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Simona Cavallari: non solo attrice di mafia

Da stasera in tv con Squadra Antimafia – Palermo oggi.
di Alessandra Giannelli

Storie di mafia
Simona Cavallari (53 anni) 1 aprile 1971, Roma (Italia) - Ariete. Interpreta Claudia Mares nel film di Pier Belloni Squadra Antimafia - Palermo oggi.

martedì 31 marzo 2009 - Televisione

Storie di mafia
Su Canale 5, da stasera e per sei appuntamenti: Squadra Antimafia - Palermo oggi (per la regia di Pier Belloni), il sequel de Il capo dei capi, ma anche di altre fiction che hanno trattato di boss del "calibro" di Riina e Provenzano. Ambientata in quel di Palermo, la fiction racconta le gesta della squadra antimafia Duomo, capitanata da Simona Cavallari, nei panni del Vice Questore Claudia Mares. È lei la protagonista di questa nuova serie di Mediaset, che la vedrà alle prese con storie della mafia di oggi. Dagli esordi neanche adolescente, al successo de La Piovra, che l'ha intrappolata per troppo tempo nel suo personaggio, la Cavallari, stavolta, è alle prese con una poliziotta determinata e coraggiosa, ma il suo sogno è una commedia che spera le riservi il futuro; intanto, fa la mamma e sogna di cantare, senza sfruttare il suo noto compagno.

Ci parli di Claudia Mares, il personaggio che interpreti?
Sicuramente è una donna molto forte, che non ha legami, che, probabilmente, è cresciuta da sola, senza genitori (circostanza che non viene specificata, ma si intuisce). È apparentemente molto dura perché nella vita ha dovuto difendersi e andare avanti da sola, non ha un uomo accanto. È anche dura con i suoi colleghi, ma nasconde delle insicurezze. Arriva in questa squadra dove è appena morto il suo collega e, quindi, non è accettata molto bene, anche perché è una donna, viene da Roma e pensano che non sia adatta a un panorama complicato come quello di Palermo. Però, piano piano, con la sua determinazione, dimostrerà di essere capace nel suo lavoro, intuendo, tra coloro che sono tornati dall'Amarica, gli "scappati", chi sia il capo mafioso. Nel corso della storia, farà sicuramente qualche errore, qualcosa di poco "ragionato", però arriverà alla sua mèta. Accanto ha Claudio Gioé, (il vicequestore Ivan Di Meo), più razionale di lei.
Per te è stato facile calarti nel personaggio di Claudia?
Si, io mi sono molto divertita, soprattutto a trattare male tutti, visto che Claudia è spesso di cattivo umore. Scherzo, però, finalmente, un ruolo da donna, che non è la moglie o la figlia di qualcuno, ma che esiste in quanto tale. Non capita molto spesso un ruolo del genere, soprattutto da protagonista. Sono andata in palestra per farmi venire i muscoli, sono stata al poligono, ho imparato a guidare la moto, ho imparato come si sfonda una porta, come si insegue qualcuno. Insomma, una prova davvero interessante.

Quando ti hanno proposto questa parte, hai pensato "un'altra serie che tratta di mafia" oppure sei stata contenta?
Ho detto: "Finalmente una serie dove una donna è protagonista!". Ho fatto La Piovra quando non avevo neanche diciotto anni e poi ne è passato di tempo. In mezzo c'è stato un episodio di Montalbano, ma era un poliziesco più che una storia di mafia.
In che cosa Squadra antimafia si diversifica dagli altri film di mafia?
Innanzitutto, tratta della mafia "moderna", di questi ragazzi, figli di mafiosi, che sono scappati quando Riina stava sterminando tutte le famiglie di Palermo e sono andati in America per studiare. Sono tornati, ma c'è uno scenario diverso: non più la lupara, ma gli investimenti in borsa, gli appalti truccati. È una storia inventata, ma si racconta di come la mafia si sia ramificata nel nostro vissuto. E poi, siamo abituati a vedere, in televisione, poliziotti e carabinieri dalle vite perfette, mentre gli uomini della squadra hanno tutti delle storie particolari. Claudia non ha una famiglia e vive in un residence; c'è Leonardi (Africa) che ha un figlio, ma gli altri della squadra non lo sanno; c'è Ninni Bruschetta (Alfiere), che comincia a non vedere bene, ma non lo vuole dire. Io sono stata in giro per le caserme, ho conosciuto vari poliziotti e ho visto come essi siano persone come tutte le altre, con problematiche comuni. Questa serie, quindi, rappresenta anche le debolezze dei poliziotti.
Ci sarà spazio per i sentimenti in questa serie?
Si (ride), un po' travagliata perché Claudia ha un caratteraccio. Con Gioé (Ivan Di Meo) ci sarà una storia molto tormentata.

