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Imago Mortis: come immortalare l'ultimo respiro

Un horror in cui l'ossessione per il cinema si mescola all'ossessione per la morte.
di Tirza Bonifazi Tognazzi

Un film per tentare di rilanciare l'horror made in Italy
Oona Chaplin (37 anni) 4 giugno 1986, Madrid (Spagna) - Gemelli. Interpreta Arianna nel film di Stefano Bessoni Imago Mortis.

martedì 13 gennaio 2009 - Incontri

Un film per tentare di rilanciare l'horror made in Italy
Dopo i successi spagnoli ed europei era lecito domandarsi se in Italia si potesse tornare a produrre film di genere di qualità. Secondo Geraldine Chaplin, che nell'esordio in lungo di Stefano Bessoni interpreta la direttrice della scuola di cinema Murnau (nomen omen), in Spagna gli horror funzionano perché il paese da tempo ha abbandonato la religione sottintendendo che questo tipo di film si recepisce meglio se si hanno le vedute larghe. La Chaplin, che di recente ha vestito il ruolo della medium in The Orphanage del barcellonese Juan Antonio Bayona, era presente all'incontro che si è tenuto questa mattina a Roma in occasione dell'anteprima stampa di Imago Mortis, un horror in cui l'ossessione per il cinema si mescola all'ossessione per la morte.

Un esordio (horror) difficile
Stefano Bessoni: Questo film nasce dalla passione che nutro per il cinema di genere che ha caratterizzato la mia infanzia e gioventù. Come regista sapevo che se mai avrei esordito in lungo lo avrei fatto con un horror. La gestazione del film è stata lunghissima, in fase di scrittura si sono avvicendati tanti sceneggiatori, tra i quali persino Richard Stanley (Hardware, Demoniaca, Ndr). Avremo fatto più di trenta riscritture prima di arrivare alla stesura finale che è di Luis Berdejo (già co-autore della sceneggiatura di [Rec], Ndr). Infine, dopo l'incontro con la Pixstar e Sonia Raule ci sono voluti altri due anni per riuscire a realizzare fisicamente Imago Mortis.

Riferimenti e citazioni
Stefano Bessoni: L'espressionismo tedesco, per chi fa horror, è un passaggio obbligato perché l'horror affonda le sue radici lì. Sono cresciuto coi classici dell'espressionismo e con i film degli anni '50 della Hammer, ma negli ultimi anni mi sono anche appassionato alla scena spagnola, ad autori come Balagueró e al cinema di genere francese, da Alexander Aja a Pascal Laugier. Non credo di aver ecceduto nelle citazioni, ne abbiamo anche tagliate parecchie. Credo tuttavia che sia un problema comune di chi arriva a fare cinema: teme di non avere altre occasioni e finisce per riempire il film di tutto quello che ha in testa.

L'ossessione di Geraldine
Geraldine Chaplin: Ho accettato di partecipare a questo film perché la sceneggiatura era assolutamente fantastica. In particolare mi aveva colpito l'ossessione di questo personaggio. Mi ha impressionato il fatto che, in tempi in cui ancora non era stata inventata la fotografia, qualcuno potesse arrivare a fare qualcosa di così orribile per capire quale fosse l'immagine impressa sul bulbo oculare. Al di là del film, trovo che la fotografia sia un furto. Alcune popolazioni non si lasciano ritrarre perché temono che lo scatto possa rubare loro l'anima. Io stessa ho qualche problema con le foto da quando, circa quindici anni fa, osservando delle immagini di quando ero più giovane ho cominciato a pensare che la persona che guardavo poteva a sua volta guardare me.

La paura di una figlia (e nipote) d'autore
Oona Chaplin: Più che spaventata dalla presenza sul set di mia madre ero spaventata dalla sceneggiatura. Avevo già recitato con lei l'anno scorso ma in quel caso non era stato un evento fortuito come in nel caso del film di Stefano. Un paio di giorni dopo aver avuto la parte di Arianna, mi ha chiamata per dirmi che sarebbe andata in Italia perché aveva accettato il ruolo in un film intitolato Imago Mortis! A parte questa curiosa coincidenza, so che il mio nome può fare impressione ma Chaplin è l'unica famiglia che conosco, ci sono abituata. E a essere sinceri, non ho sempre voluto fare l'attrice. Quando ho scelto questa professione avevo naturalmente paura di fallire. Quando hai avuto un genio nella famiglia pensi di doverlo essere anche tu. Tuttavia una volta che hai deciso devi portare avanti il percorso e questa è la più grande responsabilità. Io l'ho fatto, tenendo gli occhi chiusi.

Scoprendo Bessoni
Alberto Amarilla: Bruno, il mio personaggio, ha appena perso la famiglia ed è come se avesse perso le sue radici. È al centro di una crisi d'identità e deve ricordare a se stesso chi è attraverso le foto che si scatta ogni mattina. C'è un'ambivalenza in lui: da una parte la vita, l'amore per Arianna e la vocazione per il cinema, dall'altra la paura e questo tunnel di morte in cui si trova. Forse è proprio per questo motivo che inizia ad avere le visioni e arriva persino a pensare di stare impazzendo. Per fortuna al suo fianco c'è Arianna che lo aiuta a tenersi aggrappato alla realtà. Ho accettato di fare questo film perché Stefano ha creato un mondo a parte, tutto suo. Come attore è fondamentale lavorare con qualcuno che ha in testa una storia e sa esattamente come si svolge. Mi è bastato guardare Stefano per scoprire Bruno. Il mio personaggio è un catalizzatore della sua energia. È il suo alter ego.

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