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Dorian Gray non seduce più

Addio alla bellissima Maria Luisa Mangini. Di Pino Farinotti.
di Pino Farinotti

Dorian Gray (Maria Luisa Mangini) 2 febbraio 1936, Bolzano (Italia) - 16 Febbraio 2011, Torcegno (Italia).

giovedì 17 febbraio 2011 - Celebrities

Era bellissima Maria Luisa Mangini, bionda, immagine internazionale. Non erano molte le attrici di allora con quel tipo di appeal. Era nata forse nel '36, più probabilmente nel '34, l'anno della Loren e della Bardot. Rispetto a Sophia, che certo è stata travolgente per popolarità e per carriera, "Maria Luisa" si accreditava come la bella straniera; poteva benissimo essere sbarcata da Hollywood in cerca di una fortuna con minore concorrenza. Una sorta di Abbe Lane, la provocante moglie di Xavier Cugat che si era affermata da noi con quelle sue movenze così spinte, come si diceva allora, quando cantava e ballava il cha cha cha. Maria Luisa scelse un nome importante e ambiguo, Dorian Gray, il bellissimo maledetto di Oscar Wilde, corrotto ed eterno, che invecchia solo su una tela, a sua stessa insaputa. Nome maschile e nome maledetto dunque, una scelta con un destino si direbbe. E può essere che Dorian-Maria Luisa, che era stata bellissima, non abbia più sopportato il tempo. Ci sta. Erano gli anni cinquanta, se domandavi, come si fa adesso con le telecamere per strada, "chi è Dorian Gray" uno su dieci avrebbe citato Wilde, tutti gli altri Maria Luisa. E quasi tutti la credevano straniera, invece era italiana, esattamente bolzanina nata a Milano. Non molti anni fa, a Venezia, durante il festival ero seduto a un tavolo molto lungo, con tanta gente del cinema, ricordo Javier Barbem, la Gerini e Stanley Donen fra gli altri. Seduti quasi in fondo al tavolo c'erano un uomo e una donna che passavano inosservati, non a me. Lui era Jacques Sernas, apollo degli anni Cinquanta, che i soliti magazine definivano l'uomo più bello del mondo –con tanto di attestato ufficiale, aveva fatto Paride in Elena di Troia- la donna era Dorian Gray, non più bella come allora, ma sempre bella. Andai da loro, con mia figlia Rossella. Le dissi: "Tu non li ricordi, ma questo signore e questa signora erano il più bello e la più bella del mondo. E si vede." Così parlai con loro, soprattutto con la Gray, alla quale certo non era dispiaciuta la mia didascalia. Sapevo molte cose di lei, naturalmente. Era una magnifica dark, con la giusta ironia, era la provocante con mistero che fa perdere la testa a Teddy Reno e fa arrabbiare Totò e De Filippo, salvo rivelarsi alla fine brava e pura. Nelle Notti di Cabiria era l'amante di Amedeo Nazzari, annoiata e credibile. Ma il meglio lo diede in un film molto serio, Il Grido, di Michelangelo Antonioni, nella parte della proprietaria di una pompa di benzina che sa tener testa alla vita e ai maschi. Il regista l'aveva letteralmente "sfigurata", togliendole pellicce a abiti da sera e mettendole addosso una gonna sdrucita e una camiciola aperta sul davanti, per forza. Dunque grande scollatura e sensualità, qualcosa che nel nostro cinema di quelle stagioni non apparteneva a molte, e a poche che fossero credibili, appunto. Non era la ragazza della porta accanto, era la bellissima da mostrare nei night, da non sposare. Un'attrice, come scrisse un critico francese, citando soprattutto Rita e B.B., che era ospite fissa nei sogni maschili e che aveva contribuito a curare i foruncoli degli adolescenti. Dorian Gray: protagonista quando nei film c'erano Totò e Nazzari. Non è davvero poco.

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