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Napoli Film Festival: Riccardo Scamarcio si racconta

Un viaggio nei primi dieci anni di carriera dell'attore.
di Fiorella Taddeo

Nuova scommessa per il futuro
Riccardo Scamarcio (44 anni) 13 novembre 1979, Andria (Italia) - Scorpione.

lunedì 7 giugno 2010 - Incontri

Nuova scommessa per il futuro Si autodefinisce come il "Sophie Marceau" del cinema italiano: da idolo delle ragazzine, ad attore apprezzato da critica e pubblico, il passo è stato veloce ed indolore, come un naturale e predestinato viaggio. Riccardo Scamarcio si racconta al Napoli Film Festival di quest'anno, ospite della prima serata della sezione "Incontri ravvicinati". Per la prima volta pubblicamente, con il giornalista Fabrizio Corallo, l'attore pugliese, candidato al Nastro d'Argento per Mine Vaganti di Ferzan Ozpetek ("venduto in 26 paesi" ha voluto ricordare) ha ripercorso i primi dieci anni di una carriera che lo ha visto cambiare generi cinematografici più volte e che gli ha permesso di ritagliarsi, in tempi brevi, uno spazio di riferimento nel panorama italiano. Nel passato di questo percorso, gli studi, non finiti, al Centro sperimentale di cinematografia e il folgorante successo di Tre metri sopra il cielo.
Il futuro è un'ennesima scommessa e un nuovo "cambio d'abito": una casa di produzione con la compagna Valeria Golino, una fiction in sei puntate dal titolo Il segreto dell'acqua per la regia di Renato De Maria, e il ritorno a teatro con un "Romeo e Giulietta" , diretto da Valerio Binasco, che debutterà il 13 febbraio all'Eliseo di Roma. "Avevo il bisogno di ricominciare a sentire l'innamoramento con il mestiere di attore- sottolinea- quello che per la prima volta provai al teatro Astra di Andria a 16 anni. Il successo e il passaggio continuo di set possono far dimenticare l'essenza a volte di questo mestiere, il rapporto diretto con il pubblico è invece un'altra cosa.
Sono convinto che questa è la professione ideale per chi è curioso e per chi ama il rischio. Non ci si deve quindi mai adagiare e rilassare: per ogni artista è pericoloso". Non disprezza tuttavia la vita di set Scamarcio, che, anzi, ammette essere uno dei motivi principali del suo voler essere attore ed è ciò che colora il "durante", quel periodo di tempo lontano dai riflettori dei festival e dai flash dei fotografi. "È come stare in gita sei mesi con sessanta persone, un'avventura a volte indimenticabile, a volte terribile".

Un momento straordinario
L'esempio della lavorazione ideale è quello di Texas di Fausto Paravidino. "È un film che ha segnato una svolta nella mia vita professionale, ma soprattutto personale. Lo ricordo come un momento straordinario".
Il ricordo del set più "elettrico", quello invece di Romanzo criminale. "Telefonai io a Michele Placido- dichiara- tutti volevano essere in quel film, me compreso. Placido non mi ha mai detto di avermi scelto. Mi vedeva troppo magrolino per il ruolo di Nero. Alla fine deve essersi convinto. Al primo ciak terrorizzò tutti: forse è stata l'unica volta in cui ho seguito al millimetro ogni richiesta ed indicazione di un regista. È stata l'esperienza professionale che più mi ha fatto crescere". Tutt'altro clima, invece, durante le lavorazioni di Mio fratello è figlio unico. "Luchetti scelse di lavorare solo con macchina a mano. E questa sperimentazione fu fondamentale per noi attori, che eravamo di liberi di recitare a 360 gradi, senza inquadrature di riferimento. Luchetti è un regista che ascolta molto. La scena finale del film la modificammo io ed Elio Germano". E a proposito delle dichiarazioni del suo ex compagno di set in occasione della premiazione a Cannes per l'interpretazione ne La nostra vita, Scamarcio dichiara: "Le sue affermazioni non sono state affatto polemiche.
L'intervento di Elio è stato grandioso: ha voluto condividere un momento di affermazione individuale con tutti gli italiani e credo sia qualcosa di bellissimo che fa onore alla sua persona. Germano è un attore con un talento unico. Noi siamo opposti come tipologia di interpreti: lui ha un modo di usare la parola eccezionale ed usa il nostro strumento, il corpo, con grande naturalezza. È capace di assoli che lasciano impressionati. E lavorare con lui è un bene: quando si lavora con un collega bravo, si diventa sempre migliori".

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