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Cannes 2010: Woody Allen e Mike Leigh illuminano il weekend sulla Croisette

Attesi per oggi Godard, Kitano e Inarritu.
di Valeria Filippi

Applausi e risate per Woody Allen
Naomi Watts (55 anni) 28 settembre 1968, Shoreham (Gran Bretagna) - Bilancia. Interpreta Sally nel film di Woody Allen Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni.

lunedì 17 maggio 2010 - News

Applausi e risate per Woody Allen
Sabato lo schivo regista hollywoodiano è sbarcato a Cannes: con il suo immancabile cappellino, Woody Allen ha animato la quarta giornata del prestigioso festival con You Will Meet a Tall Dark Stranger, la sua quarta trasferta londinese (Match Point, Sogni e delitti e Scoop le altre). L'arte è il fil rouge tra le varie storie che si intrecciano e non mancano i temi da sempre cari a Woody: amore, problemi di coppia, la vecchiaia e l'ineluttabile scorrere del tempo; il sarcastico regista newyorchese ha scherzato alla conferenza stampa "Sono fortemente contrario alla morte. Non ci sono vantaggi a diventare vecchi, puoi solo peggiorare la digestione e avere apparecchi acustici. Il mio protagonista non è poi così vecchio, è però l'uomo preso dal panico che capisce di non essere immortale e non vuole sentirsi dire dalla moglie 'caro, stai invecchiando'". Decisamente in linea con il Woody Allen pensiero la descrizione che il regista ha dato della pellicola: "Tutto il film è centrato sul mio guardare con pessimismo la vita. Sono così da sempre: penso che l'unico modo per essere felici al mondo è raccontarsi bugie...se si vive onestamente tutta la vita si rischia l'infelicità". La star protagonista è Naomi Watts, che ritorna sulla Croisette a nove anni dal capolavoro di Lynch, Mulholland Drive, e lo fa in grande stile, visto che è presente anche in Fair Game di Doug Liman, che concorre per la Palma d'Oro e affronta lo spinoso tema delle armi di distruzione di massa. Alla proiezione stampa erano presenti accanto ad Allen, in un Theatre Lumiere strapieno, la Watts, Lucy Punch e Josh Brolin. Grandi assenti Anthony Hopkins, Antonio Banderas e Freida Pinto (la bellissima protagonista di The Millionaire). Applausi e risate hanno contraddistinto l'affollata proiezione del film che uscirà in Italia il 3 dicembre; per i più fortunati, la serata è proseguita con la festa data da Chopard sulla terrazza dell'hotel Martinez. Guardando al futuro, Allen ha fatto il nome di un'attrice con la quale vorrebbe lavorare e chissà che non raggiungano un accordo proprio sulla Croisette, visto che la fortunata in questione è Cate Blanchett.
Il Concorso di sabato ha avuto come unico ospite il veterano del Festival Mike Leigh; il regista inglese due volte premiato a Cannes (miglior regia per Naked e Palma d'Oro per Segreti e bugie) presenta Another Year, una commedia che mette in scena la normalità di una coppia di coniugi; si sorride però a denti stretti, visti i temi cari al regista di Vera Drake: problemi sociali, incomprensioni familiari, incomunicabilità. Leigh non si è voluto separare da alcuni degli attori a lui più cari: Jim Broadbent, Michele Austin e Imelda Staunton (con la toccante Vera Drake vinse la Coppa Volpi a Venezia 2004) affiancano Ruth Sheen, Peter Wight e un'apprezzata Lesley Manville.
Dalle proiezioni di mezzanotte è passato Kaboom, nuovo lavoro di un regista che ha reso l'inquietudine giovanile la postazione privilegiata da cui scrutare il mondo: Gregg Araki porta a Cannes la disturbante vicenda di un gruppo di ragazzi alla scoperta delle pulsioni sessuali sullo sfondo di un misterioso intrigo.
Il Certain Regard ha visto passare Heartbeats, opera seconda di Xavier Dolan, ventenne canadese rivelatosi proprio a Cannes l'anno scorso con J'ai Tué ma Mère; l'altra pellicola della sezione è The City Below, complesso triangolo amoroso intrecciato a questioni di potere orchestrato dal tedesco Christoph Hochhäusler.
Nelle sezioni collaterali sono passate varie pellicole da tenere d'occhio, tra cui il singolare horror con protagonista uno pneumatico assassino, Rubber, il dramma familiare Belle Épine, debutto alla regia per la trentenne Rebecca Zlotowski e nuova vetrina per la stella emergente Léa Seydoux, vista in Bastardi senza gloria, Lourdes e ora sugli schermi con Robin Hood; infine lo sconsolato film di Cam Archer con protagonista Ellen Barkin, Shit Year (Archer ha dichiarato di aver scritto il film in un momento di frustrazione per il fatto di non essere in grado di ottenere finanziamenti per un altro progetto).
Cannes non si fa mancare feste esclusive, e sabato è stata la volta del party Vanity Fair Usa, che vantava Martin Scorsese come ospite d'onore e Claudia Cardinale e Alain Delon tra gli invitati, oltre a importanti nomi del cinema e dello sport da tutto il mondo; per l'occasione si sono festeggiati i 20 anni della Film Foundation di Scorsese che ha restaurato 600 film, l'ultimo dei quali Il Gattopardo, proiettato venerdì a Cannes.

