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RomaFictionFest: La Lux che verrà

La nota casa di produzione di Ettore Bernabei presenta la sua nuova stagione.
di Edoardo Becattini

Uno stile lucente
Terence Hill (Mario Girotti) (85 anni) 29 marzo 1939, Venezia (Italia) - Ariete. Interpreta Don Matteo nel film di Enrico Oldoini Don Matteo.

martedì 6 luglio 2010 - Televisione

Uno stile lucente
È nota per essere la casa di produzione che fra agiografie, martirologi ed episodi biblici ha riportato la tradizione cattolica alla forma del racconto popolare. Ma la Lux Vide, fondata diciotto anni fa dall'ex dirigente Rai Ettore Bernabei, ha col tempo affiancato le grandi coproduzioni internazionali votate alla storia e alle figure del cristianesimo, ad un'anima "laica" interessata a confrontarsi con i capolavori della letteratura europea, le grandi figure del Novecento e la commedia per tutta la famiglia. Senza alcuna intenzione di mandare in pensione la sua punta di diamante, il Don Matteo di Terence Hill, la prossima stagione della Lux Vide punta tutto sulla commistione fra poliziesco e commedia romantica di Ho sposato uno sbirro 2 e su due biografie religiose molto sui generis. Dopo una stagione di successo, le vicissitudini familiari del commissario Flavio Insinna si estendono sul lungo periodo e duplicano la loro durata, arrivando a coprire ben dodici serate. La caratteristica linea "spirituale" della Lux si articolerà invece nelle vite di San Filippo Neri, sacerdote del XVI secolo iniziatore dei luoghi liturgici di canto e preghiera, che in Preferisco il paradiso ha il volto di Gigi Proietti, e con quella ben più controversa di Pio XII, il Papa degli anni della Shoah accusato da più parti di connivenza coi regimi nazi-fascisti, in Sotto il cielo di Roma. Oltre a questi progetti più solidi e in linea con il nuovo corso, la vera scommessa per la Lux sarà la prima opera di animazione, una fantasiosa rivisitazione a cartoni animati della vita del grande romanziere Jules Verne.
Ma Matilde e Luca Bernabei, attuali dirigenti della Lux Vide, non si dicono preoccupati né dalla scommessa dell'animazione, né dalle possibili polemiche per la storia di Papa Pacelli. D'altronde, "lo stile Lux è uno stile basato sulla qualità, oltre che sulla spiritualità, e negli ultimi vent'anni ha dato un grande impulso positivo alla fiction italiana", dice la presidentessa Matilde Bernabei, cui fa eco il fratello Luca: "La nostra qualità si basa su un gruppo stabile di persone che crea progetti in continuità, tanto nelle breve che nella lunga serialità e che ha grande rispetto per l'intelligenza del suo pubblico". Oltre ai lavori su Filippo Neri ("che chiude un ciclo della "letizia" iniziato con Don Bosco) e su Pio XII ("sul quale ci siamo molto documentati, tanto da realizzare un efficiente pezzo di storia del nostro paese"), i progetti per il futuro vedono al centro la storia della stilista Micol Fontana interpretata da Alessandra Mastronardi e diretta da Riccardo Milani, un progetto con Terence Hill nei panni di una guardia forestale dell'Alto Adige e una moderna versione di Cenerentola ambientata nei luoghi più cinematografici della Roma degli anni Cinquanta. Ancora sconosciuta la protagonista femminile, mentre sicuro il nome del regista: quel Christian Duguay che ha già diretto molte grandi produzioni Lux, da Coco Chanel a Sant'Agostino, fino allo stesso Sotto il cielo di Roma.

