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Fast & Furious, marchio di fabbrica

Torna Vin Diesel nei panni di Dominic Toretto.
di Gabriele Niola

Fast & Furious, più che una saga un marchio di fabbrica
Vin Diesel (Mark Vincent) (56 anni) 18 luglio 1967, New York City (New York - USA) - Cancro. Interpreta Dominic Toretto nel film di Justin Lin Fast & Furious - Solo parti originali.

giovedì 16 aprile 2009 - Approfondimenti

Fast & Furious, più che una saga un marchio di fabbrica
Fast & furious non è una saga. È un brand, un marchio di fabbrica, un bollino di approvazione. I 4 film che si sono potuti fregiare di questo titolo infatti non solo non sono stati tutti necessariamente legati da una trama comune (se non un filo blandissimo) ma erano anche pellicole di genere diverso. L'unica cosa che avevano davvero tutte in comune era il marchio di fabbrica: la velocità e la furia del titolo.
Il primo film è una classica storia di formazione e seconda opportunità all'americana, il secondo un buddy movie e il terzo un variazione di pura serie B. Ora il quarto episodio arriva nelle sale andando esplicitamente a riprendere la trama del primo (cosa molto chiara anche per il ritorno da protagonista di Vin Diesel) e anche in un certo senso il suo spirito. Tuttavia sono passati tre film nel frattempo, c'è stata un'alternanza di team creativi e ora al timone c'è Justin Lin, regista mestierante proveniente dal montaggio che aveva diretto anche il terzo coloratissimo e movimentatissimo film, il più fast e il più furious di tutti quelli che si sono avvicendati.

The Fast & The Furious, la storia finora
Il primo film doveva avere uno svolgimento abbastanza tipico per il cinema americano. Due uomini, una questione di onore, la passione per qualcosa (le macchine) e una donna in mezzo (sorella di uno e amante dell'altro), il tutto ambientato nel mondo delle corse, cornice piena di appeal per come unisce donne e motori in maniera estrema.
Il risultato fu un film di successo che poteva contare su Vin Diesel e su un pubblico di appassionati facilitati nella visione dal genere, l'action hollywoodiano, che è ampiamente metabolizzato.
Il secondo film, 2 fast 2 furious, fu invece una netta variazione. Si cercò di affiancare a Paul Walker, già presente nel film precedente, una controparte che non sostituisse in alcun modo Vin Diesel ma che potesse lo stesso risultare funzionale. Fu necessario quindi anche un cambio di genere e il film diventò più una commedia d'azione a due, appunto un buddy movie, quei film in cui una coppia dai caratteri diversi è costretta a stare insieme per raggiungere un obiettivo nell'interesse di entrambi con annessi risultati comici.
Certo cambiano gli addendi ma non la somma, perchè alla fine il contesto rombante e sculettante era rimasto quello ma sembrava mancare quell'altra componente di successo del primo film, cioè il senso epico ed avventuroso legato al mondo delle macchine e in special modo delle gare.
È arrivato così il terzo film a recuperarlo in pieno. Fast & furious Tokyo drift era una variazione nipponica fortemente centrata sull'azione, sulla gara, sul gesto automobilistico. Con una trama ridotta all'osso e un proliferare di donne, colori e macchine. Il regista Justin Lin si è dedicato esclusivamente a realizzare scene belle, forti, rapide, fast e furious e c'è riuscito.
Nonostante il disappunto di alcuni appassionati il terzo film ha convinto così tanto che a Justin Lin è stato dato il privilegio di dirigere il ritorno di Vin Diesel nel quarto film.

Solo parti originali
Non è molto chiaro il senso del sottotitolo del quarto film, poichè di parti originali le macchine coinvolte non ne hanno nemmeno una. Forse le "parti" cui si fa riferimento sono i ruoli, tornati davvero gli originali: Paul Walker poliziotto infiltrato e doppiogiochista e Vin Diesel nei panni di Dominic Toretto, pluriricercato dal cuore d'oro e il piede pesante.
Stavolta si torna alle origini con l'esperienza di quattro film. Infatti Justin Lin è il più adatto ad incarnare lo spirito veloce e furioso e l'etica dell'azione che la serie promuove. Adesso c'è un po' più di trama rispetto a Tokyo drift, c'è un intreccio propriamente detto, ci sono colpi di scena e una tensione emotiva ma su tutto come non mai regna l'azione furiosa e diretta benissimo.
Basta vedere come inizia il film, la scena del furto in pieno stile Fast & Furious è tiratissima come non mai e allo stesso modo il resto della pellicola preme sull'acceleratore non solo quando si parla di macchine. Ogni sentimento è estremo. Felicità estrema, dolore estremo, sofferenza estrema, dubbio... estremo! E così sono gli uomini, le donne (angeli oppure tigri del sesso) e via dicendo.
Dopo quattro tentativi si arriva ad un film che si può dire Fast & Furious olisticamente, che scorre con rapidità e qualità davanti ai nostri occhi con alcune sequenze raffinate e di ricerca (quella dei tunnel sotterranei è una gran trovata) e non disdegna assolutamente di solleticare più volte il basso ventre.
Al susseguirsi degli episodi è in sostanza andata sempre più perdendosi ogni velleità di approfondimento che forse era, oltre che superflua, un po' ingannatoria in una serie che si fa vanto innanzitutto della propria istintualità. Molto più onesto lasciare che sia l'azione a parlarci di cinema, di possibilità e di gioia del vedere.

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