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La qualità vuol dire "scrittura"

Tra le nuvole e Baciami ancora.
di Pino Farinotti

Letteratura
George Clooney (George Timothy Clooney ) (62 anni) 6 maggio 1961, Lexington (Kentucky - USA) - Toro. Interpreta Ryan Bingham nel film di Jason Reitman Tra le nuvole.

lunedì 8 febbraio 2010 - Focus

Di due titoli si parla molto, uno americano, Tra le nuvole, e uno italiano, Baciami ancora. Film diversissimi, naturalmente, per storia, cultura, attori, "cinema". Per tutto insomma. Del film di Jason Reitman, con George Clooney mi sono già occupato. Ho rilevato la qualità importanti, riferite alla storia, alla cifra della regia e delle interpretazioni, soprattutto alle indicazioni, attuali e drammatiche, impietose, che il film trasmette. Ero a conoscenza della bravura degli sceneggiatori, lo stesso Reitman e Sheldon Turner, che si erano aggiudicati il Golden Globe. Tuttavia avevo una ... sensazione di letteratura, e infatti ho poi scoperto che alla base della storia c'è il romanzo di Walter Kim, un autore discretamente giovane (1963), emergente nel panorama americano. Tra le nuvole, grazie alla somma di queste attitudini, diventava un film efficace e importante e, ribadisco, di qualità.

Spunto
Riprendo l'aggettivo "efficace", come spunto di partenza per scrivere di Baciami ancora, il film di Muccino. Il primo assunto, e la prima verità è: Muccino sa girare. In questo senso abbiamo un avallo importante, degli americani, che lo hanno chiamato laggiù per due film. Un accredito che quasi fa storia. Un'altra verità è il gradimento. Nel primo week end il film ha incassato oltre tre milioni di euro, secondo soltanto all'imbattibile Avatar (circa 7 milioni). Dunque Muccino ha successo, tanta gente, soprattutto la fascia giovane, va a vederlo. Poi naturalmente c'è la promozione, la moda e c'è la storia. Storia significa che Baciami ancora è il sequel di un titolo di grande successo, di nove anni fa, L'ultimo bacio. I trentenni di allora sono diventati grandi, hanno vissuto le loro storie e i loro destini si sono (quasi) compiuti. Un disastro. Tutti disperati o depressi, e comunque sull'orlo di una crisi di nervi. Muccino-che-sa-girare applica alcune regole molto efficaci, di linguaggio cinematografico, di dialogo, di velocità, di tensione, di adrenalina, di isterismo latente, di ansia (dei personaggi e del pubblico) trasmessa e non sempre tenuta entro il limite di rottura. È cinema, efficace e furbo, è il cinema di Muccino. Su questa piattaforma si pongono le storie, e le storie funzionano come impatto di cinema, ma poi c'è... la qualità.

Storie
Ma prima delle astrazioni ecco le storie. Una corsa veloce, generale, per necessità di spazio. Quattro protagonisti con relative mogli (o ex mogli) e compagne. Mogli abbandonate da mariti inaffidabili o mai cresciuti; un ritorno di marito dopo dieci anni di abbandono e due di galera (tentativo di portare cocaina dalla Columbia). Nel frattempo moglie messasi con migliore amico depresso con inclinazioni suicide. Altra moglie separata ma sempre innamorata di marito ( e marito di moglie), con bambina di mezzo, sta con attore fallito. Sesso veloce con ex marito (con bambina dietro porta che chiama) e fecondazione lampo. Con attore rimasto malissimo. Altra moglie sterile che poi sterile non è ma è marito - geloso con (finte) tendenze omicide- con spermatozoi lenti. Moglie sterile incinta di giovane musicista anglofilo furibondo per notizia. Moglie sterile che torna da marito con spermatozoi lenti. Amico single ma con spirito critico che alla fine mollerà tutto. Quando il depresso si suicida si tirano le fila. Tutti tristissimi su pensilina davanti Eur. Il single finisce su riva di fiume brasiliano, bellissima con cascata e indigene discinte, si toglie dalle spalle zaino immenso (la metafora!) e si mescola ai nativi: metafora maggiore, il ritorno all'eden. Ma non è finita, nascono i due bambini, per la felicità del marito (ex) separato, e del (non) padre dagli spermatozoi lenti: però sa tutto.

Grottesco
Non basta l'apparato cinema a compensare il banale e il grottesco di quelle storie. Rilevo una memoria felliniana. Il gruppo si trascina per le strade nella notte, come i Vitelloni. Quelli erano annoiati, questi sono disperati e ansiogeni. E poi Alberto (Marco Cocci), il depresso transfuga è una memoria del vitellone Moraldo (Franco Interlenghi) che ha il coraggio di andarsene, abbandonando la compagnia dei suoi amici riminesi. L'ideale sarebbe una regia efficace e ricca a supporto di un testo non solo efficace ma di qualità. Nel film di Fellini c'era, ma a firmare la sceneggiatura era lo stesso regista, insieme a Tullio Pinelli grande sceneggiatore, e soprattutto a Ennio Flaiano, grande scrittore. Rulli e Petraglia, ottimi mestieranti di cinema, affiancati a Muccino, non hanno la profondità e la nobiltà della letteratura vera. Così abbiamo quelle vicende incrociate e quella qualità. È questo un argomento che mi sta a cuore, la letteratura e la qualità. Un uomo di cinema si difenderebbe dicendo che dopotutto contano i biglietti venduti e Baciami ancora ne ha venduti molti e che tutto sommato c'è anche una certa qualità e non c'è niente di male ad essere un po' furbi... che bisogna anche accontentarsi. Invece no, bisogna essere esigenti.

Rapporto
Il rapporto letteratura-cinema, molti lo sanno, mi sta molto a cuore. Sono convinto che se i registi si convertissero a questo concetto, e seguissero quella strada, il cinema ne guadagnerebbe, e ne guadagnerebbero i registi. Ci sono buoni autori che, in balia di un minore solipsismo, potrebbero diventare migliori, potrebbero magari entrare nella categoria dei maestri che abbiamo avuto. Non voglio fare (altri) nomi in questa sede, ma li ho fatti altre volte. Continuano a credere che la scrittura sia, tutto sommato, un elemento importante ma non decisivo, che decisivo sia il cinema per il cinema, se è ben fatto. Sono pochi gli autori di cinema che sanno scrivere, diciamo autosufficienti, un Bergman, i Coen, il nostro Moretti, fra gli altri. Visconti aveva i romanzi, De Sica, Zavattini; Fellini (che pure sapeva scrivere), Flaiano e Guerra; Benigni (anche lui sa scrivere), Cerami. Tutti registi che... hanno qualcosa in più.

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