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Naomi Watts e Liev Schreiber oggi a Giffoni

A Giffoni le due anime diverse del cinema italiano.
di Gabriele Niola

Un certo cinema italiano
Davide Ferrario (67 anni) 26 giugno 1956, Casalmaggiore (Italia) - Cancro.

lunedì 20 luglio 2009 - News

Un certo cinema italiano
Mentre oggi si attendono Naomi Watts e Liev Schreiber ieri erano presenti a Giffoni due rappresentanti del cinema italiano più libero e anticonformista accanto ad uno degli alfieri dell'attuale commistione tra cinema e teatro. Il festival ha messo uno accanto all'altro la coppia Kasia SmutniakDavide Ferrario (attrice e regista di Tutta colpa di Giuda) e Luigi Lo Cascio.
A LoCascio non è stato possibile estorcere nulla su Baaria, il film di Tornatore a cui ha partecipato se non il suo stupore di fronte ad un'opera che si annuncia monumentale, mentre Ferrario ha raccontato come a suo dire attrici straniere della generazione di Kasia Smutniak abbiano riempito un vuoto, una categoria attoriale che il nostro paese non ha prodotto.
E Kasia Smutniak non ha potuto far altro che ritrattare quanto aveva detto sull'assenza di ruoli importanti per le attrici in Italia...

Al fianco del cinema di grande respiro
La domanda di rito sul tema di quest'edizione del Giffoni Film Festival (i tabù) Luigi Lo Cascio la svicola in fretta e con intelligenza: "Il tabù in quanto tale struttura la società e non mi sentirei di volerli abbattere. Del resto è un tabù l'omicidio o il furto e tutto ciò che neghiamo e condanniamo. Il tabù è fondativo di una società e cose più negative come ad esempio l'omertà non sono fondative della società ma ne minano le basi. Per questo non le considero tabù".
Entrando più nel vivo accade però che ciò di cui tutti gli chiedono è proprio quello di cui non può parlare. Chiuso come tutti i suoi colleghi che hanno partecipato in un riserbo strettissimo Lo Cascio racconta le sue impressioni su Baaria, il nuovo film di Tornatore "Come si sa il film attraversa il '900 e molto della sua spettacolarità sta in come è stato girato. Nel film c'è proprio il senso del passare del tempo, il mutare di volti e luoghi. Non ci sono però artifici tecnologici dunque a poco a poco erano i set stessi a cambiare e la cosa impressionante è stato che Tornatore ha ricostruito un paese in scala 1 ad 1, non per finta o per artificio cinematografico, ma davvero".
Una piccola indiscrezione poi trapela sulla struttura del racconto, cioè sul modo con cui Tornatore ha organizzato il film: "I molti personaggi sono parte di un coro che è il paese stesso e a turno escono fuori per parlare e mostrare la propria individualità, fatto quello poi tornano di nuovo nel coro, nella collettività".
Un cinema epico come si vede poco al cinema perché "ormai per queste cose il cinema ha abdicato alla televisione. I tempi del cinema infatti lottano un po' contro la narrazione del respiro epico delle vicende, il racconto di un popolo e di una comunità che implicano il passaggio temporale e quindi costi non indifferenti (invecchiamenti, trucco, ricostruzione storica, e scene...)".
Qualcosa di cui invece si può parlare è Noi credevamo, il nuovo film di Mario Martone tratto in parte da un romanzo di Anna Banti con (oltre a Lo Cascio) anche Toni Servillo, Luca Zingaretti, Luca Barbareschi... E che racconta "la storia di 3 cospiratori, segretamente iscritti alla Giovine Italia di Mazzini, hanno a cuore l'ideale della repubblica, si seguono le loro avventure clandestine fino all'unità d'Italia e poco oltre".

Ci manca una generazione di attrici
Se c'è un pregio indubbio di Davide Ferrario è la sua chiara visione del cinema (che gli deriva dal passato di critico) e come sappia e voglia comunicarla quando parla dei propri film e delle proprie intenzioni. Secondo il regista di Tutta colpa di Giuda "in Italia oggi i modi di fare cinema sono principalmente due, il cinema dell'immagine (come Il divo e Gomorra, che hanno la loro importanza non per i temi che trattano ma per la forma che mettono in scena) che è quello che vorrei fare anche io, quello dove il regista pensa alla forma. E poi ce il cinema del contenuto, solitamente commedie dove la storia e i dialoghi sono più importanti. Alcuni ottimi esempi sono i film di Paolo Virzì ma anche Ozpetek, Comencini ecc. ecc. io in questa categoria non mi ci vedo e quindi anche i temi che loro affrontano (i problemi della famiglia borghese sostanzialmente) non mi interessano proprio sia come spettatore che come cittadino".
Ma come autore riflette anche sulle motivazioni che impediscono al cinema italiano di sfondare all'estero come in passato se non per alcuni casi sparuti: "Viviamo in un mondo diverso dall'Italia del dopoguerra, raccontiamo cose meno interessanti riguardo una società che è come tutte le altre occidentali. Affrontiamo oggi problemi che le altre società avevano anni e anni fa e quindi arriviamo in ritardo su tutto. Che interesse possiamo avere per gli stranieri? Le cose che più hanno girato negli ultimi anni sono tutte ambientate nel passato".
Kasia Smutniak invece è stata tirata in ballo riguardo la polemica sulla mancanza di ruoli importanti e impegnativi per attrici nel cinema italiano quando lei invece è la testimonianza del contrario: "Si è vero, l'ho detto anche io in passato e forse anche un po' stupidamente ma oggi non saprei più.... Forse oggi scarseggiano proprio i film e quindi in un certo senso anche i ruoli delle donne. Io mi ritengo fortunata che ho avuto dei ruoli veramente interessanti".
A tal proposito le viene in aiuto per il regista "La cosa strana è che ci sono alcune attrici straniere come lei, Ksenia Rappoport, Barbara Bobulova che sono arrivate a coprire i personaggi più complessi e impegnati di quella generazione. Da noi oggi ci sono le grandi signore della recitazione e le nuove leve, ma nulla in mezzo. Ci mancano le nostre icone italiane di questo tipo, credo sia un buco sociale e non del cinema".

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