L'esperienza, da giovanissima, de La Piovra cosa ha significato per te, ma soprattutto per la tua carriera artistica?
Personalmente, per me è stato anche shoccante: avevo diciassette anni e sono diventata maggiorenne mentre lavoravamo. Non mi aspettavo tutto quel successo, è stata vista da quasi diciassette milioni di telespettatori! La mia vita è cambiata, tutti mi riconoscevano, ero molto giovane, ero timida, è stato un impatto molto forte, essendo io molto riservata. L'aspetto dell'apparire non è quello che mi piace di più nel mio lavoro. Per la mia carriera, è stato un grosso trampolino di lancio, poi, però, come del resto Placido, ho dovuto fare molto per togliermi quell'immagine di dosso. Spesso si parla di me come l'attrice legata, solo, ai film di mafia, ma per me è un'esperienza, quella, di molti anni fa. Si tende, spesso, ad identificarti con un ruolo e a proporti sempre quello, ma la mia fortuna è stata di fermarmi per tre anni, per crescere i miei bambini, e ho cominciato a dire qualche no.
Come riesci a conciliare la tua professione con la famiglia?
Io e Daniele (il cantante Silvestri) siamo fortunati, ci mettiamo d'accordo e cerchiamo di lasciare i bambini il meno possibile agli altri. Facciamo un po' per uno: quando io lavoro, c'è lui; adesso che lui inizierà a scrivere, io starò un po' ferma e starò con loro, ho un po' di cose da recuperare.

Carriera e famiglia a parte, cosa ti piace fare quando non reciti?
Sicuramente viaggiare molto, anche con i bambini piccoli. Siamo stati in Marocco, a New York, in Messico, alle Seychelles, sempre con loro. Mi piace anche leggere, al cinema vado poco perché, quando arrivo a casa la sera, sono sempre distrutta e non ce la faccio quasi mai. Mi piace la musica, soprattutto cantare, ma non ho mai voluto sfruttare il fatto che Daniele lo fa di mestiere, altrimenti sembrerei facilitata; magari mi cimenterò con qualcun'altro. Sono anche una piccola artigiana, faccio candele, collane, vestiti, sarei una perfetta "bancarellara". Poi, in realtà, queste cose le regalo ai miei amici, ai loro compleanni.
Quale personaggio, o ruolo, ti piacerebbe interpretare in futuro?
A questo punto una commedia, una cosa allegra, divertente!
C'è un regista a cui senti di dire "grazie"?
A tanti. A Marco Bellocchio perché mi ha scelto per un ruolo molto bello dove non parlavo mai (Il sogno della farfalla): è stata un'esperienza grandissima. Ma anche a Gianfranco Albano, con cui ho fatto Diventerò padre, Quattro piccole donne, con lui ho lavorato tantissimo, per me è un secondo papà. Poi, Pier Belloni perché questo ruolo era molto impegnativo e adesso si lavora a delle velocità allucinanti e lui non mi conosceva, ma ha avuto fiducia in me e mi ha protetto da tutto. È una persona che ancora adesso, quando mi sente, dalle poche parole che gli dico, capisce se sto bene oppure no, è una persona molto sensibile, non mi ha messo da parte a film terminato. Mi sono sentita amata e stimata, è stato facile lavorare in questo modo.

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