Il ritorno dello sbirro
Ma per capire quanto sia importante per la casa di produzione romana l'unione di intelligenza e popolarità, basta notare la spazio promozionale che la Lux riserva al ritorno della coppia formata da Flavio Insinna e Christiane Filangieri per la seconda stagione di Ho sposato uno sbirro. Oltre ai due protagonisti e alle rispettive suocere Barbara Bouchet e Giovanna Ralli, gli assaggi offerti in occasione del RomaFictionFest mostrano anche il ritorno di Antonio Catania come l'ispettore collega e amico di Insinna, e di Luisa Corna come la donna fatale che non riesce ad uscire dal suo passato. Le new entry vanno invece dai giovani volti di Serena Rossi e Francesco Arca a quelli giovanissimi delle due gemelle neonate della coppia protagonista e del piccolo chiassoso "soldo di cacio".
Flavio Insinna: Il segreto che ci ha permesso di lavorare a ritmi molto serrati e di realizzare il doppio delle puntate rispetto alla prima serie sta nel circondarsi di una produzione che è una macchina da guerra. Questi attori sono tutti straordinari, dalle mie due grandi suocere fino alla novità Francesco Arca, che è davvero bravo e che con un po' di pratica potrà diventare un nuovo Sean Connery. Non potete immaginare che piacere sia per me lavorare con due istituzioni del cinema come Giovanna Ralli e Barbara Bouchet, dalle quali si ha solo dovere di imparare e di ricordare. Questo è un paese che deve ricordare che film straordinari erano C'eravamo tanto amati e che grande tradizione comica abbiamo. Una tradizione cui, nel suo piccolo, la nostra fiction cerca in qualche modo di rendere omaggio a partire dall'impegno costante immesso da ognuna delle persone che lavorano sul set. È solo una grande sinergia e una devozione totale che fanno tenere alto il livello della qualità anche alla lunga distanza.
Christiane Filangieri: Sono grata a tutti per i bellissimi momenti vissuti durante la produzione, come il momento in cui dovevo prendere lezioni di tango o potevo lavorare improvvisando con Flavio. Un ringraziamento particolare alla produzione, che mi ha permesso di prendere lezioni di "mamma" completamente gratuite.
Luisa Corna: Io rappresento la "dark lady", la grande antagonista di Christiane. In realtà quello di Lorenza è un personaggio molto fragile, che vive nel riflesso di questo grande amore fra Diego e Stella. In questa serie cerca in qualche modo di rompere questo "cordone ombelicale" e diviene più complessa, più sfaccettata, e per un attimo, anche complice della rivale in amore.
Giovanna Ralli: In questa seconda serie il mio personaggio diviene ancora più bello. La suocera Erminia, la madre del commissario Diego, si scopre sempre più sola con l'arrivo dei due nipotini e comincia a cercare nuovi modi per impiegare il tempo, dal tango alla letteratura. D'altronde è una donna del popolo, una "fruttarola" che ha dedicato la sua vita alla famiglia e a broccoli e primizie. Trova nell'altra suocera Clarissa un'amica-nemica che la fa ingelosire per la sua cultura e la sua abitudini raffinate, ma grazie alla quale scopre una passione per l'epopea del passato e per i grandi romanzi.
Barbara Bouchet: Clarissa è la "cattiva" fra le due suocere, quella più scontrosa e viziata. Però è un personaggio che funziona e che mi sono molto divertita a interpretare. È colei che darà movimento e mistero a molte puntate, e sotto sotto, riuscirà anche a farsi amare dal genero poliziotto.
Francesco Arca: Sono una new entry non solo nella storia di Ho sposato uno sbirro, ma anche nel mondo delle fiction. Nonostante questo, sono riuscito ad inserirmi molto bene nel gruppo, anche grazie all'amore e alla totale assenza di pregiudizi con cui mi hanno accolto. Spero di aver contribuito a far vedere la grande serenità che rende davvero unica questa fiction.
Serena Rossi: È stato un viaggio lungo e faticoso, ma anche estremamente divertente. Con Flavio Insinna avevo già avuto modo di lavorare in passato e la sua presenza mi è stata molto utile come guida per comprendere al meglio le dinamiche del set. Uno dei momenti più divertenti nella serie, era la possibilità di rifiutare un bel ragazzo conteso come Francesco, davvero una grande soddisfazione...
Andrea Barzini (regista): Sono uno dei tre autori della fiction e, assieme agli altri due colleghi Giorgio Capitani e Luca Miniero, posso affermare di aver lavorato ormai per molti produttori in Italia. Quel che però ho trovato nello "stile" Lux è la grande attenzione per la qualità di scrittura e del lavoro di produzione. Capita molto spesso nei prodotti televisivi di oggi, soprattutto nel genere della commedia romantica, di trovare delle grosse cadute di stile: volgarità, facilonerie, scelte gratuite. Come nelle grandi commedie americane degli anni Quaranta, la qualità del lavoro della Lux va sempre alla ricerca di un principio creativo e di un alto livello qualitativo.

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