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La matassa: terza prova al cinema per Ficarra e Picone

Ficarra e Picone, attori e registi di una storia di famiglia.
di Marianna Cappi

Fratelli coltelli? Anche i cugini non scherzano
Salvo Ficarra (Salvatore Ficarra) (52 anni) 27 maggio 1971, Palermo (Italia) - Gemelli. Interpreta Gaetano nel film di Salvatore Ficarra, Valentino Picone, Giambattista Avellino La matassa.

mercoledì 4 marzo 2009 - Incontri

Fratelli coltelli? Anche i cugini non scherzano
Esistono le liti, si sa, di diversa natura e diversa durata, e poi esiste la lite per eccellenza, la più duratura e (in)naturale: quella che arma due fratelli l'uno contro l'altro e si estende per trasmissione diretta alle loro famiglie, radicandosi nel territorio, confondendo motivi e ricordi e finendo per far perdere ai contendenti il bandolo della matassa. A sbrogliarla, al cinema, ma solo dopo averla ingarbugliata per benino, ci pensano Ficarra e Picone, interpreti e registi – insieme a Giambattista Avellino - de La Matassa, terza incursione dei comici siciliani sul grande schermo, candidata a replicare il successo de Il 7 e l'8.

Da dove nasce l'idea del film?
Picone: In Nati stanchi eravamo amici per la pelle, ne Il 7 e l'8 due bimbi scambiati in culla, ma non eravamo ancora mai stati parenti.
Ficarra: Abbiamo deciso, allora, di indagare sul tema della famiglia e abbiamo capito che ciò che accomuna tutte le famiglie italiane è la lite. Nessuno è immune.

Siete noti per la vostra capacità di improvvisare. Come si combina questa abilità con la necessità di obbedire ad una sceneggiatura forte?
Ficarra: Abbiamo improvvisato sul set ma, soprattutto, abbiamo improvvisato già nella scrittura della sceneggiatura.
Francesco Bruni (sceneggiatore): È il terzo film che facciamo insieme. Da subito, Salvo e Valentino hanno voluto uno sceneggiatore per avere una storia forte ed evitare il semplice collage di situazioni comiche. Il nostro metodo di lavoro prevede una lunga fase d'ideazione della storia e della struttura, dopo di che loro hanno mano libera sui dialoghi.
Avellino: L'idea dietro a questo film era quella di trovare una storia forte che si fondesse con il tipo di comicità di Salvatore e Valentino, ma facesse anche un passo in avanti nel sentimento.

Nei vostri film un contributo importante alla comicità viene sempre da attori secondari prima sconosciuti. Come li scovate?
Ficarra: Sono veramente bravi, è vero, pensate che nel film non improvvisiamo solo noi ma chiediamo a tutti gli attori di farlo e loro lo fanno benissimo.

Avete rivendicato il fatto di essere i primi siciliani a fare film in cui nessuno muore ammazzato. Questa volta, però, di mafia parlate apertamente, in chiave decisamente comico-grottesca. Come mai?
Picone: Abbiamo sempre preso in giro tutto e tutti, senza eccezioni. In Nati stanchi il partito Forza Noi prometteva la neve in Sicilia, qui, invece, abbiamo cavalcato l'idea dei pizzini. Lo scopo resta la presa in giro.
Avellino: Perché lo sberleffo, a volte, è più efficace della retorica.

Una regia a sei mani non è cosa di tutti i giorni. Come vi gestite?
Ficarra: Facciamo un gran lavoro prima, a tavolino; scegliamo le inquadrature e decidiamo cosa vogliamo da quella scena. Poi chiaramente può succedere che di fronte ad una scena complessa possano moltiplicarsi le versioni e il povero montatore finisca per trovarsi davanti tre possibilità diverse, ma avere più versioni è meglio che non avere alternative.
Avellino: Siamo tre temperamenti passionali e cocciuti, per cui la dialettica tra noi è sempre molto vivace e fa bene al film. Le tre versioni, in realtà, sono rarissime: produttivamente sarebbe un suicidio. La verità è che abbiamo una partitura molto precisa, che è la sceneggiatura , e ci dice subito se una cosa suona bene o suona male, poi la variabile dei tempi e degli imprevisti ci forza a sua volta alla sintesi. Il montaggio, infine, come in tutti i film, è un momento di riscrittura.
Ficarra: E poi, come diciamo sempre noi, "il culo aiuta chi c'ha fortuna".

Di quale cinema e comicità vi alimentate?
Ficarra: I gusti che abbiamo in comune sono Chaplin, Stanlio e Ollio, Troisi, Totò e Peppino.
Picone: E Fantozzi, un genio.

Dove avete girato?
Principalmente a Catania, ma qualcosa anche a Paternò e qualcosa a Ragusa.

Affianchi nella regia Ficarra e Picone fin dall'inizio della loro esperienza cinematografica. Che rapporto avete?
Avellino: Ottimo. Ficarra e Picone hanno l'ambizione di fare cinema non solo per mettere in evidenza le loro capacità comiche ma per fare della vera commedia all'italiana. E, in questo, sono umili e non vogliono fare tutto da soli, ma chiedono il mio aiuto e quello di Francesco Bruni.

Il successo del "7 e l'8" vi ha cambiato?
Ficarra: No, a parte il fatto che il mio capo condominio ora mi saluta e prima non l'aveva mai fatto. E quando si avvicina l'uscita del film mi chiede due biglietti. Può capitare anche che ci si ritrovi improvvisamente un cugino in più.
Picone: Esatto, ma nient'altro.

Quanto è importante per voi giocare con i cliché della sicilianità?
Picone: Ci piace sempre capovolgere tutto: in Nati stanchi abbiamo fatto le donne siciliane più furbe degli uomini, in tema di omertà abbiamo fatto parlare un muto, qui -nella scena dei pizzini- facciamo giocare i mafiosi a nascondino fra di loro. È la nostra formula.

Non vi dà fastidio il modo in cui della Sicilia si parla spesso solo per luoghi comuni?
Picone: La cosa più importante è che se ne parli. Meglio parlarne in modo grottesco ed esagerato che non parlarne affatto.

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