Poco glamour e molto impegno
Domenica la Francia gioca in casa producendo i due film che passano in Concorso: La Princesse de Montpensier è una coproduzione con la Germania, ma il regista è il prestigioso decano del cinema d'oltralpe Bertrand Tavernier, che torna in concorso a Cannes vent'anni dopo la sua ultima pellicola, Daddy Nostalgie, e lo fa con un film in costume ambientato nel 1562 che tratteggia la passionale (e osteggiata) storia d'amore tra il Duca di Guisa e Marie de Mézières. La pellicola mette in scena Lambert Wilson e alcuni tra i più talentuosi rappresentanti della nuova generazione di attori francesi: Mélanie Thierry (migliore attrice esordiente ai César 2010 con Le Dernier Pour la Route), il protagonista del prequel su Hannibal Lecter, Gaspard Ulliel e Grégoire Leprince-Ringuet, poco noto da noi ma da tenere d'occhio.
La Francia coproduce anche A screaming man (con Belgio e Ciad), ed è proprio il Ciad la patria dell'unico regista africano in concorso e primo in assoluto da questo paese, Mahamat–Saleh Haroun. La pellicola tratta di temi cari personalmente ad Haroun, quali la guerra civile in Ciad e la figura paterna; per ben due volte il regista ha provato su di sè la devastazione della guerra, nel 1980 e 26 anni dopo, durante le riprese del suo precedente lungometraggio, Daratt: Haroun infatti non è nuovo al grande pubblico, che aveva conquistato nel 2007 con questo film di vendetta e sentimento che vinse il premio Speciale della Giuria a Venezia.
Francia e Belgio coproducono anche la proiezione di mezzanotte Black Heaven di Gilles Marchand; e l'orario notturno è perfetto per una conturbante storia di giochi virtuali in cui la morte fa capolino per davvero; il francese Marchand si era già fatto notare a Cannes 2003 con il thriller Who Killed Bambi?.
Numerosi i documentari della quinta giornata, che spaziano tra le varie sezioni e indagano vari aspetti di bruciante attualità; dalla Quinzaine arriva l'italiano Le quattro volte di Michelangelo Frammartino, alla sua opera seconda dopo l'apprezzato Il dono (2003); il suo lavoro si posiziona a metà strada tra documentario etnografico e poesia intrisa di tradizioni rurali centenarie. Dalla stessa vetrina passa anche Cleveland Vs. Wall Street, la storia vera del processo alle 21 banche responsabili dei sequestri immobiliari che devastarono Cleveland; il processo non fu mai portato in tribunale a causa dell'opposizione di Wall Street. Il Certain Regard propone il ritratto di Shanghai del regista Leone d'Oro a Venezia 2006 per Still Life, Jia Zhang-Ke: I Wish I Knew (impronunciabile il titolo originale) prende in esame l'architettura, la cultura e la vita della metropoli, osservandole dal punto di vista dei giovani che crescono a Shanghai. Dalla Cina ci spostiamo negli Stati Uniti (quest'anno poco rappresentati a Cannes) per addentrarci nel primo documentario sulla crisi economica globale del 2008, Inside Job di Charles Ferguson; ci accompagna nella dura inchiesta indagatrice la voce di Matt Damon. E dalle Proiezioni Speciali arriva anche Over Your Cities Grass Will Grow, della documentarista inglese Sophie Fiennes, che mette a fuoco il mondo dell'artista tedesco Anselm Kiefer addentrandosi nei meandri del suo processo creativo e gettando un occhio anche all'impatto che la sua opera ottiene sulla collettività. Infine troviamo una veterana della Croisette, Isabelle Huppert, in un'inedita versione colorata e kitsch in Copacabana, commedia di Marc Fitoussi presentata nella sezione parallela del festival che propone opere di giovani talenti, la Settimana della Critica.
Ma oltre all'impegno e ai film, si sa che Cannes è anche glamour, feste e red carpet e allora fanno scalpore i forfait di due tra gli attori più attesi sulla Croisette, Sean Penn e Sharon Stone. Il protagonista dell'unico film americano in concorso, Fair Game, non potrà essere a Cannes per andare a Washington a un'audizione del Senato su Haiti (Penn é da settimane impegnato a favore della popolazione haitiana colpita dal sisma il 12 gennaio scorso). La diva Stone invece, che doveva essere al Galà amFar, la Fondazione per la ricerca sull'Aids, a quanto pare si è negata perchè terrorizzata dalla nube del vulcano islandese.

