Basato su una storia vera
L'abusata dicitura che sempre più spesso si accompagna anche ai titoli più improbabili del cinema contemporaneo, diviene, nel caso di W. un ironico avvertimento. Ci tiene Oliver Stone a ribadire questa verità pleonastica per sottolineare come la realtà, fin troppo spesso, sappia superare anche i più inverosimili miracoli del cinematografo. La sua recentissima, personale, grottesca, imponente e satirica rappresentazione della vita "sottofraintesa" (azzardando una traduzione del letterale "misunderestimated", una delle definizioni chiave di cui George Bush si è autoinvestito) del Presidente uscente degli Stati Uniti arriva questa sera in prima serata su La7 (ore 21.10, dopo uno speciale di "Otto e mezzo" cui parteciperà il regista americano in collegamento via satellite). E vi arriva con ancora un roboante coro di critiche di ogni tipo che ancora riecheggia nella testa. Polemiche che vanno da quelle più ordinarie e correlative per un'opera riguardante la figura di un politico ancora in vita ed ancora operante (come e più de Il Divo nostrano), a quelle a noi più vicine riguardo le probabili motivazioni politiche che ne hanno determinato l'esclusione dal Festival di Roma ed invece l'inclusione a quello di Torino, fino alle vere e proprie critiche di ordine cinematografico, che hanno rimproverato a Stone una caratterizzazione fin troppo condiscendente e buffonesca.

Una tipica famiglia americana
Cercando quindi il più possibile di isolarsi dal rumore di fondo e di godersi il film per l'importante lavoro sui documenti storici che rappresenta e per le straordinarie prove dei suoi attori, restano due riflessioni da fare. La prima: dai documentari satirici di Michael Moore, alla morte paventata con un'incredibilmente efficace operazione di riutilizzo di immagini di repertorio dal mockumentary Death of a President, fino a questo W. che, anche se a livello finzionale, pone letteralmente un punto (di non ritorno?) alla carriera "cinematografica" di Bush Jr., George W. abbandona domani in via definitiva il suo incarico presidenziale come uno dei presidenti probabilmente meno apprezzati dall'alto dei suoi due mandati, ma senza dubbio come il più "spettacolare". Come altrimenti definire la antologica sequenza (ancora una volta, "più vera della finzione") del lancio delle scarpe durante una conferenza stampa in Iraq?
La seconda: la dimensione televisiva è forse la più adatta per un film che, nei tempi, nelle azioni e nella caratterizzazione dei personaggi, segue una narrazione episodica e caricaturale, caustica e beffarda ma anche benevola ed indulgente come ogni serie televisiva americana che si rispetti. Come a dire, dopo I Robinson, I Simpson e I Soprano, ecco a voi..."I Bush".