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Taking Woodstock, il libro

Ang Lee attraverso questo libro è sbarcato a Woodstock, nello straordinario 1969.
di Fabio Secchi Frau

La recensione ***

lunedì 26 ottobre 2009 - Libri

La recensione ***
Non si muore dal ridere, ma poco ci manca. "Taking Woodstock – L'avventura eroicomica del ragazzo" che salvò il Festival, è uno dei libri più freschi che siano in circolazione nelle nostre librerie. Elliot Tiber con l'aiuto di Tom Monte e della sua scrittura straordinaria ripercorre quel balletto di avventure e disavventure che lo legarono a uno dei più grandi eventi storici, musicali e sociali del secolo appena passato: il concerto di Woodstock del 1969. Cosa accadde prima, dietro e dopo le esibizioni di Joan Baez, Santana, Janis Joplin, Who e Jimi Hendrix ce lo spiega proprio questo maturo signore ebreo, che allora era poco più che un ragazzo. Un ragazzo con un motel che stava andando in fallimento ed ettari ed ettari di terreno disponibile proprio per un evento del genere. Non si può non provare un po' d'invidia nello scoprire che Elliott Tiber era come predestinato a essere collegato a un fatto di tale portata, lo si capisce quando snocciola con facilità aneddoti sui suoi incontri con lo scrittore Truman Capote, il grande drammaturgo Tennessee Williams, Marlon Brando e Rock Hudson. Ma lo si perdona bonariamente per questo e si è pronti a mettergli al collo l'etichetta di "gigante di bravura" quando si viene a scoprire che verrà corteggiato dal cinema, quello di serie A e peraltro in profumo di Oscar! Ma questo Elliott Tiber è lontanissimo dall'Elliott Tiber ragazzo che è il protagonista di questa storia. Si ride da subito, fin dalle prime pagine, e man mano che la lettura procede, il romanzo biografico segue un crescendo di situazioni all'insegna della divertente e nervosa rivalità fra gli organizzatori di Woodstock e gli abitanti di Bethel, di strani amori corrisposti e non, di madri petulanti e avide, di sbruffoni campagnoli, di mafiosi prepotenti gambizzati da tenere vecchiette, tanta trasgressività e biscotti all'hashish. Leggetelo. Lasciatevi trasportare dal vento dell'umorismo e respirate l'aria degli Stati Uniti attraverso quel piccolo esercito di piccoli e grandi personaggi reali che diventano condizione indispensabile per la fascinazione che questo libro produrrà in voi. Impossibile annoiarsi: il ritmo del racconto è perfetto ed Elliott ha la capacità di essere un narratore familiare, ben attento a non rovinare a nessuno il piacere di scoprire cosa è stato veramente Woodstock, ma anche colpendo la vostra sensibilità con l'imprevisto orgoglio omosessuale di cui questo libro è intriso. Certo, qualcuno potrebbe storcere un po' il naso di fronte a temi come promiscuità, droga, deragliamenti sadomaso dell'autore, comportamenti poco consoni del resto dei personaggi, ma poco importa. Il tormentone dei cartelli (il migliore "BENVENUTI A WOODSTOCK. BENVENUTI A CASA") è commovente, oltre che argutamente devastante e se, alla fine di questo libro, le vostre certezze e i vostri luoghi comuni sono stati fatti a pezzi o spazzati via con un colpo di rock o una canna, senza badare alla correttezza… beh… sappiate che in quel caso Woodstock ha appena cambiato anche voi.

In sintesi
Un motel sull'orlo del fallimento nel 1969. Ettari ed ettari di terreno lasciati a marcire. L'hotel El Monaco sta tutto lì. Il suo personale è composto da tre persone: un'attempata signora yiddish a dir poco irritante, un silenzioso e maturo uomo dall'aria rude ed Elliott, un ragazzo artisticamente represso e per di più gay non dichiarato. Fra le bollette non pagate e le rate del mutuo, questi tre personaggi (che sono anche i proprietari dell'hotel) rischiano di finire sul lastrico. Almeno fino a quando, leggendo il giornale, il giovane Elliott trova una via di fuga: ospitare un concerto/festival hippy… ma quel concerto si trasformerà in Woodstock! Dall'arrivo in elicottero del riccioluto Mike Lang a El Monaco fino ai primi lauti guadagni dell'evento, dai siparietti comici dei genitori di Elliott a ciò che veramente questo concerto portò al mondo intero e alla Storia, il tutto condito da hippy strafatti, musica rock, canzoni di Bob Dylan, cartelli, amore libero, proteste paesane e non, droghe e travestiti dal grilletto facile. La vera storia del concerto più importante del mondo è servita… su un piatto di plastica economico, magari proprio comprato dalla madre di Elliott.

L'autore
Elliott Tiber è nato a Brooklyn, nel 1935. Dopo aver frequentato il Brooklyn College, si diploma in belle arti all'Hunter College ed entra al Pratt Institute per la specializzazione, trovando poi lavoro come decoratore nella Grande Mela. Il 28 giugno 1969, partecipa ai famosi Moti di Stonewall ovvero a quelle rivolte atte a portare il rispetto degli omosessuali (torturati dai soprusi della polizia locale) a New York. Meno di tre settimane dopo, svolge un ruolo fondamentale nell'organizzazione del concerto del Festival di Woodstock, che si tenne a Bethel, nello stato di New York, nel 1969, dove lui e i suoi genitori possedevano un vasto motel ormai in disuso proprio all'incrocio fra la statale 17b e la 55, nei pressi della riva sudoccidentale del White Lake. Negli Anni Settanta, si trasferisce in Europa e diventa sceneggiatore teatrale e cinematografico, ma soprattutto scrittore del bestseller "Rue Haute", dal quale è stato tratto un film diretto dal suo compagno, André Ernotte. Tornato in America, diventa insegnante di scrittura creativa alla New School University, di belle arti all'Hunter College e di storia del disegno artistico al New York Institute of Technology. "Taking Woodstock – Le avventure del ragazzo che salvò il Festival" è il suo primo romanzo autobiografico.

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