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L'ultimo crodino, il sequestro maldestro

Esce il film tratto dal caso vero del rapimento di Enrico Cuccia.
di Marianna Cappi

Rapimento post-mortem
Enzo Iacchetti (70 anni) 31 agosto 1953, Castellone (Italia) - Vergine. Interpreta Pes nel film di Umberto Spinazzola L'ultimo crodino.

martedì 17 marzo 2009 - Incontri

Rapimento post-mortem
Se in America The Devil wears Prada, in Italia, o forse in Europa, il naming placement comincia con L'ultimo Crodino, il film di Umberto Spinazzola ispirato alla vicenda nero-comica del tentato rapimento post-mortem del presidente di Mediobanca Enrico Cuccia ad opera di due disperati della bassa Val di Susa. Producono Mauro Berardi e Luigi Musini, interpretano Ricky Tognazzi (Crodino), Enzo Iacchetti (Pes), Serena Autieri e Dario Vergassola; finanziano lo Stato e il Gruppo Campari.

Perché hai voluto portare questa storia al cinema?
Spinazzola: La storia mi è piaciuta subito; mi è piaciuta l'idea di raccontare due ingenui che, da un'anonima mezza valle di montagna, decidono di dare un calcio alla propria vita e di provare a cambiarla, ma non se la sentono di rapire un vivo e scelgono un morto. Si ritrovano, così, con un pezzo grosso della finanza mondiale in una bara e ne combinano di tutti i colori. Io conosco bene la provincia, la noia, gli inverni che non passano mai, la voglia di cambiare. Abbiamo lavorato con gli sceneggiatori sugli atti del processo, nella massima fedeltà. Non c'è un calcolo razionale dietro questo film, ho sentito che poteva divertire e far pensare.

Come è nato l'accordo con la Campari Italia?
Berardi: Poiché il protagonista si chiamava Crodino, abbiamo pensato che quello potesse essere un titolo carino. A quel punto mi sono riletto la legge Urbani e ho deciso di provare a rivolgermi ad un'agenzia di product placement.
Spinazzola: Ci tengo a ribadire che il titolo nasce prima di qualsiasi contatto pubblicitario. Viene dal fatto in provincia i soprannomi sono la norma.

In percentuale, quanto ha aiutato lo sponsor?
Berardi: Poco, il 5%.
Tognazzi: La verità è che io e Iacchetti volevamo proporci come testimonials della Crodino, ma ci hanno rifiutato perché il gorilla è molto più intelligente di noi.

Il film finisce con l'arresto. Nella realtà come è finita?
Tognazzi: Con 45 giorni agli arresti domiciliari e nulla più. Il paese si è stretto attorno a questi due "poveri onesti delinquenti", come piace definirli a me; due contraddizioni viventi.

Avete avuto contatti coni protagonisti reali? Come sono i vostri personaggi?
Spinazzola: Solo con Crodino, brevemente. L'impressione è quella di una brava persona, che sa di aver fatto un errore, una bravata e che ha un rapporto molto stretto e bello con la Valle. Dopo i fatti, i due hanno subito scritto una lettera alla famiglia Cuccia, un testo di una puerilità romantica che per rispetto non ho inserito nel film. La famiglia di Cuccia -noblesse oblige- invece che rifiutarla l'ha accettata e questo ha fatto sì che la pena si riducesse al minimo indispensabile. Anche uno dei loro datori di lavoro è andato al processo e ha testimoniato a favore di Pes, dicendo che non aveva fatto niente di male, che si era trovato incastrato in quella storia. Iacchetti: Non ho conosciuto Pesce (detto Pes, ndr), anche se i miei colleghi mi hanno fatto credere che ogni sera mi aspettasse dietro la roulotte per picchiarmi. E io sono cardiopatico e impressionabile. Domenica proietteremo il film a Susa e già mi dicono che ci saranno tutti e due. Lo dicono per farmi paura. Però se Berardi mi avesse dato i soldi che i produttori americani danno a De Niro e a Pacino per immedesimarsi nel personaggio, avrei vissuto dei mesi a casa del vero Pes, ma la verità è che ho fatto questo film per passione. I soldi li prendo con la tv, col cinema li spendo. Tognazzi: Crodino è un inguaribile ottimista, uno che investe in tutto. Investe perfino in polli biologici, salvo poi ritrovarsi ad essere l'unico pollo. Non si fida di nessuno, però, nemmeno della persona che gli vuole più bene, la moglie. Come nella miglior tradizione della commedia all'italiana, l'ultima spiaggia, ma anche la più veloce, rimane il crimine. Ma anche per fare i criminali ci vuole intelligenza e quella, qui, manca. Autieri: Patrizia è una donna innamorata e complice. Mi ha ricordato gli anni Sessanta, quelle donne che stavano accanto ai loro uomini anche nella disperazione, cosa oggi non più scontata. Sul set mi sono divertita molto. Abbiamo mangiato e bevuto tanto e bene. Il film non punta al divertimento e sceglie, invece, un registro serio. Perché? Spinazzola: Ho voluto fortemente rimanere ancorato al fatto di cronaca, anche se questo tipo di storia accarezza naturalmente vari generi: il dramma, la commedia amara, la commedia classica, il burlesque. Spingendo sul dramma abbiamo perso tante cose buffe ma non potevo fare diversamente, per una questione etica. Volevo raccontare il dramma di quei due e di quella valle. Là dove si ride è perché la situazione reale è tragicomica.
Iacchetti: Nella sequenza del cimitero, quando finisce la pila, non si può non ridere, eppure non c'è niente di inventato. Gli atti processuali dicono testualmente: "pile di riserva non ne avevamo, sa quanto costano 6 Duracell?"

Cosa c'era realmente nella bara?
Iacchetti: Avete idea di quanto pesi una bara vera vuota? Bisogna alzarla almeno in tre. A me è venuta l'ernia al disco. Forse con Cuccia dentro sarebbe stata più leggera.
Spinazzola: Nella realtà la bara non è mai stata profanata, per cui non si sa se contenesse i segreti d'Italia o se questa sia solo una leggenda.

Iacchetti, continuerà sulla strada del cinema o predilige la tv?
Iacchetti: Io farei cinema tutta la vita, ma non dipende da me. Forse pensano che tu non ti voglia spostare dalla tv o che non ti vada di rinunciare a quei guadagni. In realtà io lavoro tre o quattro mesi al massimo in tv ma sembra che ci stia sempre. Spero che questa interpretazione mi porti nuove occasioni perché mi piace il cinema, a parte gli orari in cui ti costringe ad alzarti e io ho un'età certa piuttosto che una certa età e di solito vado a dormire alle nove e mezza.

Tognazzi e Iacchetti. Come è andata l'esperienza di coppia?
Iacchetti: Tognazzi mi definisce un malincomico.
Tognazzi: È vero, è l'uomo più triste che abbia mai conosciuto.
Iacchetti: Questo qui mi ha anche fatto ingrassare all'inverosimile. E vivevo in una camera d'albergo talmente fredda e triste che mi sono portato i miei quadri da casa. Il proprietario mi ha dato il permesso.
Tognazzi: Enzino è un attore completo, non solo comico, per quanto per me il comico è completo di per sé. E poi è una persona speciale, con cui scambiare due parole carine davanti ad un amaro tra le nove e le nove e mezza, perché poi va a letto. Spero che anche lui mi abbia voluto bene quanto gliene ho voluto io.

Scrivereste qualcosa a 4 mani?
Tognazzi: Se dovesse arrivare un nuovo progetto insieme, io sono pronto.
Iacchetti: Pure io, pure io.

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