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Horror Frames: le molte facce del dottor Jekyll

L'evoluzione di uno dei miti del cinema horror.
di Rudy Salvagnini

Fredric March in una scena del film Il dottor Jekyll e Mr. Hyde.
Fredric March (Ernest Frederick McIntyre Bickel) 31 agosto 1897, Racine (Wisconsin - USA) - 14 Aprile 1975, Los Angeles (California - USA). Interpreta Il dottor Henry Jekyll; Mister Hyde nel film di Rouben Mamoulian Il dottor Jekyll [1].

martedì 11 gennaio 2011 - News

Quando Robert Louis Stevenson pubblica, nel 1886, "Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde" non può certo sapere d'aver non solo scritto un capolavoro letterario, ma di aver anche creato uno dei miti più persistenti del futuro cinema horror. Assolutamente rivoluzionario per l'epoca, il romanzo di Stevenson indaga nella personalità umana per evidenziare come, alla fine, il mostro sia dentro di noi. Un concetto moderno e anche amaro, un'analisi approfondita del rapporto tra bene e male, che convivono all'interno della nostra mente. Una resa, in fondo, all'impossibilità della totale bontà d'animo se non attraverso un esperimento scientifico. Cercando di separare il Bene dal Male, Jekyll finisce con il creare il suo alter ego, Mr. Hyde, totalmente malvagio.
È una materia attraente per il cinema, sin dai primordi. La possibilità di mettere in scena un mostro dalle caratteristiche assolutamente originali spinge subito alla realizzazione di parecchi film tratti dal lavoro di Stevenson. Il più noto, tra i primi, è il Dr. Jekyll and Mr. Hyde (1920) di John Stuart Robertson con il divo per antonomasia dell'epoca, John Barrymore, in un brillante tour de force attoriale. Non è da dimenticare però il coevo La testa di Giano di F.W. Murnau (il regista di Nosferatu), un film purtroppo andato perduto.
Le versioni che però rimangono più nella memoria sono quelle realizzate con il passaggio al sonoro a dieci anni di distanza una dall'altra. Il dottor Jekyll (1931) di Rouben Mamoulian è un indiscusso capolavoro che ha segnato un'epoca: modernissimo e morboso, trae vantaggio dall'essere stato realizzato prima delle strettoie del codice Hays e mostra una creatività ancor oggi sorprendente a tutti i livelli, con una superlativa interpretazione di Fredrich March premiata con l'Oscar. Il dottor Jekyll e Mr. Hyde (1941) di Victor Fleming (la cui firma è anche su Via col vento) è meno riuscito, ma ha tra le sue caratteristiche un approccio meno sensazionalistico alla figura di Hyde che Spencer Tracy dipinge in modo meno mostruoso. Sino a quel momento, infatti, Hyde era stato rappresentato come un irsuto gorilloide che ha anche nell'aspetto le stimmate di un uomo animalesco.
Con il passare degli anni, questa raffigurazione diventa obsoleta. Più l'horror si fa moderno, più diventa sensibile al fascino del Male. E per essere affascinante, il Male non può limitarsi a essere mostruoso. Il primo horror a elaborare questo concetto è Il mostro di Londra (1960) del maestro della Hammer, Terence Fisher. In questo film - grazie anche a un'acuta sceneggiatura di Wolf Mankowitz - uno scialbo e velleitario Jekyll si trasforma nell'affascinante e cinico Hyde, la cui mostruosità è nell'animo e non nell'aspetto. Jerry Lewis rielabora questo aspetto innovativo nel suo capolavoro da regista, Le folli notti del dottor Jerryll, in cui la sua classica persona comica e pasticciona diventa, grazie a un siero, una sorta di imitazione del suo ex partner Dean Martin, crooner sciupafemmine.
Un anno prima del film di Fisher, Jean Renoir, pur rimanendo a suo modo fedele allo sdoppiamento tradizionale, ha realizzato un altro capolavoro, Il testamento del mostro, dando ad Hyde l'immagine chapliniana di un ometto libero e cattivo, non condizionato dalle convenzioni sociali e assolutamente indifferente alle sorti altrui. Il giustamente celebrato Jekyll televisivo diretto e interpretato nel 1969 da Giorgio Albertazzi si muove nella linea revisionistica di Fisher ed evita accuratamente di rappresentare Hyde come un bruto scimmiesco.
