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5x1: Pixar, la tecnologia con il cuore

Lo studio di animazione ha recuperato il senso di una tradizione.
di Stefano Cocci

Da George Lucas al Leone d'oro

lunedì 12 ottobre 2009 - Approfondimenti

Da George Lucas al Leone d'oro
C'è un motivo per cui all'ultimo Festival di Venezia, George Lucas ha consegnato il Leone d'oro al gruppo di creativi della Pixar guidati da John Lasseter: il papà di Anakin e Luke Skywalker, Han Solo e Indiana Jones tenne a battesimo, tra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli Ottanta, quella che è poi diventata la casa di produzione di maggior successo del pianeta, fino ad essere inglobata dalla Disney. Proprio con la casa – madre di ogni sogno a cartone animato, la Pixar ha intrapreso una collaborazione, prima, e un conflitto, poi, conclusosi con il più classico degli happy end: la Disney compra la Pixar, creando il gruppo per la produzione e distribuzione di film animati più importante del pianeta Terra. Però, è chiaro che è stata la società di San Francisco a vincere, infine, la sua battaglia per un modo nuovo di pensare e di fare film, un metodo di lavoro che pone come premessa fondamentale la filosofia del "Sì, e..." piuttosto che quella del "No, ma...", evidenziando un approccio sempre costruttivo all'idea creativa, rispetto ad uno esclusivo. Per i vertici Pixar è sempre stato meglio "portare avanti una sola idea e battersi per realizzarla piuttosto che entrare in riunione con 12 differenti approcci per poi selezionarne uno". Un metodo avviato fin dal primo capolavoro, Toy Story, e proseguito con Alla ricerca di Nemo fino a Ratatouille ponendo le basi per nuovi strumenti tecnologici che hanno cambiato il modo di fare cartoni animati. Tutto iniziò in un garage di Richmond, quando un altro guru della nuova generazione di imprenditori americani – Steve Jobs – comprò per 5 milioni di dollari una piccola divisione della LucasFilm, la nascente Pixar, un gruppo di lavoro che aveva al suo attivo un'intensa scena di "guerra stellare" in Star Trek II: l'ira di Khan. Oggi, Jobs siede nel consiglio di amministrazione della Disney, e Lasseter ne è il direttore creativo. Quindi, alla vigilia dell'uscita nelle sale di un altro capolavoro annunciato come Up, siamo sicuri di poter dire che è stata la Disney a comprare la Pixar?

Toy story
Fu evidente fin da subito che la Pixar fosse destinata a raccogliere il testimone del Disney. Mentre la casa fondata da Walt si dimenava nei conflitti morali cantati dal gobbo di Notre Dame, John Lasseter riportava nel mondo del cinema il gusto dei vecchi film a cartoni animati, raccontando la storia dei simpatici diverbi tra un vecchio pupazzo cowboy e un ultramoderno giocattolo – astronauta capace di viaggiare nello spazio. In un certo senso, la trasposizione di quelli che, quasi un decennio più tardi, saranno i conflitti fra l'emergente casa di produzione ed i giurassici disneiani che usano la forza della finanza per strappargli gli amati "figli" digitali.

Monsters & Co.
Dopo i giocattoli, la Pixar affronta un altro cardine della cultura del cartone animato: i mostri. Anche in questo caso, da San Francisco sono cambiate e ribaltate le regole che la Disney, da Los Angeles, ha impiegato più di 60 anni a costruire. I mostri della Pixar spaventano i bambini perchè questi ultimi, con le loro urla, alimentano le case e le aziende della loro città, Mostropoli. Ma per uno strano gioco degli sceneggiatori, sono i mostri ad aver paura dei bambini, credendoli tossici, fino a quando una bambina passa oltre la sottile linea che separa i due mondi e mette in crisi certezze e un intero sistema di vita. Ancora una volta la carta vincente della Pixar è nel capovolgere, con mille trovate e idee, i canoni del cartone animato classico, per soddisfare la sua unica mission: divertire il pubblico.

Alla ricerca di Nemo
Un altro perfetto e ineguagliabile mix tra cultura dell'intrattenimento per i più piccoli e capacità di conquistare gli adulti. Se la Disney si perse nel tentativo di superare i limiti della sua decennale produzione alla ricerca de Il pianeta del tesoro– in un esperimento poco compreso dal pubblico ma gradito alla critica – la Pixar riuscì la perfetta quadratura del cerchio. Avventura, divertimento ma, soprattutto, emozioni per la famiglia. La storia del pesciolino Nemo è stupefacente per la capacità di trasmettere un messaggio su più livelli: parla al cuore di una generazione, tra genitori apprensivi e figli problematici; non dimentica di caratterizzare i suoi personaggi (indimenticabili gli squali in crisi di identità); l'epopea del viaggio emoziona e coinvolge fino all'ultimo battito di pinna nella disperata ricerca del titolo. Dal 2003 ad oggi, non c'è bambino che non sappia chi sia Nemo, e padre che non si sia commosso nel guardarlo. Se non è un classico questo...

Gli incredibili
Ancora una volta la Pixar si concentra intorno al tema delle potenzialità inespresse o lasciate dormienti: una famiglia di supereroi "a riposo" si confronta con il bisogno di avventura del padre, Mr. Incredibile, che passa le serate ad ascoltare la radio della polizia insieme ad un altro "collega" in pensione, e l'esigenza di normalità della madre, Elastic Girl. Ma quando il capofamiglia si trova invischiato nel desiderio di sopraffazione di una nuova generazione di cattivi da fumetto, i vecchi eroi vestono di nuovo i costumi di un tempo e salvano il mondo. Forse un'anticipazione della "Pax disneiana": marito e moglie, dopo una serie di dissidi sul futuro da assicurare alla famiglia, ritrovano l'unità di un tempo per sconfiggere i nemici di sempre. Al di là di fantasiose letture, Gli incredibili è un altro classico capace di conquistare grandi e piccoli.

Wall E
Una favola moderna, emblema di una nuova cultura ambientale. L'ultimo robot rimasto sulla Terra - Wall E, vecchio e un po' scassato – cerca di ripulire il pianeta, mentre una generazione di esseri umani, pingui e mollicci, vaga per l'universo aspettando il giorno in cui potrà fare rientro. Come accadde già al Woody di Toy Story, ma in maniera completamente diversa, la sua vita cambia dall'incontro con Eve, ultima generazione di intelligenza artificiale. Lo sforzo della Pixar, e di Andrew Stanton, non è solo di creare un nuovo tipo di cartone animato ma della stessa idea di film di fantascienza. Con Wall E si conclude un percorso: tanta acqua sotto i ponti è passata da Biancaneve e i sette nani, l'animazione si pone come nuovo termine di paragone della cultura cinematografica del XXI secolo.

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