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Un ricordo di Francesco Scardamaglia

Uno sceneggiatore, un produttore, un maestro.
di Roberto Moliterni

Bud Spencer e Terrence Hill in una scena di … altrimenti ci arrabbiamo!
Bud Spencer (Carlo Pedersoli) 31 ottobre 1929, Napoli (Italia) - 27 Giugno 2016, Roma (Italia). Interpreta Kid nel film di Marcello Fondato ... altrimenti ci arrabbiamo!.

venerdì 22 ottobre 2010 - News

Il 17 ottobre la tv e il cinema hanno perso Francesco Scardamaglia. E per chi vi scrive, un Maestro. Più che ripercorrere la sua carriera in maniera sterile e retorica preferisco venire allo scoperto e raccontarvi in prima persona chi era Francesco Scardamaglia.

"Script"
Francesco faceva parte di quella combriccola di sceneggiatori del gruppo di "Script", che da anni combattono per riportare al centro del processo produttivo cinematografico la scrittura (convinti che il pubblico vada a vedere i film per la storia e non per i dolly), anche attraverso il Corso di sceneggiatura RAI/"Script" – lì la mia fortuna di aver avuto Francesco come Maestro – e che ruotano attorno alla casa editrice Audino. La Dino Audino e "Script" gli dedicheranno prossimamente tutto lo spazio che merita con iniziative ufficiali, questo è invece il racconto di un suo ex-allievo come potrebbe essere il racconto di un qualsiasi allievo che l'ha conosciuto.

Lo sceneggiatore
Francesco Scardamaglia prima di tutto era uno sceneggiatore. L'infanzia di molti, compresa la mia, è segnata invisibilmente dalla sua presenza: aveva "scoperto" la coppia Bud Spencer e Terence Hill al di fuori del contesto western, con Altrimenti ci arrabbiamo! e affermato la figura di Bud come mentore per i ragazzi con i film Bomber, Bulldozer e Uno sceriffo poco extra e molto terrestre. Ieri sera ero in giro con un ragazzo spagnolo... beh, ci siamo ritrovati per strada a cantare il "coro dei Pompieri" di Altrimenti ci arrabbiamo!, io con qualche stonatura di malinconia. "Ma come conosci Bud Spencer?" gli faccio. E lui: "Di italiani, in Spagna, dopo Pavarotti c'è Bud Spencer..." Ho pensato che, senza nulla togliere a Bud Spencer e Terence Hill, questo fenomeno non ci sarebbe mai stato senza Francesco.

Il writer-producer
Produttore, aveva ereditato dal padre Elio la Compagnia Leone Cinematografica, nata per I clowns di Federico Fellini, e l'aveva trasformata in una delle società di produzione televisiva di maggiore successo, con record di share imbattuti, anche grazie alle sue sceneggiature: Renzo e Lucia, Virginia – La monaca di Monza, Papa Luciani, Puccini. Una volta, con il mio amico Claudio Maccari, gli chiedemmo audizione per presentare un paio di progetti. Ci aspettavamo di essere liquidati in cinque minuti, fra una telefonata e l'altra, come ci aveva abituato a immaginare la mitologia del produttore. E invece ci ritrovammo davanti un signore, un gentiluomo d'altri tempi, e restammo nel suo ufficio per più di un'ora a parlare di tutto e ricevere consigli di cinema e di vita. O a darne, interrogati con umiltà spiazzante: "Sentite, ma voi a chi fareste interpretare quella parte in Puccini?"

Il Maestro
Alla SACT, a Centoautori, sulla rivista "Script" si batteva per i diritti degli sceneggiatori e contro le storture del sistema audiovisivo (la "malabestia", come lo chiamava lui). Ma soprattutto era un docente del Corso per sceneggiatori "Script"/RAI. Penso di parlare a nome dei tanti allievi che in questi quindici anni hanno avuto la fortuna di incontrarlo quando dico che era un docente raro, per cultura, esperienza e atteggiamento. Come dimenticare le sue lezioni sul Sorpasso di Dino Risi? Nelle sue lezioni, i "trucchi" della vecchia scuola di sceneggiatura, la psicanalisi junghiana (che aveva praticato) e i nuovi modelli di matrice americana si fondevano con disinvoltura, in un corpo a corpo con l'arte del narrare in cui tutti gli strumenti sono validi, purché si arrivi a definire l'identità della storia.
Corpo a corpo e identità, due parole secondo me chiave per descrivere la figura di Francesco Scardamaglia.

L'identità
L'identità, umana e narrativa, la tensione fra essere e destino, erano temi che aveva fortemente a cuore a partire dai suoi lavori. Puccini è un lungo e complesso interrogarsi su "io chi sono?", cucita addosso ad uno dei personaggi della nostra storia che più di altri ha sofferto la riconoscibilità, il nome "Puccini" come se fosse un brand – cosa è e cosa non è pucciniano. E la fiction infatti si conclude magistralmente sulla celebre aria Nessun dorma, "Ma il mio mistero è chiuso in me, il nome mio nessun saprà". Virginia – la monaca di Monza diventa il luogo per parlare di come la vita ci costringa ad essere in un modo, mentre il nostro desiderio è quello di avere un'altra identità.

Il suo ultimo articolo, pubblicato a luglio di quest'anno sulla rivista "Script", proprio di identità parlava e si intitolava così: Il percorso di cambiamento come ricerca dell'identità.

"[In una storia] i fatti accadono perché i personaggi siano costretti a indagare fino a dove la loro identità può spingersi. Del resto ciò accade continuamente nella nostra vita: articoliamo la nostra identità nel mondo alla continua ricerca di un equilibrio accettabile. Da questo punto di vista, senza dubbio, la serialità, liberata dalla costrizione del tempo filmico tradizionale, riflette e riproduce la realtà con maggior precisione di qualunque altro tipo di racconto, approssimandosi così a una più compiuta mimesis aristotelica. Tutti i personaggi indistintamente possono essere visti attraverso la loro identità, che può essere mancante di un frammento oppure tesa ad affermarsi nel mondo, o ancora alla ricerca di una definizione. Si può, volendo e per semplificare, attribuire a ogni personaggio una domanda che ne delinea la struttura e in ultima analisi la propria azione nel racconto: cosa mi manca per essere me stesso? come posso rimanere me stesso? chi sono io veramente? Dalla risposta a questa semplice domanda si possono dedurre indicazioni di base sulla struttura del personaggio in chiave di identità. Se quello che finora si è detto è giusto, o meglio ancora utile per la scrittura e per l'analisi, si vedrà con maggiore chiarezza quando affronteremo il tema dell'identità in relazione alla storia e al tema. Mai come in questo caso, maggiori verifiche e maggiori ricerche sono necessarie".

Ricerche e verifiche che purtroppo non leggeremo mai.

Il corpo a corpo
E poi il corpo a corpo, la lotta, il non arrendersi mai, l'avere sempre una parola di incoraggiamento per chi, come me, si sta avvicinando alla "malabestia" sono una costante dei racconti dei giovani che l'hanno conosciuto. In una e-mail di risposta agli auguri di buon anno e tanto successo, mi scriveva:
"Terremo alta la bandiera! Hasta la victoria, siempre!"

Questo era Francesco Scardamaglia.

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