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Venezia.67: la vendetta del cinema di pancia

Miike-Show, delerio alle proiezioni di Mezzanotte.
di Gabriele Niola

13 Assassins e Zebraman 2 scuotono la Mostra
Takashi Miike (63 anni) 24 agosto 1960, Osaka (Giappone) - Vergine.

sabato 11 settembre 2010 - Approfondimenti

13 Assassins e Zebraman 2 scuotono la Mostra
Marco Muller l'aveva detto: "Sono contento di ritrovare nelle proiezioni di mezzanotte quella stessa sensazione ed emozione che ricordavo dalle edizioni di Lizzani [...] spettatori giovani, appassionati che sono sempre di più una realtà della frequentazione del festival e della stampa accreditata". Detto fatto, dopo le dichiarazioni del mattino è arrivata la doppia proiezione serale di 13 Assassins e Zebraman 2 di Takashi Miike, un tripudio passionale tributato da un pubblico composto più che altro da blogger, ragazzi e appassionati, che non ha lasciato indifferenti nemmeno i membri della giuria, dimostrando che Venezia è uno dei luoghi in cui il cinema ha ancora senso come passione prima viscerale e poi intellettuale. Ignorato dalle distribuzioni e da molti altri festival Miike è regista visionario e di genere, sanguinario ma magistrale, capace di infiammare il pubblico di tutto il mondo con film imprevedibili e stupefacenti sia per umorismo che per violenza. Tutte caratteristiche che hanno aumentato la sensazione di vero e proprio "evento", quando il regista è comparso in sala accolto da applausi scroscianti ai quali ha contribuito anche il festante presidente di giuria Tarantino. Eppure nemmeno considerando tutta l'elettricità nell'aria che ha preceduto le proiezioni (prima in coda e poi in sala) si poteva immaginare quel che sarebbe successo.

13 Assassins, delirio tarantiniano
Dovremmo fare la mostra solo nei momenti in cui i capi pagina sono addormentati per evitare che siano poi uccisi i film più interessanti" è lapidario il giudizio di Marco Muller sulla stampa cartacea e soprattutto quotidianista, lapidario e, si percepisce, addolorato: "Ma come si fa a non interessarsi al film di Sion Sono [Cold Fish ndr]?? È il nuovo Shoei Imamura! Come si può scegliere di ignorarlo?". Il riferimento è al pochissimo, se non nullo, spazio che Cold Fish ha trovato nei giornali di carta. Ma il film di Sion Sono, si capisce, per Muller è solo un esempio utile a parlare di una situazione che coinvolge altri film, specie di Orizzonti. Titoli a cui lui tiene molto che, dice il direttore, trovano lo spazio, l'interesse e la passione che meritano solo sulle testate online.
E se in rete le parole di lode si sprecano, in sala poco prima dell'inizio della proiezione di 13 Assassins con il regista in sala, è stato Quentin Tarantino che, senza nessun riguardo per la sua posizione di presidente di giuria (ma con l'emozione del vero appassionato di cinema quale è), ha dato il via alle danze.
Quando entra in sala è accolto dalla solita ovazione, ma contrariamente alle altre volte comincia ad alzare le braccia al cielo in segno di vittoria, urlando gioiosamente frasi in giapponese. È esaltato anche lui, si vede e il pubblico al solo vederlo si infiamma. Così quando è la volta dell'ingresso di Takashi Miike gli applausi si fanno assordanti, durano almeno 4 minuti, ed è lo stesso Muller che, senza nascondere una certa felicità, deve chiedere per favore di smettere perchè inizi il film.
Si spengono le luci e per la prima volta da quando ricordo all'apparire del logo della Mostra partono applausi fragorosi. Gli stessi applausi che accompagnano le scene più "miikiane" del film, e che partono, lo si scopre dopo un po', proprio da Quentin Tarantino, il quale assieme all'altro giurato Luca Guadagnino, seduti in punta di sedile, sembrano esaltarsi tanto quanto il pubblico.
Alla fine, ovazione generale a cui partecipa anche una Tilda Swinton, particolarmente soddisfatta (è l'ultima delle personalità in sala ad uscire perchè non smette di applaudire), entrata con un po' di ritardo.

Zebraman 2, esperienze che danno senso ad un festival
Date le premesse e gli eccessi della proiezione di 13 Assassins, non era assolutamente prevedibile che il medesimo pubblico sarebbe entrato anche alla proiezione seguente, quella di Zebraman 2 (tenutasi all'1 di notte) con il medesimo entusiasmo. Era stato il regista stesso al termine del film precedente a pregare il pubblico di smettere di applaudire, faceva il segno 2 con le dita come a dire: "Basta deve iniziare la proiezione di Zebraman 2!"
Certo la sala non poteva essere gremita nella stessa maniera ma gli applausi e la felicità sembravano gli stessi quando è entrata una persona vestita con il costume di Zebraman, una sorpresa a cui ci hanno abituato i festival più piccoli e raccolti, magari di nicchia, e meno i festival blasonati come Venezia. Lo scarto rispetto a quanto possa accadere in un festival più piccolo però è stato quando la persona entrata con la maschera di Zebraman se l'è levata svelando la sua identità: Miike stesso, rientrato per assistere anche a quest'altro film assieme al pubblico (ma senza il cravattino dello smoking che aveva tenuto alla precedente e più ufficiale proiezione).
Ancora applausi per il logo di Venezia, responsabile di aver creato davvero un evento raro per i festival maggiori, cioè un momento di profonda identità tra chi fa e chi fruisce. Tarantino che si comporta come un fan, i fan che applaudono entusiasti, Luca Guadagnino che durante il film alza le braccia per applaudire, il regista che entra vestito come il personaggio del suo film in maniera non diversa da come fanno gli appassionati alle convention. Tutto aveva il sapore del miglior cinema, rigoroso e profondamente appassionato. Un'esperienza che ricompensa chi viene a Venezia a spese proprie (anche se lavora per dei blog), chi dorme in campeggio, chi lavora presto al mattino ma non rinuncia a fare le 3 di notte per la cosa che ama. Un'esperienza che dà senso ad un festival.

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