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Storia "poconormale" del cinema: puntata 93

Una rilettura non convenzionale della storia del cinema.
di Pino Farinotti

Il sociale

venerdì 3 dicembre 2010 - Focus

Il sociale
Nei miei interventi, lo ripeto, ho spesso usato, come misura della qualità del cinema, i tre grandi premi: Oscar, Leone d'oro di Venezia, Palma d'oro di Cannes. È una misura magari arbitraria, ma lo è parzialmente, perché quei riconoscimenti sono davvero, universalmente riconosciuti.
Il dopoguerra è il momento eroico del nostro cinema. Ribadisco ancora: realismo, commedia, come generi portanti, ma c'era anche dell'altro. Il dato che sto per dare è impressionante: fra il 1946 e il 1966, dunque nell'arco di vent'anni, i nostri film premiati in quel senso, che vuol dire riconosciuti internazionalmente, sono venti. Sì, una media di uno all'anno. Ecco il dettaglio.

1946 Palma d'oro a Roma città aperta, di Rossellini
1947 Oscar a Sciuscià, di De Sica
1949 Oscar a Ladri di biciclette, di De Sica
1951 Palma d'oro a Miracolo a Milano, di De Sica
1952 Palma d'oro a Due soldi di speranza, di Castellani
1956 Oscar a La strada, di Fellini
1957 Oscar a Le notti di Cabiria, di Fellini
1959 Leone d'oro a Il generale della rovere, di Rossellini
1959 Leone d'oro a pari merito a La grande guerra, di Monicelli
1960 Palma d'oro a La dolce vita, di Fellini
1962 Leone d'oro a Cronaca familiare, di Zurlini
1963 Oscar a 8 e mezzo, di Fellini
1963 Palma d'oro a Il gattopardo, di Visconti
1963 Leone d'oro a Le mani sulla città, di Rosi
1964 Oscar a Ieri, oggi, domani, di De Sica
1964 Leone d'oro a Deserto rosso, di Antonioni
1965 Leone d'oro a Vaghe stelle dell'orsa, di Visconti
1966 Palma d'oro a Signore e signori, di Germi
1966 Leone d'oro a La battaglia di Algeri, di Pontecorvo

Ed ecco un altro dettaglio, altrettanto impressionante: i film premiati Fra il 2000 e il 2010 sono... uno: 2001 Palma d'oro a La stanza del figlio, di Moretti. È una delle ragioni che mi portano a scrivere con maggiore incentivo, e con passione, del cinema di quelle magnifiche stagioni.

Irrompeva
Nei primi anni cinquanta, dunque stava irrompeva Fellini. Arrivava a Roma men che ventenne, in piena epoca fascista. Ma riuscirà, in Roma e Amarcord, a visitare il regime in chiave grottesca, divertente, persino umana. È uno dei grandi segnali del regista italiano più famoso nel mondo: la capacità di piegare secondo la propria cultura e la propria poetica una vicenda negativa, anzi tragica com'è stato quel regime. Federico era giovane e si stava preparando per il mondo. Casualmente i suoi primi 25 anni vivevano in quella giurisdizione e cultura. A Roma, nei primi tempi fa il giornalista, disegna vignette, conosce il regista Steno e lo sceneggiatore Maccari, viene dunque introdotto al cinema e finalmente, tocca il neorealismo, su invito di Roberto Rossellini, che sta preparando Roma città aperta. Federico si applica a definire il prete interpretato da Aldo Fabrizi. Ancora Rossellini lo coinvolge in Paisà e, addirittura gli affida la regia dell'episodio di Firenze, il momento più "realistico" del genere: è davvero difficile separare il momento del documento da quello della fiction. Nel '52 Fellini esordisce come autore unico con Lo sceicco bianco, una favola grottesca che non entusiasma, ma che sarà rivalutata a posteriori. Il primo titolo importante è I vitelloni, realismo con poesia, insomma realismo con Fellini. Fra i molti valori del film ce n'è uno che avrà un destino, il personaggio di Alberto Sordi. Alberto non è ancora quello "nazionale", è triste e grottesco, felliniano, appunto, ma molti dei segnali che lo accrediteranno negli anni successivi ci sono già.

Capolavori
E fra il '55 e il '57, ecco due capolavori, La strada e Le notti di Cabiria. Sono in molti a ritenere che quei due bianconeri siano il momento più felice e importante del regista, il più "naturale". Poi seguiranno La dolce vita e Otto e mezzo. Ma non si tratta più di film, si tratta, l'ho detto più volte, di opere d'arte del secolo. Il decennio Cinquanta è il più felice del cinema internazionale. A noi ha dato Fellini. È certamente felice.

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