Nei primi anni '70, ormai l'immagine tradizionale di Hyde si è frantumata e chi si approccia al tema cerca nuovi punti di vista. Singolare è in questo senso Barbara il mostro di Londra di Roy Ward Baker, nel quale, con una trovata geniale, Jekyll si trasforma in una Hyde al femminile. Il film, pur meritevole, non è in grado di sostenere uno spunto così al fulmicotone, ma resta comunque interessante: l'idea verrà poi ripresa, con esiti inferiori, nella commedia Dr. Jekyll e Miss Hyde con Sean Young. Negli anni successivi, anche nei casi in cui non ci sia la forza creativa per suggerire novità significative, come in Dr. Jekyll e Mr. Hyde sull'orlo della follia - comunque caratterizzato da una buona prova di Anthony Perkins - la figura di Hyde è ormai permeata da un'ambiguità che ne confonde i margini. La ricerca dell'originalità a ogni costo, porta anche a conseguenze poco brillanti, come accade per Mary Reilly di Stephen Frears, generalmente dedito a film ben diversi e lontani dall'horror (e si vede, direi): l'angolatura è assolutamente originale, dato che il film osserva la classica storia dal punto di vista della cameriera di casa Jekyll, ma il risultato è fiacco e banale come peggio (forse) non si potrebbe.
L'interpretazione mediocre di un solitamente più impegnato John Malkovich è la spia dello scarso coinvolgimento dei protagonisti nel progetto.
Un nuovo standard si è comunque imposto e quella che era una visione a suo modo rivoluzionaria è diventata la normalità: Hyde è di norma raffigurato come un super io fascinoso e morbosamente attraente. La cosa non porta necessariamente a risultati convincenti, nonostante ci si impegni nella ricerca di novità. Un esempio è il recente film televisivo Dr. Jekyll e Mr. Hyde - Colpevole o innocente? di Paolo Barzman, che cerca curiosamente - ma con poca efficacia - di ibridare la parabola di Jekyll con il legal thriller.
Un altro esempio - ora in uscita da noi in dvd a distanza di quattro anni dalla realizzazione - è Jekyll + Hyde dell'esordiente inglese Nick Stillwell che ringiovanisce Jekyll facendolo diventare uno studente di medicina e ambienta la storia nell'odierno mondo studentesco per cercare di darne una versione più fresca e dinamica. La storia è aggiornata, ma rimane quella, nelle sue linee essenziali.
Due studenti di medicina - Mary Glover e Henry Jekyll (Bryan Fisher) - creano una nuova droga derivata dall'ecstasy capace di cambiare le loro personalità. Mary muore di overdose, ma Jekyll non si arrende e intende proseguire l'esperimento. Jekyll è infatti uno sfigato e non vuole più esserlo: attraverso l'assunzione della nuova droga intende cambiare l'ordine delle cose e dare un nuovo assetto alla propria vita. Naturalmente, la droga che assume ha un effetto collaterale: la trasformazione in Mr. Hyde.
Il tentativo di rielaborazione della vecchia storia è interessante, soprattutto alla luce della sempre più frenetica attrazione di parte della gioventù verso la sperimentazione spensierata di droghe sintetiche di qualunque tipo e pericolosità: il parallelo tra queste droghe e il "siero" che trasforma Jekyll in Hyde è un'intuizione brillante e rende ancora più attuale la vicenda. Anche il ricorso allo stratagemma narrativo di basare il film sui videodiari dei protagonisti è un tentativo di stare al passo con le più recenti tendenze dell'horror verso una "fedele" rappresentazione della realtà, ma è una scelta che non viene portata sino in fondo e resta solo una mera asserzione senza conseguenze stilistiche. La stessa cosa si può dire in fondo anche dello spunto di base che è sì curioso e interessante, ma resta una vuota premessa non sviluppata nel corso del film. La regia di Stillwell è troppo appiattita su un'estetica modaiola per dare profondità alla tematica e la sceneggiatura troppo meccanica e soddisfatta di se stessa per trovare svolte narrative originali. Il giovane Jekyll è dipinto come un classico nerd e Hyde diventa un bulletto da locale notturno, senza fascino e senza sostanza. La noia regna ben presto sovrana e, se questa voleva essere una versione del mito per i giorni dello sballo collettivo, semplicemente il bersaglio è mancato.

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