Concorso d'autore
La sesta giornata sulla Croisette è all'insegna del cinema d'autore e allora vediamo sbarcare a Cannes uno dei suoi massimi rappresentanti: Jean-Luc Godard, che ci regala Film Socialisme. Il maestro della nouvelle vague, colui che con Fino all'ultimo respiro ha cambiato le sorti del cinema, non sente e non dimostra i suoi quasi 80 anni (il prossimo 3 dicembre) e prosegue imperterrito la sua ricerca dell'essenza attraverso la settima arte, con quell'urgenza che lo caratterizza da sempre. È all'interno del Certain Regard che vedremo la sinfonia in tre movimenti, così è stato definito Film Socialisme, attesissima da mesi da fan e cinefili; è il racconto del viaggio e delle conversazioni dei passeggeri su una nave che solca il Mediterraneo, toccando paesi e città ricchi di storia e culture diverse quali Egitto, Palestina, Odessa, Grecia, Napoli e Barcellona.
Molto interessanti sono le proposte di oggi nella sezione che assegnerà la Palma d'Oro: in concorso passano i nuovi lavori di Takeshi Kitano e Alejandro Gonzalez Inarritu. Il maestro giapponese torna a dirigere uno di quei gangster movie che lo hanno reso grande: Outrage è il titolo del nuovo lavoro e oltre che dietro, Kitano si mette davanti la macchina da presa, al servizio di una storia che si addentra nella criminalità giapponese, tra boss, gang e spietate guerre di potere. A dieci anni dal debutto alla Settimana della Critica con Amores Perros e a tre dal premio alla giuria per Babel, il messicano Inarritu torna a Cannes con un'altra vicenda densa e difficile, come ci ha abituati ormai da qualche anno (come dimenticare il doloroso 21 grammi con due magistrali Naomi Watts e Sean Penn?). Stavolta si separa dal co-sceneggiatore di sempre, Guillermo Arriaga (che nel frattempo ha esordito alla regia con The Burning Plain) e scrive la storia di un uomo diviso tra loschi traffici e l'amore totalizzante per i suoi figli; un altro ruolo duro da interpretare per Javier Bardem, che recita in Biutiful accanto a Blanca Portillo.
La prima settimana del festival è quasi giunta al termine, ma i film da vedere sono ancora tanti, ad esempio tra le proiezioni speciali passa oggi il rovente documentario di Lucy Walker, Countdown To Zero, che arriva direttamente dal Sundance e indaga sulla corsa agli armamenti nucleari e la possibilità tangibile della fine del mondo. Infine segnaliamo Carancho dell'argentino Paolo Trapero, che scrive, dirige e produce nella sua Buenos Aires la disperata storia d'amore tra Lujàn e Sosa, che ha sullo sfondo la dicotomia tra tragedia e guadagno economico che si cela dietro ogni incidente stradale. I protagonisti sono Martina Gusman e Ricardo Darín (dal 4 giugno sugli schermi italiani con Il segreto dei suoi occhi).

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