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Duplicity: complicità e sospetti

Tony Gilroy torna dietro la macchina da presa per mettere in scena una (romantica) storia di spie industriali.
di Tirza Bonifazi Tognazzi

Spie come noi
Julia Roberts (Julie Fiona Roberts) (56 anni) 28 ottobre 1967, Smyrna (Georgia - USA) - Scorpione. Interpreta Claire Stenwick nel film di Tony Gilroy Duplicity.

martedì 24 marzo 2009 - Incontri

Spie come noi
A cinque anni dalla torbida relazione che li ha visti protagonisti di Closer, Clive Owen (che secondo alcuni è dotato dello stesso fascino e carisma di Cary Grant) e Julia Roberts (una delle cinquanta donne più belle al mondo) tornano ad affiancarsi in un film che mette in luce le intricate vicende del controspionaggio industriale. Duplicity racconta di una guerra fredda che si svolge a Manhattan tra due multinazionali concorrenti. Al centro dello spy caper - firmato dallo sceneggiatore e regista Tony Gilroy - si muovono, a passi felpati, due spie industriali che s'avventurano in una storia d'amore clandestina mentre lottano sui fronti opposti di una battaglia aziendale all'ultimo sangue combattuta con la stessa tenacia e le stesse complessità di una guerra fredda tra paesi rivali.

È un grande vantaggio potere disporre di uno sceneggiatore/regista che spieghi ai suoi attori i motivi che lo avevano spinto a scrivere quel soggetto (Clive Owen)
Tony Gilroy: Circa sette anni fa Steven Soderbergh mi ha chiesto di scrivergli uno spy movie, ma ne avevo già fatti parecchi e non ne potevo più, così ho iniziato a immaginarlo da una differente angolatura. Facendo qualche ricerca ho scoperto che molti agenti dei servizi segreti si stavano mettendo in proprio e a Steven è subito interessata come strada da prendere. A me personalmente piaceva l'idea di una storia d'amore tra spie perché volevo mettere al centro dello script due persone che hanno passato tutta la vita a raccontare bugie e che di conseguenza tendono a non credere al prossimo. Quando alla fine lo script era pronto, Steven aveva già preso altri impegni e così abbiamo cominciato a valutare altri registi. Nel frattempo avevo girato Michael Clayton e avevo capito che mi piaceva stare dietro la macchina da presa e che Duplicity l'avrei potuto dirigere proprio io. A quel punto ho iniziato a pensare al cast. È stato George Clooney - che aveva letto lo script - a presentarmi Clive Owen e a raccomandarmelo per il ruolo di Ray Koval. Lo conoscevo come attore - un vero duro in completo - ma quando l'ho incontrato di persona ho capito che George aveva ragione perché ha fascino ma allo stesso tempo è divertente e per Ray mi serviva qualcuno che riuscisse a fare anche un po' lo stupido.

Avevo visto Clive Owen all'opera e mi era sembrato semplicemente straordinario. Sapevo che sarebbe stato perfetto per il film (Tony Gilroy)
Clive Owen: Appena ho finito di leggere il soggetto ho afferrato il telefono per chiamare il mio agente e gli ho detto che avevo trovato quello che cercavo. La sola lettura aveva provocato in me una reazione molto forte e istintiva. Era uno script brillante e non vedevo l'ora di iniziare. Voglio dire, chi non vorrebbe interpretare Ray? È un personaggio così intenso, così ricco e allo stesso tempo spiritoso e intelligente. So che è stato George Clooney a raccomandarmi per il ruolo, ma un giorno dovrò proprio chiedergli perché non lo ha interpretato lui! Ovviamente ne sono ben felice anche perché mi ha permesso di esplorare dei lati di me - la giocosità e l'umorismo perverso - che non avevo ancora svelato come attore. Per il ruolo di Claire io e Tony abbiamo subito pensato a Julia. Sono stato io a chiamarla per invitarla a pranzo e parlarle del soggetto, ma all'epoca era incinta e non era interessata a lavorare. Così l'abbiamo aspettata finché un giorno non mi è arrivata una sua telefonata in cui mi diceva che aveva letto la sceneggiatura, parlato con Tony e visto Michael Clayton e che avremmo fatto il film insieme. Il fatto che avessimo già lavorato in Closer ci è stato di grande aiuto perché sapevamo di avere il giusto istinto e l'affiatamento necessario per interpretare Ray e Claire. Ci fidiamo l'uno dell'altra e non credo che tra noi ci sarebbe la stessa alchimia sullo schermo se non andassimo così d'accordo anche fuori dal set.

Julia Roberts? Basta osservarla lavorare per rendersi conto che sa come porsi di fronte alla telecamera (Tony Gilroy)
Julia Roberts: Mi sono sempre divertita molto a interpretare donne disinvolte e sofisticate, perché nella vita reale non sono affatto così. Claire è una persona posata, ama lavorare sotto pressione ed è bravissima in quello che fa. È senz'altro una donna affascinante. Lei e Ray sono fatti per stare insieme e non possono sfuggire a questo anche perché sanno che se non riescono a trovare l'amore l'una nell'altro probabilmente non lo troveranno in nessun'altra persona. Lavorare con Clive è uno scherzo da ragazzi. È un attore di bravura ineguagliabile, è solido come una roccia e ha tutta la mia ammirazione. È straordinario anche in questo ruolo e adoro il suo modo di recitare facendo finta di non avere la battuta pronta. Le sue qualità intrinseche sono così autentiche. È sempre molto preparato e affronta l'intero processo di produzione con grande entusiasmo. Sono sicura che dopo Closer la sua vita è cambiata - quel film lo ha reso incredibilmente famoso - ma Clive è rimasto lo stesso. Trovo che sia facile lavorare con lui perché ci fidiamo completamente l'uno dell'altro, ed è ironico visto che in Duplicity interpretiamo due personaggi che non si fidano affatto dell'altro. Se questo film è così brillante però non è merito nostro, ma di Tony che ha saputo scegliere con cura tutto il cast. Gli altri attori coinvolti, che magari avevano delle parti marginali, hanno recitato in maniera così magistrale che ci hanno fatto sembrare tutti migliori. Questo perché avevamo tutti lo stesso obiettivo: fare un buon lavoro e divertici da matti.

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