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Angeli e demoni: la chiesa, che set!

Mission impossible fra Raffaello, Galileo e San Pietro.
di Pino Farinotti

Mission impossible
Armin Mueller-Stahl (93 anni) 17 dicembre 1930, Tilsit (Russia) - Sagittario. Interpreta Il cardinale Straus nel film di Ron Howard Angeli e Demoni.

lunedì 11 maggio 2009 - Focus

Mission impossible
Dunque Mission impossible fra Raffaello e San Pietro e ... praticamente tutto e quasi tutto sbagliato. Si comincia con un ambigramma che forse va definito: è un'espressione grafica formata da lettere o numeri, che può avere almeno due letture a seconda dei movimenti e delle prospettive. Dunque è un congegno che permette praticamente tutto. Perfetto per la filosofia "ambigua", dunque misteriosa, che fa parte della cultura e della scaltrezza di Dan Brown. Si parte, appunto, da un ambigramma trovato sul corpo di uno scienziato assassinato. Poi abbiamo:

Il thriller
La figlia del morto che ha messo a punto, col padre, un' antimateria, un'energia al cui confronto il nucleare è un petardo di carnevale: viene conservata in contenitore di laboratorio. L'antimateria viene trafugata dagli Illuminati, setta religiosa terribile, che si propone di distruggere il cattolicesimo. Robetta.
Abbiamo il camerlengo, altra opportuna definizione (secondo Rizzoli Larousse): "...incaricato, durante il periodo di 'sede vacante' , di constatare la morte del pontefice e di apporre i sigilli alle stanze del papa defunto, di prender possesso dei palazzi apostolici e di convocare il conclave...". Robetta. Il camerlengo naturalmente entra in azione perché il papa è morto. Occorre ritrovare assolutamente la sostanza, innescata a orologeria, che mette in pericolo non solo i cattolici ma il mondo tutto. Il percorso è "squisitamente Brown". E qui veniamo a:

Intrigo&estetica
Il percorso si chiama Cammino dell'illuminazione da decifrare fra monumenti e opere d'arte di Roma: non mancano, e l'artista prediletto è Bernini, uno che attira l'attenzione, il creatore di incanti dei quali il film fa incetta. Bella forza. Citiamo, fra tante opere, l'evocativo bassorilievo di West Ponente in piazza San Pietro. Per pluralismo e per la solita furbizia, Brown ha cavato anche un nome popolarissimo anche in America, Raffaello Sanzio, la cui cappella Chigi, situata nella Basilica di Santa Maria del Popolo, sarebbe una delle location centrali dell'intrigo. Sempre in chiave di popolarità, magari di leggenda italiana nel mondo, ecco spuntare anche Galileo (anche lui, come farselo mancare), che sarebbe autore (dunque non monumento o statue o affresco, ma versi) di un inedito Diagramma della verità, che darebbe indicazioni decisive. Altra location di passaggio è la magnifica Nicchia dei Palli, che si trova presso la tomba di Pietro nelle Sacre Grotte della Basilica. Insomma, una ricerca estetica sontuosa e capillare, e seduttiva in assoluto.

Marketing
La mistica e il mistero, le mitrie e l'oro, il buio e la penombra, le navate e le volte, l'arte-i colori-la potenza- il magniloquente, il passato, la violenza e il sangue, la paura e il potere, la passione e l'avventura. Tutto sotto la giurisdizione pregressa del superbestseller garante di incassi, evento, moda, errori. Trattasi del contenitore più spettacolare di ogni tempo, con tutti i modelli che Brown ha impietosamente assunto, decifrato (a modo suo naturalmente) e trasformato in marketing strepitoso. A fronte del marketing e dell'impatto popolare, e del successo già in cassaforte, la Chiesa ha deciso di tollerare l'evento e il marketing. Forse è legittimo, è un modo di condividere, di essere meno rigida, di porsi provvisoriamente di fianco al fedele-utente e non sempre sopra e lontano.
Degli errori si è già molto scritto: la storia, la liturgia, la prassi, i ruoli, il tempo. Insomma la complessa macchina della Chiesa, coi suoi codici. Ma al racconto, che sia letteratura o pellicola, basta la base di un millesimo di verità per costruire tutto ciò che si vuole. E poi tutta questa estetica elargita senza sosta può provocare un eccesso di sindrome di Stendhal da cinema. Solo che tutte queste perle devono essere tenute insieme da un filo, altrimenti si disperdono. L'eccesso, lo spazio e il tempo sono il punto debole di Angeli e demoni, così come lo erano del Codice da Vinci.

Scrittura e cinema
Il problema sta proprio nelle differenza fra scrittura e cinema. Testi vicino alle mille pagine, tutte intense, tutte indispensabili alla comprensione del racconto, non riescono ad essere fisiologicamente compressi nel tempo di un film. Dunque risulta che i concetti vengono espressi in velocità, le sequenze passano frenetiche, le battute dovrebbero essere corrette e comprensibili ma la sintesi è impropria.
Così all' anteprima mondiale, celebrata all'Auditorium di Roma, non lontano dallo scrittore Dan Brown, dal regista Ron Howard, e dal protagonista Tom Hanks, era seduto il direttore dell' Osservatore romano Gian Maria Vian, rappresentante cospicuo ma non primario della Chiesa. Trattasi dunque di promiscuità mediatica attuale e ragionevole, di un'evoluzione di ortodossia. Vian era legittimo spettatore, in fondo si parla pur sempre di un film, però di un titolo che tocca la religione e che muove e coinvolge una parte di mondo. Il direttore, che dicono appassionato cinefilo, ha separato il grano dal loglio e anche il vero dal falso, chiacchierando col sorriso, da utente preparato e normale. Ha detto che come spettacolo Angeli e Demoni "regge".
Spettacolo, licenze, marketing, Chiesa. Ma sì, un po' di flessibilità. Ne ha rivelata moltissima lo scrittore, ci sta che la Chiesa abbia aderito con curiosità e con licenza, a sua volta.

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