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5x1: Il meglio del biopic musicale

Con Notorius B.I.G.. si ingrossa la lista dei film biografici dedicati alle stelle del mondo della musica.
di Stefano Cocci

Musicarello in salsa rap?
Jamal Woolard . Interpreta The Notorious B.I.G. nel film di George Tillman Jr. Notorious.

martedì 14 luglio 2009 - Approfondimenti

Musicarello in salsa rap?
Biopic è l'abbreviazione di biographical motion picture, una pellicola ispirata, in modo più o meno fedele, alla biografia di una persona realmente esistita. È un modo efficace per scatenare facili polemiche intorno alla veridicità della stessa, come accadde, qualche anno fa, con Michael Collins – qualcuno ebbe da ridire sulle lettura troppo pacifista dell'eroe indipendentista irlandese – o sul tralasciare determinati aspetti di una personalità – come accadde a Oliver Stone quando sorvolò sull'omosessualità di Alessandro Magno; in quest'ultimo caso, forse, si sarebbe dovuto riflettere sul pessimo servizio reso dal regista statunitense a uno dei personaggi più grandi della Storia; nell'altro si tratta di schermaglie interpretative su un argomento che ancora oggi causa controversie e dispute di natura politica.
Fatto sta che il biopic è uno dei filoni più prolifici di Hollywood e che, spesso e volentieri, è un'assicurazione per l'Oscar. È accaduto al Ray di Jamie Foxx, al Wadysaw Szpilman di Adrien Brody ne Il pianista, alla June Carter di Reese Witherspoon in Quando l'amore brucia l'anima, al Truman Capote di Philip Seymour Hoffman, unico intruso alla carrellata di cantanti e musicisti che costituiscono il meglio del biopic musicale degli ultimi anni, alla faccia dei musicarelli italiani che stanno tornando in voga.
Qualcuno rabbrividirebbe ad accostare questi nomi a quello di Jamal Woolard, il Notorious B.I.G. che vedremo da metà luglio. Che sia un musicarello in salsa rap?

Ray
È la straordinaria prova di forza di un attore conosciuto per lo più per le sue interpretazioni più muscolari, come in Ogni maledetta domenica. Foxx ha utilizzato la celebrità dell'Oscar vinto con Ray, per concedersi un Miami Vice, un Collateral, uno Stealth, un Jarhead, un The Kingdom. Presto lo vedremo in The soloist dove sembra poter ritornare ai suoi livelli, quando stupì il mondo incarnando il cantante che ha letteralmente inventato la black music, meritandosi il plauso dello stesso Charles.

Bird
Clint Eastwood è un grande appassionato di musica jazz. Finiti gli anni Sessanta dello Spaghetti western e avendo prolungato i Settanta fino al 1988 con la saga di "Dirty" Harry Callaghan, Bird è il primo progetto personale dell'Eastwood autore, la biografia di uno dei più grandi jazzisti di tutti i tempi, Charlie Parker, portando sullo schermo la vita disperata di un genio corroso dai suoi demoni. Spentosi a 35 anni quasi in miseria, Parker diventa una metafora tra vita, musica e arte: un uomo "enorme" (non a casa interpretato da Forest Whitaker) soprannominato Bird per la sua leggiadria nel levarsi oltre le costrizioni del mondo con la sua musica; lo stesso spirito del be bop che Parker, con Gillespie, inventò, diventa la cifra stilistica del film, tra continui salti di spazio e di tempo. Un progetto ambizioso per un regista che, all'epoca, aveva diretto praticamente solo beceri polizieschi violenti, ma sostanzialmente riuscitissimo.

Quando l'amore brucia l'anima
È stato uno dei cantanti e poeti del XX secolo. Il mondo della musica deve tanto a Johnny Cash, più di quanto molti siano disposti ad ammettere. Il suo folk ribelle e disperato ha avuto in cambio un film eccellente, con due interpreti intensi, uno candidato all'Oscar (Joaquin Phoenix, un Cash assolutamente straordinario), l'altro trionfatore nella categoria migliore attrice (Reese Witherspoon con la sua June Carter). "Walk the line" è il titolo originale, preso da uno dei suoi successi; forse "Man in black", anch'esso tratto da una sua canzone e che titolava una delle due autobiografie a cui il film si ispira, era certamente più adatto ma è stato "scippato" dagli agenti dell'FBI Will Smith e Tommy Lee Jones. "Man in black" è la canzone che Cash scrisse per spiegare al mondo il perchè vestisse sempre di nero: "vesto di nero per i poveri e gli sconfitti/per coloro che sono senza speranza nella parte affamata della città". Una rabbia che rappresenta in pieno un'epoca. Ecco che il biopic di James Mangold diventa un affresco dell'America, dagli anni Cinquanta fino ad oggi.

Amadeus
Biopic? Forse no. Milos Forman – ma più di lui l'autore della piece teatrale da cui fu tratto, Peter Shaffer – ha lavorato di fantasia ma ha regalato uno dei film più belli della storia del cinema. Un dramma scandito al tempo dei capolavori mozartiani sul genio che consuma, sull'invidia che brucia l'anima, sull'amore disperato per la musica. Il genio è quello di Mozart, l'invidia è quella di Salieri mai dimostrata da prove storiche. Fu soprattutto l'occasione per l'americanizzato Forman, nato nell'allora Cecoslovacchia ma fuoriuscito dopo le vicende della Primavera di Praga, di omaggiare l'amata capitale ceca con il suo Amadeus. Superbi gli interpreti. Da recuperare.

De- Lovely
Un altro tributo a un grandissimo. Il trailer recita "La vita ha una melodia, l'amore ha un ritmo, solo un uomo poteva metterli in musica". Quell'uomo è stato Cole Porter, autore di musiche indimenticabili che hanno segnato un'epoca del musical di Broadway ma anche di Hollywood. Per riportare sullo schermo brani immortali come "Let's do it (Let's fall in love)", "Begin the beguine", "It's De Lovely", "Just one of those things", "Ev'ry time we say goodbye" e "Let's misbehave" sono stati chiamati sullo schermo Alanis Morissette, Sheryl Crow, Robbie Williams, Diana Krall, Natalie Cole ed Elvis Costello. Su tutti Kevin Kline, un Cole Porter affamato di vita, forse uno dei personaggi meglio riusciti dell'attore "nato" con Un pesce di nome Wanda.

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