fuoriclasse le assegnarono ruoli diversi e difficili. La Girardot li risolse secondo la sua personalità, dettando ogni volta regole proprie. Monicelli le diede il ruolo di Niobe nei "Compagni", nel cast c'era anche Renato Salvatori. I due si erano conosciuti sul set di "Rocco" e non solo erano affiatati, erano anche innamorati. Ferreri fece di lei "la donna scimmia" ruolo grottesco e molto difficile, che Annie, come sempre ricoprì al meglio. Nel '64, un altro eroe del cinema francese Marcel Carné la volle per il suo Tre camere a Manhattan, e questa volta la qualità di Annie ebbe un riconoscimento ufficiale, la prestigiosa Coppa Volpi al festival di Venezia. La parigina è sempre stata considerata una di noi, e non soltanto perché aveva sposato Salvatori. Nell'era recente aveva comunque lasciato segni importanti, in film come La pianista e Niente da nascondere, di Michael Haneke. Talento, intelligenza e umanità. Una francese vera e del mondo. Uno stile che adesso è difficile reperire. Dal 2008 Annie Girardot soffriva di Alzheimer. La figlia Giulia Salvatori, in un documentario ha rivelato le grandi difficoltà della madre sul set del suo ultimo film. Quando era necessario suggerirle anche le battute più semplici. Triste il set e ... triste il documentario.

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