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Lettera di Pino Farinotti a Franco Nero

Aspettando Angelus Hiroshimae interpretato da Nero.
di Pino Farinotti

La lettera
Franco Nero (Francesco Sparanero) Altri nomi: (Frank Black / Lescovar / Frank Nero ) (82 anni) 23 novembre 1941, Parma (Italia) - Sagittario.

lunedì 30 agosto 2010 - Focus

La lettera
Caro signor Nero,
le dico che sono molto felice per lei, per questo momento che le è così favorevole. Alludo ai suoi due ultimi impegni: Angelus Hiroshimae, che sarà presentato a Venezia, soprattutto a Letters to Juliet, in uscita nelle sale. Di "Letters" conosco la storia e ho visto il trailer. Lei arriva a cavallo verso il suo grande amore perduto (e ritrovato), Vanessa Redgrave. Vi incontrate e lei la guarda proprio come Lancillotto guardava Ginevra in quel Camelot, quando vi siete conosciuti. Correva il 1967. Le dico, Franco, che lei non è mai banale, protagonista di una realtà che è meglio di una fiction.
Ci conosciamo abbastanza bene, lei conosce le mie idee riferite al cinema italiano e al cinema di Franco Nero. Un piccolo promemoria comunque. Lei ha dato corpo e volto a Lancillotto, appunto, a Django, al partigiano Valerio giustiziere del Duce, a Matteotti, Garibaldi, fra' Cristoforo, a quel John Reed che seguiva le rivoluzioni e che poi ha ripreso Warren Beatty, ha fatto il capitano dei carabinieri nel Giorno della civetta, da Sciascia. È stato scelto da artisti come Fassbinder e Buñuel. Insomma dati oggettivi che la accreditano come grande attore. Una volta a Venezia, ho incrociato Tarantino, gli ho chiesto cosa gli piacesse del cinema italiano, mi ha risposto "Franco Nero". E Tarantino è uno certamente inserito nel cinema contemporaneo.
Il punto è questo: quando il cinema italiano è cambiato, peggiorando, perché lei si è sottratto? Si facevano dei brutti film ma almeno avremmo avuto un attore con appeal e bravura. O forse non si è sottratto, c'era poco spazio per i ruoli alla Nero, per l'appeal e per l'eroe. Dico che era un peccato, e credo che lei condivida. Certo, questo stato del nostro cinema le ha dato modo di diventare primatista del mondo per numero paesi che hanno prodotto i suoi film.
Ricordo che qualche anno fa la Commissione consultiva, del Ministero, approvò una sua sceneggiatura per un western. Ricordo che c'erano grandi nomi, come Michey Rourke, Jon Voight, lo stesso Tarantino, e altri. Perché il film non è stato fatto? Posso tentare una mia lettura: perché il western raccontava vicende semplici e buone, non c'erano trans, spinelli e straniere che vengono a prostituirsi nel nostro paese.
Il mio auspicio è che su questo nuovo abbrivio, doppiamente importante, per qualità e popolarità, lei si faccia valere coi produttori che prevalgono adesso. Certo, non è più un ragazzino, ma lo slancio, la qualità, le iridi, sono quelle di un cinquantenne in ottima forma. Trovi modo di imporsi, il nostro cinema, quasi sempre triste e depresso, con modelli quasi sempre senza fascino, ha bisogno almeno di un eroe.

Un saluto, suo Pino Farinotti

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