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Uomini che odiano le donne: indagine su una famiglia al di sopra di ogni sospetto

Arriva finalmente in sala la versione cinematografica del romanzo di Stieg Larsson, "Uomini che odiano le donne".
di Marzia Gandolfi

L'isola del mistero
Niels Arden Oplev (63 anni) 26 marzo 1961, Himmerland (Danimarca) - Ariete. Regista del film Uomini che odiano le donne.

mercoledì 27 maggio 2009 - Incontri

L'isola del mistero
Lisbeth Salander è una giovane hacker, asociale e introversa, maltrattata dal mondo e dagli uomini, Mikael Blomkvist è un giornalista idealista in crisi, Henrik Vanger un ricco industriale ossessionato dalla scomparsa della nipote, avvenuta diversi anni prima. I loro destini si incroceranno e si risolveranno su un'isola svedese bagnata dal Mar Baltico. Arriva finalmente in sala la trasposizione cinematografica di Uomini che odiano le donne, la crime-story di Stieg Larsson, il romanzo più venduto in Europa nel 2008. Atteso dai lettori, il film del danese Niels Arden Oplev prova ad affrontare e a risolvere i problemi che derivano dalla costruzione letteraria di Larsson, proponendo un repertorio di soluzioni, omissioni e semplificazioni, che non mancheranno di essere dibattute, elogiate o biasimate. A Roma per presentare il loro film, il regista e la debuttante Noomi Rapace ci raccontano paure e timori di avvicinare le pagine di un clamoroso caso editoriale, tradotto in venti paesi.
Nazisti, gerarchi e patriarchi
Niels Arden Oplev: È evidente che dovendo tradurre in immagini il romanzo di Stieg Larsson non potessi eliminare arbitrariamente tutti i riferimenti alla storia passata della Svezia, ai suoi rapporti con il nazionalsocialismo e la Germania nazista e alle inevitabili ripercussioni che questo trascorso ideologico ha avuto sui comportamenti della gente. Non definirei però il mio film una storia di violenza e crudeltà, direi che mi sono piuttosto concentrato sul messaggio politico del romanzo, l'accanimento degli uomini sulle donne, accanimento che viene esercitato a qualsiasi livello dentro una società come quella svedese, democratica eppure ancora e irriducibilmente patriarcale.
Adattando i personaggi
Niels Arden Oplev: Al momento di costruire il personaggio di Mikael Blomkvist ho tenuto conto della biografia di Stieg Larsson, ho sempre pensato che il protagonista fosse in fondo una sorta di alter ego dell'autore. Allo stesso tempo però ho cercato di allontanarmi dalla sua descrizione di Blomkvist e Lisbeth, che nel romanzo sono praticamente due supereroi. Nel mio film ho cercato di limarli e limitarli, di renderli credibili, mi sono in qualche modo spostato rispetto ai caratteri di partenza, enfatizzandone l'aspetto realistico.
Interpretando Lisbeth
Noomi Rapace: La prima cosa che ho cercato di fare confrontandomi col personaggio di Lisbeth è stato quello di eliminare il suo carattere e la sua aura da personaggio in action. Insomma Lisbeth è descritta come una donna piccola e anoressica ma capace di correre e combattere come un uomo. Concordo con quello che ha detto Niels, bisognava rendere il mio personaggio più realistico. Ho preferito perciò seguire una preparazione fisica particolare che rendesse il mio corpo un po' mascolino, in questo mi ha aiutato la thai boxe. Sono stata attenta a mantenere intatta tutta la complessità del personaggio, rendendolo però più comprensibile.
Leggendo Larsson
Niels Arden Oplev: Quando Sören Staermose mi propose di girare Uomini che odiano le donne non avevo letto nessuno dei libri di Larsson e stavo lavorando alla sceneggiatura di un film sui testimoni di Geova, non fui perciò molto entusiasta all'idea di dovermi cimentare in quello che mi sembrava l'ennesimo thriller svedese. Fino a quel momento avevo girato soltanto film drammatici e credevo non mi sarei mai sentito a mio agio in un lavoro di genere. Poi, superando i miei pregiudizi personali, ho preso in mano il libro e l'ho letto, è stato dopo la lettura che ho capito che Uomini che odiano le donne era un romanzo insolito nel panorama della letteratura scandinava di genere. Il libro aveva in sé componenti drammatiche molto interessanti, la forma era sicuramente quella del "giallo" ma contemporaneamente esprimeva emozioni e rifletteva su importanti questioni sociali. Non sono d'accordo coi detrattori di Larsson, con tutti quelli che considerano i suoi romanzi "americani", intanto perchè la sua scrittura si innesta perfettamente nella tradizione letteraria svedese, indubbiamente lo stile è quello dell'intrattenimento ma la protagonista è decisamente un personaggio europeo, un complesso eroe femminile.
Underdogs in action
Noomi Rapace: Difficile dire perché Lisbeth piaccia tanto ai lettori, probabilmente perché alla gente piace leggere libri o guardare film sugli "underdogs", sulle persone sottomesse. Lisbeth è indubbiamente una vittima ma lei non rinuncia mai alla lotta, non si autocommisera, anzi risponde alle violenze, cerca di trasformare le situazioni e il suo destino. Quello che lei fa costantemente è combattere per la sua sopravvivenza, lei non subisce passivamente la violenza, non si chiude in se stessa, non perde tempo a covare la rabbia o peggio a odiarsi, ma si rimette in piede e va a prendersi la sua vendetta, questo a molte donne piace e forse anche a molti uomini.

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