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U pilu sopra Berlino

A colloquio con Antonio Albanese in attesa della proiezione serale di Qualunquemente.
di Giovanni Bogani

Antonio Albanese, presente alla 61. edizione del Festival del cinema di Berlino con il suo Qualunquemente.
Antonio Albanese (59 anni) 10 ottobre 1964, Lecco (Italia) - Bilancia. Interpreta Cetto La Qualunque nel film di Giulio Manfredonia Qualunquemente.

venerdì 11 febbraio 2011 - Incontri

BERLINO. "Ma che cosa si mangia, qui a Berlino?". A un certo punto, la curiosità gli viene. Anche perché è ora di pranzo. E forse per stemperare l'attesa della sera, della proiezione ufficiale del film davanti al pubblico tedesco, e ai giornalisti internazionali. "Si mangia lo stinco", gli dicono. "Ah, bene, allora stinco per tutti!".

È la prima volta di Antonio Albanese a Berlino. Il film, che in Italia ha sbancato i botteghini, venduto già in alcuni paesi stranieri, è alla grande prova internazionale. Stasera si capirà, alla fine della proiezione, come l'avranno presa. Se questa satira grottesca, amara, cinica, spietata dell'Italia vallettata e sgallettata piace o no anche all'estero. Albanese non sembra preoccuparsene, e dopo un attimo di silenzio, dice: "Minchia! U pilu sopra Berlino!".

"Che cosa direi a un tedesco che sta per vedere Qualunquemente? Forse non gli direi proprio niente: vorrei che si gustasse il film da solo. E soprattutto, vorrei che non pensasse che è un film su una situazione specifica, su un politico specifico. Secondo me questo personaggio è universale: parla del nostro paese, ma anche dell'Europa. Anche in giro per Berlino ci sono un centinaio di Cetti La Qualunque dappertutto".

"Io non sono capace di giudicare il mio personaggio, in realtà. Lo faccio e basta. Mi piace, mi piaceva questo personaggio: non ho mai pensato che fosse un film sull'attualità. Anzi, il fatto che un film preparato da anni sembri un film giocato sul presente è quasi un danno, per noi".

"È arrivata questa contemporaneità scioccante, che ha strumentalizzato un po' l'anima del film".

Come potrebbe evolvere Cetto?
"Sicuramente vorrà diventare onorevole. È gente che non si ferma più, e che quindi va bloccata all'inizio".

Le è mai venuta paura che il pubblico ridesse "con" Cetto, stando dalla parte sua?
"È un po' come Coppola che fa Il padrino, e tutti poi sperano di fare i padrini... Ma io penso proprio di no, che non si rida insieme a lui, stando dalla sua parte. Se poi questo accadrà, non è colpa mia".

Era mai stato prima a Berlino?
"No, ero stato solo per sbaglio alle terme di Baden Baden. Sono arrivato ieri sera, al buio, non ho visto ancora niente".

Nelle prime recensioni internazionali a Qualunquemente, viene quasi dato per scontato che il film sia un riflesso del Ruby Gate. Che effetto vi fa?
"Dispiace un po', perché il film l'abbiamo scritto anni fa, e il personaggio è nato nel 2003. È solo una coincidenza incredibile che sia scoppiato lo scandalo adesso. E la stampa italiana ha accentuato similitudini, cercando a tutti i costi un parallelo. Per esempio, 'lei ha un corpo da assessoressa', una frase che Cetto dice nel film, io l'avevo scritta anni prima".

Ribaltiamo la domanda: non avete avuto paura che la realtà vi superasse? Che gli scandali veri risultassero ancora più estremi e grotteschi dei vostri, con il rischio di non fare più ridere?
"No, solo in una scena ci siamo sentiti superati dagli eventi: quando abbiamo immaginato Cetto in una piscina con tre, diciamo così, fidanzate... Beh, abbiamo capito che erano troppo poche! Adesso ne avremmo messe di più!".

Che cosa trova veramente scandaloso, oggi?
"Mettiamola così: è sempre successo che un industriale, o un potente, regalassero beni preziosi alle loro amanti. Pellicce, diamanti. Prima se le compravano, però: adesso le pagano con i soldi nostri!".

Ma insomma, a un tedesco di Potsdamer Platz, lei cosa direbbe: il film parla di Berlusconi o no?
"Ma no, sarebbe troppo facile. Chi conosce questo paese, chi lo osserva, sa che è un modo di gestire il potere che esiste da tanto. E addirittura non è né di destra né di sinistra".

Ora che lei porta "U pilo sopra Berlino", può dircelo: ma lo slogan del pilu ha qualche fondamento reale? È successo davvero?
"È successo eccome, in un paesino calabrese. Uno di quei paesi dove si conoscono tutti. Il politico non riusciva a infiammare gli animi, e alla fine sbottò: 'va', se mi votate vi porto pure o pilu!'. Fu l'applauso più fragoroso della storia dei comizi".

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