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Prima visione in Tv: Superman Returns

Il ritorno del supereroe per eccellenza delle strisce a fumetti domani sera in prima visione.
di Edoardo Becattini

Eroe a settant'anni
Brandon Routh (Brandon James Routh) (44 anni) 9 ottobre 1979, Des Moines (Iowa - USA) - Bilancia. Interpreta Clark Kent; Superman nel film di Bryan Singer Superman Returns.

venerdì 23 gennaio 2009 - Televisione

Eroe a settant'anni
Oltre ad una forza sovrumana, ad una velocità che supera quella della luce e ad una vista talmente acuta da poter di radiografare all'istante il tuo stato di salute, Superman pare essere dotato anche del dono dell'immortalità. Non si spiega in altro modo altrimenti la sua incredibile capacità di suggestionare un pubblico ancora così ampio a più di settant'anni di distanza dalla sua prima apparizione sulle strisce a fumetti e di sapersi adattare, con la facoltà di un alieno proteiforme, non solo alla razza umana ma anche all'evoluzione dei suoi stessi costumi. Da un'America ad un passo dall'entrata nella Seconda guerra mondiale (e perciò bisognosa di credere in un ideale di superpotenza umanitaria, al servizio del bene della collettività), Superman ha infatti poi attraversato epoche ed affascinato varie generazioni, a dispetto di un costume blu acceso e da vistosi mutandoni rossi. Anzi, il costume è una delle poche costanti all'interno di quella che è una vera e propria mitologia passato tranquillamente attraverso plurime forme mediali, dal fumetto alla televisione, dal cinema ai cartoni animati, dai videogiochi al linguaggio pubblicitario.

Evoluzione di un supereroe
Risale agli anni Cinquanta una prima trasposizione televisiva, un enorme successo di pubblico diventato in seguito tristemente noto dopo che il suo protagonista, George Reeves, si suicidò nel 1959 (come ci ha raccontato piuttosto bene anche il film Hollywoodland). A questa è seguita la tetralogia di film con protagonista lo sfortunato Christopher Reeve (e con il mostro sacro Gene Hackman nelle vesti di antagonista, lo scienziato folle e miliardario Lex Luthor), grande fila di successi commerciali realizzati nella decade 1978-1987.
In epoca più recente abbiamo poi visto declinare il mito di Superman sotto varie forme e diverse formule, ottenendo sempre una certa visibilità sia puntando sull'aspetto romantico della singolare love story fra Lois Lane e Clark Kent in Lois & Clark – Le nuove avventure di Superman, sia sul filone giovanilista di Smallville, che ripercorre la maturità adolescenziale del supereroe seguendolo fra i banchi della high school del piccolo paese dove atterra dopo la fuga dal pianeta Krypton. Fino a questa ultimissima versione cinematografica che andrà in onda domani sera in prima visione per i canali in chiaro: Superman Returns (Italia 1, 20.30). Realizzata da Bryan Singer (già regista della trasposizione per lo schermo degli X-Men, nonché di un cult-noir come I soliti sospetti), questa nuova trasposizione sfrutta tutto il miglior potenziale della recente tecnologia digitale e ciononostante rappresenta davvero un "ritorno" al passato, ponendosi in ideale continuità con la serie di film degli anni Ottanta con Christopher Reeve. Non a caso il protagonista prescelto, Brandon Routh, ricorda in modo inequivocabile la fisionomia del compianto attore costretto da un brutto incidente a vivere gli ultimi anni della sua vita su una sedia a rotelle, ed anche se è visibilmente più giovane di quanto lo fosse il suo predecessore quando interpretò il supereroe-simbolo dell'orgoglio americano, prosegue linearmente la stessa serie di eventi raccontati dai film di Richard Donner e Richard Lester.

Il ritorno di Superman
In Superman Returns ci troviamo così di fronte ad una Metropolis che ha imparato a vivere anche senza il suo supereroe di riferimento, dopo che questi è partito alla ricerca di ciò che resta del pineta Krypton, e che molto ha dimenticato d ciò che ha fatto per essa in passato. Una in particolare dei suoi cittadini, la giornalista Lois Lane (Kate Bosworth), ha lavorato con cinismo e pragmatismo sulla propria memoria, tanto da aver scritto un articolo meritevole del Pulitzer sul perché Metropolis non abbia più bisogno del suo supereroe dal costume blu e dal mantello rosso. Il ritorno di Clark Kent sulla Terra non è così dei più allegri: oltre alla gravosità derivata dall'apprendere che sul suo pianeta di origine non c'è più alcuna traccia di vita, il superuomo alieno si trova di fronte una cittadina ingrata che gli ha voltato le spalle, proprio nel momento in cui un Lex Luthor (Kevin Spacey) arricchito e desideroso di sperimentare il potenziale tecnologico e distruttivo della kryptonite, rappresenta una enorme minaccia, per la Terra e per lui stesso.
Con la giusta complessità psicologica ed i dubbi interiori che il successo di un personaggio come Spider-Man impongono, Superman affronterà le personali "grandi responsabilità" e la minaccia di un cattivo forse meno fantomatico ma senza dubbio più pericoloso di Kaiser Sose.

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