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5x1: Il dogma di Lars Von Trier

Un autore geniale, perennemente in bilico sulle "onde del destino".
di Stefano Cocci

Con Antichrist il regista danese torna a provocare
Lars von Trier (68 anni) 30 aprile 1956, Copenhagen (Danimarca) - Toro. Regista del film Antichrist.

martedì 19 maggio 2009 - Celebrities

Con Antichrist il regista danese torna a provocare
È stato fortunato Lars Von Trier a non fare la fine di Ned Flanders. Infatti, la leggenda narra che il celebre personaggio dei Simpson sia stato allevato da genitori hippie senza alcuna regola, in completa libertà, rimediando un enorme esaurimento nervoso che lo ha rinchiuso in un ospedale psichiatrico, uscendone con la mania dei diminutivi. Von Trier non è stato così sfortunato, è cresciuto con una spiccata personalità, un certo delirio di onnipotenza e una tendenza alla leadership, mentre avrebbe avuto tutti i diritti di farsi venire almeno un mal di testa. Genitori atei, comunisti e nudisti, ma non basta: sul letto di morte la madre gli confesserà che suo padre, in realtà, non è il suo vero padre: un ex datore di lavoro della donna è il "donatore" in quanto la donna desiderava dei geni "artistici" per proprio figlio. Così, il padre biologico di von Trier – appartenente a una famiglia danese di compositori – scoprì di avere un figlio che lo coinvolgeva in estenuanti conversazioni; alla fine il rapporto tra i due si articolò in comunicazioni attraverso gli avvocati. Chiusi così i colloqui con il padre biologico, Lars Von Trier diede vita, insieme ad alcuni illuminati colleghi, al movimento Dogma, che propone(va) di raggiungere la verità cinematografica e la scoperta filosofica e morale attraverso una serie di ben definite regole che dovevano eliminare le artificiose storture hollywoodiane. Anche il Dogma, però, ha i giorni contati, mentre l'unica cosa da cui il regista danese non riesce a separarsi sono le sue ipocondrie (perennemente convinto di essere malato di cancro) e l'incapacità di prendere l'aereo. Con Antichrist non ha perso la voglia di sconvolgere, provocare, dividere la platea di appassionati e critici.

Le onde del destino
Uno dei film più intensi e drammatici degli ultimi quindici anni. L'amore, Dio e la schizofrenia, tutto racchiuso nel cuore di Bess, una giovane che vive in una microscopica comunità scozzese che accetta con fatica la sua eccentricità (è convinta di parlare con Dio) e la scelta di sposare un "estraneo". In un prologo e otto affreschi Von Trier dipinge la storia di un amore devastante, capace di spingerti all'estremo limite del mondo dove le onde del cuore, del desiderio e della amore si incontrano e si infrangono sulle nostre anime. Il destino, in effetti, non c'entra nulla, è semplicemente grande Cinema, onorato a Cannes del Gran Premio Speciale della Giuria.

Dogville
N icole Kidman si propose per questo che doveva essere il primo capitolo della trilogia americana del regista danese. L'attrice australiana, poi, getterà la spugna, affermando quanto sia difficile e duro lavorare con Von Trier. Per il successivo Manderlay ripiegherà su Bryce Dallas Howard, e non è proprio la stessa cosa. Dogville è un pamphlet duro sulla morale e la società americana ma anche un aspro atto di accusa dell'etica cattolica e cristiana. Poi, tanto per sottolineare come l'autore non abbia fiducia nel genere umano, lascia al proprio Cristo – Grace, grazia in italiano, termine dai notevoli sottintesi religiosi – il compito di decidere dell'esistenza del paesino – Dogville, città dei cani – dove gli abitanti l'hanno sfruttata, umiliata, stuprata. Lei lascerà parlare i mitra del padre. Insomma non è chiaro se Von Trier ce l'ha di più con il genere umano o con la religione che vende facili atti consolatori.

Il grande capo
V on Trier sembra aver preso gusto nei piccoli ambienti e nelle comunità ristrette. Dopo il paesino di Dogville, poche anime che vivono senza pareti, stavolta tocca ad un'azienda, un'altra piccola entità in cui il regista può giocare a fare il Dio: li mette in difficoltà, introduce un elemento che scompagina gli equilibri, e riprende tutto con l'ausilio di un computer, Automavision, che decide tutto inquadrature, diaframmi e così via. Un reality impazzito in cui accade tutto e il contrario di tutto, giusto per riflettere dell'arbitrarietà dell'esistenze e di come si sia disposti a qualsiasi cosa pur di sopravvivere.

Idioti
Provocante e disturbante, fin dalla sua quasi completa adesione al Dogma al tema trattato, il ritardo mentale "simulato" da un gruppo di amici che vive in una sorta di comune. Alla fine delle loro avventure, i ragazzi si disperderanno, come gli apostoli, per portare il loro messaggio "di idiozia" nel mondo, non prima che la censura italiana abbia stoltamente mutilato il film, togliendo quasi 5 minuti di nudi e coito. Un atto di provocazione ma anche un atto politico. Resta solo da capire per sostenere quale causa.

Manderlay
È indissolubilmente legato a Dogville, anche se l'assenza di Nicole Kidman – stremata dalle riprese con Von Trier – ha parzialmente menomato il film, affidando il ruolo di Grace alla meno brava e acerba Bryce Dallas Howard. Ancora una riflessione sulla democrazia americana, le sue regole, le sue derive autoritarie e populiste, l'assenza di una vera etica cristiana, la voglia di vendetta a tutti i costi. In un piccolo paese dell'Alabama Grace impone le regole della democrazia per liberare gli schiavi ma gli abitanti cominciano a votare su tutto, da che ore sono fino al diritto di vita e di morte sugli altri cittadini. Così, forse, la democrazia non può essere imposta: che sia una "vaga" critica alle guerre di Bush?

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